Opere inedite, Annelisa Alleva

 alleva

 

La mia realtà è il mio amico.

Il mio amico assonnato in vestaglia di lana.

L’amico che dorme accanto a me ogni notte,

che mi aiuta a calzare il cappotto.

Disarmato di fronte ai malanni.

Che mi permette di scrivere il diario.

Che fa strepitare le pentole in cucina.

Che cammina più lentamente.

Che alza la serranda, compra il latte.

Che recita versi in francese mentre si lava.

Che mi ricorda di prendere l’ombrello.

Che invecchia senza strapparsi i capelli.

Che alza gli occhi inquieto verso di me

quando mi annuncia l’arrivo di una lettera.

 

 ***

Il padre distante, risposato

è diventato il marito della matrigna,

allontanandosi così ancora di un passo.

Lui visita spesso la mamma in campagna

e tende a non allontanarsi troppo da lei.

E’ un corrispondente pessimo,

ma al passo coi tempi virtuali.

Comunica con brevi messaggi improvvisi:

flash, telegrammi avvolti in un lenzuolo.

Lascia ovunque tracce di piaceri,

piccoli vizi da assolo.

 

 ***

Affilare frecce e pigiarle nella faretra,

meditare d’intingerle nella pece del silenzio,

tirarle in un veleno vuoto di parole.

Ma poi metterei in pericolo la pelle.

Il veleno parlerebbe più del fiele,

il fiele più del miele, che qualche volta attacca.

Lui leccherà con mollezza la sua lama,

potrà tacere ancora, il vigliacco,

mentre l’altro intanto, da lontano,

sogghignerà beffardo col suo profilo da tagliacarte,

per quell’ultima lettera mai ricevuta.

 

 

 

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