Massimo De Santis, Due cuori

 
massimoDeSantis-300x225Prefazione di Elio Pecora
Il sentimento amoroso è fra i temi centrali dell’espressione poetica. Figlio di Marte e di Venere, dunque del dio della guerra e della dea della tenerezza e della seduzione, Eros – per gli antichi greci il dio dell’amore – è fonte insieme di piacere e di sofferenza, di strabilianti certezze e di dubbi struggenti. Non v’è creatura umana che vi si sottragga, fuggire dall’amore significa negare la stessa esistenza nella sua aspra e dolce vivezza. Allo stesso tempo è un dono e un’insidia, una luce abbagliante e un’ombra minacciosa. Raccontarlo, svelarlo, ogni volta è un azzardo.
Amore conduce l’amante all’eccesso per sua stessa ondulante natura. Passa dalla sicura conquista al dolore della perdita, dall’avvolgente malinconia all’ira incontenibile ed alla prostrazione. Attraverso i secoli ed i millenni lo troviamo cantato, sussurrato, gridato in quella che chiamiamo poesia e che , nel verso e nella frase durevole, ne accoglie il senso ed il mistero.
Con questa raccolta in versi di Massimo De Santis siamo ad un nuovo libro d’amore come consegna, confidenza, svelamento. L’autore dice l’amore mentre lo esplora, lo interroga, e quel che subito attrae il lettore è la trepidazione del tono. Chi si pronuncia, oltre che protagonista, si fa spettatore e testimone, anche ingenuo o, incantato, di un evento comune e prodigioso, e lo esprime con genuino stupore.
Subito l’amore si presenta come vicinanza, condivisione. E’ il mondo intero che si consegna all’altro, l’attimo dell’amore felice si rende eterno. I due amanti, presi nella folla e nel rumore, si trovano, si riconoscono, ed è la vera alleanza, l’unione che premia, la cercata somiglianza. Qui le immagini sono semplici, piane, si avanza come in diario giornaliero che segna un inizio, una nascita. Cadono le paure, la “loquacità inconsistente”. Condizione necessaria per un tale traguardo è “aver fame per incontrare/l’amore… per uscire dal buio”. Sono “semplici” le strade da percorrere, netto il silenzio da attraversare, ed è una mappa celeste e pure terrestre quella dei giorni nella quale procedere.
La poesia qui si presenta come “maestra in illusioni e madre dei temerari” da apporsi ad un “proscenio di abusate parole”. Grazie ad essa la visione dell’essere si slarga, respira, attinge a beni che travalicano la ragione, l’egoismo, la paura. E parrebbe giunto il tempo della contentezza, se non si presentasse inattesa la tristezza, se non penetrasse nella mente e nel cuore la mancanza e la delusione. Così tanto accade perché sulle labbra dell’amante vengono domande che denunciano assilli, verità che tremano nei loro fondamenti. Al primo alfabeto, che ha aperto inattesi paradisi, subentrano gli accenti dell’amarezza.
Il mondo che preme di fuori è triste e confuso, è impossibile fuggirlo, negarlo, lo stesso bene degli amanti ne viene ferito, limitato. Se il desiderio è infinito e insuperabile, all’ebbrezza succede il pensiero che ammala. Così in Effemeride 9: “come pula al vento/i tuoi sguardi viziati/passavano davanti/ai miei occhi sbarrati/al tuo richiamo di sirena./ Inefficaci come l’urto/delle onde sugli scogli/che si frantumano/per ritornare indietro/inevase”. Da questo, il mondo popolato di delizie si muta in deserto, solitudine, assenza. Tanto che la persona, ormai sofferente, si dispone al disagio e alla pena: “Entrare dentro al dolore/fino a far rinsecchire/il corpo/ e capire che il vero dolore/è il vuoto.” Ma, subito, si leva dal profondo la promessa mai vinta: “Entrare dentro al dolore/per capire che la verità/sta nell’amore.”
Dunque l’amore vince sulla fragilità, sulla negazione. E’ più forte dell’indifferenza e della perdita. Si oppone alle rovine e alla stupidità, e premia chi anche solo lo attende con la vera vita. Si cerca nel silenzio che azzitta anche i pensieri. Sta anche nella capacità di accettare il reale, al di là dei limiti e delle brutture, (“si può volare/ in alto anche nel dolore.”) ed è un’accettazione compiuta anch’essa nel nome dell’amore. Perfino l’amore finito trova la sua luce nel sogno della mente, nella grazia della memoria. E prepara ad altri amori, che rinnoveranno l’incanto, solleveranno ai più alti cieli, accompagneranno verso altri giorni in cui la felicità potrà riaprire le sue porte: “Cerco un’altra luce/che non accechi/che mi guidi nel mezzo/alla tempesta./Abbandono la mia apatia,/il mio nulla, / cerco l’Amore.” Ancora: “Tendere all’alba/ di una nuova creazione.”
Ne viene una testarda volontà di stare nella vita, non mancando di averne consapevolezza e misura, ma trovandole consistenza e ragione nel sentimento d’amore, che va oltre l’uguale e l’umano, per farsi legame che tiene il mondo e lo pone al di là della morte e lo pone nell’universo che è insieme mistero estremo e suprema meraviglia.

Due cuori
E’ quando
due cuori s’incontrano
che il mondo scompare
e le lacrime dell’uno
valgono le lacrime dell’altro.
E non sai se è più il tuo
d’amore o il suo,
e non sai perché tu piangi
e lei piange perché tu ridi
e lei ride, perché prima
eri solo nella gente,
e perché ora non sei più solo
senza gente.
 
Dei cuori
Quanti perché domandi
all’amore quante cose
prima c’erano inutili
ed ora non ci sono più,
quante cose adesso …
che non avevi visto mai …
eppure erano lì,
ma non nel tuo cuore
erano nell’aria ad aspettarti
ma se non avessi pianto
e se lei non avesse pianto
con te non l’avresti mai
capito. Le tue lacrime
d’amore le mie lacrime
d’amore, i nostri cuori,
due cuori,
adesso sono uno.
 
Nel dolore
Entrare dentro al dolore,
superando i limiti
dello stesso
per capire se il vero dolore
è un altro.
Entrare dentro al dolore
fino a far rinsecchire
il corpo
e capire che il vero dolore
è il vuoto.
Entrare dentro al dolore
per capire che la verità
sta nell’amore.
 
Senthieri 1
Siamo fragili
come vasi di cristallo
in mani insicure.
Come nuvole al vento
Come la polvere in attesa
dell’uragano
Come le gemme di ciliegio
a primavera.
Come un cucciolo che ha smarrito
la madre.
Come le tempeste e gli uragani e
i venti nelle mani del Signore
Fragili dentro
alle vie della bocca
alla mercè delle passioni
all’inconsistenza della mente
ai sospiri del cuore.
Fragili fuori
nel corpo di carne ed ossa
ora vittima dei tumori.
Fragili ma forti, nello spirito.
 
Narisea 9
Ho fretta di te
del tuo respiro
della tua luce
della tua pace.
Sento i miei piedi
non sorreggermi più
ed i miei pensieri vicini
alla tua aura.
Mi sento forse invaghito
delle stelle, ora che il mio
cuore è sazio d’amore.
Ebbro di luce torno sulle
mie cose a riflettere
su una vita che pensavo
piena ed invece – ora che mi
soccorro a te – mi rendo
conto che poteva essere
così come non è stata.
 
Nidisia 1
E equando poi
ritorneremo lassù nella luce
ad abbracciare l’amore,
abbracciati all’amore,
i nostri corpi sentiranno
coloro che del buio si facevano
luce e capiranno che male
hanno fatto a non cercare
l’amore. Finché l’alito non
tace, cerca l’amore!
Ciechi con le bende agli occhi,
tagliate con la morte e
vivete vivete vivete
nell’amore!

Da “Due cuori” di Massimo De Santis, Edizioni Pagine, 2014, euro 23,00
Massimo De Santis nasce ad Arce (Frosinone). Giornalista sportivo, si è interessato per molti anni di automobilismo e di Formula Uno.  Ha lavorato a Amici Tv e ha condotto diverse edizioni della trasmissione “Kart go-go”, premiata quale migliore trasmissione sportiva della Regione Lazio. Nel 2010 in quindici giorni scrive il suo primo libro di poesie “Cuore Puro” pubblicato da Firenze Libri; segue “Tramonto bianco” edito da Pagine. Nel 2012 pubblica con Firenze Libri “Inseguire il vento”, e, nel 2013 “Lassù sul monte”, edito dal gruppo editoriale “L’Espresso”.

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