Marina Giovannelli, "Il libro della memoria e dell'oblio"

 
copertinagiovannelliDalla Prefazione di Antonella Sbuelz
Vita e morte, presenza e assenza, aspirazione alla pienezza ed esilio nella caducità. E su tutto, naturalmente, realtà e sogno della memoria e dell’oblio.
Queste le anime del nuovo testo poetico di Marina Giovannelli, che, pur nel dualismo di fondo della sua composizione strutturale, trova genesi e motivi ispiratori in un un’unica tensione espressiva e in nuclei tematici fortemente coerenti. Benché infatti il libro sia scandito in due tempi – la raccolta poetica iniziale, a sua volta suddivisa in tre sezioni, e il poemetto Ishtar – i quesiti, le inquietudini e le suggestioni che hanno generato il testo si declinano in un comune percorso di esplorazione del senso – e dei sensi – di fronte all’inesplorabilità del vuoto. […]
Nella terza e più recente sezione, Le vie dell’ansia, sembra invece predominare l’assenza, talvolta tradotta poeticamente in correlativi oggettivi che evocano aspetti apparentemente minimi e marginali dell’esistente: ci imbattiamo allora nella “piuma dell’uccello”, nei “rami di guazza”, nelle “muraglie di calcina opaca”. E su tutto “ogni giorno l’assente / irradia la sua presenza”.
Il ricordare, infatti, avviene a lampi, e consente al vissuto di riaffiorare solo in forma di schegge, con discontinuità e incoerenza, attraverso strappi che svelano i vuoti più che i pieni e le assenze più che le presenze.
È questo il volto della memoria cui rinvia il libro di Marina Giovannelli: una memoria miope e balbuziente, una memoria che sgrana o deforma i ricordi, che parla per lallazioni e afasie. Una memoria infedele, imperfetta, spesso vinta. Una memoria costretta ad accettare il suo rovescio, l’oblio, quale proprio ineliminabile doppio o quale propria inconfutabile condanna.
Ma è attraverso l’inesausta tensione dicotomica fra memoria e oblio – fra ciò che resta, ciò che muta e ciò che non si potrà mai dire – che l’io poetico sottopone a interrogativo il senso profondo dell’esistere, cercando coesione e significanza attraverso la tenacia di una coscienza che si espone e si denuda, si cerca e si perde e si cerca ancora, entro o oltre le morti segrete che abitano ognuno di noi.
 
Le vie dell’ansia
(2012)
qualcuno lancia sassi
diventano montagne scabre
e non c’è cavallo o tappeto
per superarle
ritorti al telaio meccanico
sentieri di tessuto seriale
disegnano un motivo monotono
la spola ritma i passi
converte le strade in vicoli
senz’orma avanzi
ma non è leggerezza
evanescente come larva
sospiri gelo
un mondo bianco stringe
giorni contorti
rami di guazza
incrinano lenzuola
*****
non mi fermo rapita
a osservare gli stormi migratori
né il passero che becchetta nell’erba
preferisco la piuma dell’uccello
di fuoco sfolgorante la notte
il nevermore del corvo
martellare le tempie
la lama nella costola
definitiva
chi si esalta al ciliegio fiorito
alla rana in tuffo nello stagno
per me l’agguato del dubbio
l’inconcepibile teorema
il sale sulla piaga
*****
non credere di attraversarmi
come una luce
muraglie di calcina opaca
resistono agli sguardi
negli angoli fioriscono
oscure profezie ritorni
inappellabili
schegge sonore
frantumano orologi
i giorni svaporano di cenere
*****
non è il tempo che passa
sei tu che passi
da giardino a sera
attraversando
navighi a vista
timorosa d’abisso
incerta d’infinito
tra velari di stanze
distese di papaveri sognate
araldici silenzi
e all’improvviso non è più il tuo tempo
non è più la stagione
altri volti altri quadri alle pareti
e il rintocco ovattato della sera
****
non vedo più le rose alla stagione
ogni stagione aveva le sue rose
sono rimaste solo canzonette
neanche l’eredità dei poeti
una tautologia mi accompagna
il deserto della rosa
è grazia non concessa
il profumo d’assenza
il vento sulla pelle
non odora d’inchiostro
*****
ogni giorno l’assente
irradia la sua presenza
vapore che non distilla
sulla pelle rovente
cipria di rimandi e assonanze
riveste le pagine consunte
con certezza di luce
nel fermo mezzogiorno
Poesie tratte da: IL LIBRO DELLA MEMORIA E DELL’OBLIO, di Marina Giovannelli, Samuele Editore 2013, collana Scilla, prefazione di Antonella Sbuelz
http://store.samueleeditore.it
Marina Giovannelli vive e lavora a Udine. Ha pubblicato diverse raccolte poetiche tra le quali: “(An)estesie” (Udine 1998), “Alga alla riva” (Faenza 2006), “Il taglio e l’infinito” (Udine 2010).
Ha scritto alcuni romanzi, “Iacoba ancilla” (Udine 2005), “Gli anni difficili” (Udine 2011), “Il sentimento della vita” (Roma 2012), e curato i testi collettanei “Niente come prima. Il passaggio del ‘68 tra storia e memoria” (Udine 2007) e “L’eredità della maestra. Tracce del pensiero femminile in alcune esperienze educative nella provincia di Udine “(1910-1970) (Udine 2008), Sepegrepetipi. “La lingua dell’origine tra parola e afasia” (Udine 2009), “Fiabesca. Storie di donnole, galline, briganti e regine rivisitate” (Udine 2012).

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