Aldo Ferraris, “Moltitudine”

moltitudineLetture

“Siamo immersi nella realtà come pesci in un acquario, docili, spesso indifferenti, altre volte crudeli.
Nella realtà delle cose che sono parte di noi, ma che noi tendiamo a ignorare per non inabissarci nella loro necessità, che ci spaventa.
Le cose, remissive, pazienti, che sopportano la nostra esistenza, concedendosi senza pretendere nulla.
Le cose, sagge, che sanno tutto di noi, in una sorta di personificazione o animismo dell’umile materia.
Una moltitudine che condiziona silenziosamente le nostre esistenze.
Noi, immersi in una realtà che abbandoniamo ad ogni nuovo desiderio, per riviverla nuovamente, sapendo che non c’è altra comunanza con le cose che la tenerezza del commiato.”
Aldo Ferraris

Aldo Ferraris, “Moltitudine”, Fotografie di Marianna Cappelli, Sigismundus Editrice, 2013 (euro 11,00)

E’ come accogliere ciò che manca
delle cose per riviverle nuovamente
senza la luce spoglia del desiderio
e amarle con la semplicità della morte.

E’ come scorrere gli anelli di un albero
le mani sul viso, gli occhi asciutti,
cullando un figlio mai nato, questa
perdita infinita che ci fa carne.

*

La voce delle vinte terrestri cose,
come una bracciata di nebbia
da disperdere sui campi, copre
la risacca delle nostre brulle felicità.

Poi nulla più pretende attenzione
solo la sua eco che tarda a svanire
come una menzogna che ci percuote
nel giorno della nostra redenzione.

*

Questo rotolare senza ritorno
delle cose che non vogliamo vedere
questa loro insensata bellezza
che ci chiama, disperata, e il nulla,

il nulla della nostra differenza
il frangersi contro i nostri fianchi
di maree di suppliche, e l’isola,
la madre del silenzio, smarrita.

Aldo Ferraris è nato il 24 maggio 1951 a Novara, dove risiede. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia tra cui La cattedrale sommersa (Rebellato, Quarto d’Altino – 1978), Ventidue mutamenti dell’I KING (Tam Tam, Mulino di Bazzano – 1987), Codici (Anterem, Verona – 1993), Horus, parola improvvisa (nell’antologia: 7 poeti del Premio Montale – Scheiwiller, Milano – 1993) – quale uno dei vincitori del Premio Montale – Sezione inediti; L’orgoglio dell’assenza (All’antico mercato saraceno, Carbonera – 1999), Acini di pioggia (Gazebo, Firenze – 2002), Nulla sarà perduto (Archivi del ’900, Milano – 2004; Premio Antonia Pozzi), Danza di nascite (Azimut, Roma – 2006), Immensa creatura (Lietocolle, Faloppio – 2008), L’ospite sulla soglia (Raffaelli, Rimini – 2009), Chi non ha avuto perdono (Kairòs, Napoli – 2011). Ha curato e tradotto il poeta palestinese Kamal Jarbawi (Luce d’epifania, Ladolfi, 2011).

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