8 pensieri su “Giancarlo Pontiggia, poesie inedite

  1. A una lettura a volo, colgo l’emergenza di un dettato poetico limpido che si muove come il moto dell’onda che nasce dall’onda, senza iato-frattura, con naturale continuità.Uno scorrere, tuttavia, nitido, lineare, con una precisa punteggiatura (il testo non rifugge dalla punteggiatura, sicuro com’è delle sue scansioni, della sua organizzazione logica)I temi affrontati, della vita: nascita e morte, del tempo inesorabile, del nulla certo, comunque, sono resi con un dettato scritto di “facile” lettura e comprensione, con un impegno “sopportabile” da parte del lettore medio. Ma certamente non facile. Non preferisco, ripeto da lettore medio, la poesia in cui le zone d’ombra la fanno da padrone, e la cui interpretazione diventa ostica, creandomi frustrazioni e sconforto. Con la conseguenza che il testo, alla fine, viene lasciato nello scaffale…

  2. “Non preferisco, ripeto da lettore medio, la poesia in cui le zone d’ombra la fanno da padrone, e la cui interpretazione diventa ostica, creandomi frustrazioni e sconforto. Con la conseguenza che il testo, alla fine, viene lasciato nello scaffale…”
    A chi si riferisce, Giovanni D’Amiano, quando scrive “ripeto” da lettore medio (eccetera?) Grazie

  3. Senza dubbio poesia raffinata, lavorata, seducente, dove gli enjambement sono molto efficaci, come dici tu. Alla fine della lettura, però, mi rimane un sentore di già detto, già letto.

  4. No, non sono d’accordo con il tuo commento, Alfonso Cataldi. Credo che la poesia di Pontiggia sia “preziosa” come scrive Chiara De Luca. Stiamo parlando di un autore che davvero si misura con il tempo, e che non ‘sbrodola’ versi come fanno in molti oggi. La poesia di Giancarlo Pontiggia è una poesia di pensiero, ed è intrisa di consapevolezza. La domanda che ponevo a D’Amiano non riguarda i versi di Pontiggia, ma mi interessa capire quali sono per un “lettore medio” come egli stesso si definisce, i poeti cosiddetti “oscuri”, ostici, come lui li definisce.

  5. Forse mi sono spiegato male, Luigia, e rileggendo il mio commento, può sembrare che io mi riferisca ad una poesia “furba” riferendomi solamente alla forma (…lavorata, seducente per me nell’accezione positiva in questo caso). Non volevo dire che non è poesia “importante”. Certo che la consapevolezza c’è, si sente, caspita. Forse è un mio limite quello di non considerare la poesia nel suo insieme, quando dico che mi rimane quel sentore di già ampiamente analizzato, riferendomi ad esempio a passaggi come:

    “…ti fermi, stupefatto, e resti
    con i tuoi pensieri
    irresistibili, orrendi,

    solo,
    in un mondo solo, tra uomini che implorano
    un amore qualsiasi,

    e non l’hanno”

  6. Alfonso Cataldi, la poesia si interroga fin dai tempi più remoti, su tematiche analoghe, perché non molto è cambiato. L’essere umano si pone le stesse domande, da sempre, e c’è tanta solitudine in queste domande.
    E’ necessario inserire questi versi inediti in un contesto più ampio (il contesto dell’opera) che qui, naturalmente, non hanno, essendo soltanto un’anticipazione. Ma questo dovresti saperlo, da attento lettore di poesia.

  7. La poesia di Pontiggia, per esempio, che mi ha indotto a fare l’osservazione di cui sopra, è una poesia di grande qualità nel contenuto (sono d’accordo con te) espressa in forma leggibile. Insegna che qualità e leggibilità non sono un binomio impossibile, un ossimoro irrisolvibile.Alla tua domanda,Luigia, preferisco rispondere indicando un modello di scrittura “positiva” per il così detto lettore medio, che è poi colui che più consuma poesia, acquistandola, al di fuori degli specialisti e addetti ai lavori.

  8. Chiedo scrusa, c’era un commento molto bello postato per Giancarlo Pontiggia in attesa di moderazione. E’ stato cancellato per errore. La persona che l’aveva postato, può gentilmente riproporlo?

    Grazie mille!
    Luigia Sorrentino

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