Per Melissa, di Biancamaria Frabotta

Era proprio bella Melissa Bassi, la ragazza sedicenne di Mesagne uccisa nell’attentato del 19 maggio 2012. Non avremo più il suo sorriso e questo ci mancherà, ci mancherà moltissimo per tutti gli anni a venire.

Biancamaria Frabotta le dedica la poesia che pubblico qui sotto.

Per Melissa
Paul Celan
Parla anche tu
.
Parla anche tu,
parla per ultimo,
dì la tua sentenza.

.
Parla –
Ma non dividere il sì dal no.
Dà alla tua sentenza anche il senso:
dalle l’ombra.

.
Dalle ombra sufficiente,
dagliene tanta
quanta sai ripartita attorno a te tra
mezzanotte e mezzogiorno e mezzanotte.

.
Guarda attorno:
vedi come diventa viva in giro –
Per la morte! Viva!
Dice verità chi dice ombra.

.
Ora però si restringe il luogo dove stai:
Dove adesso, denudato dell’ombra, dove?
Sali. Tasti in su.
Più sottile diventi, più irriconoscibile, più fino!
Più fino: un filo
sul quale vuol scendere lei, la stella:
per nuotare giù,giù,
dove lei si vede scintillare: nei marosi
di migranti parole.


di Biancamaria Frabotta
20 maggio 2012

1 pensiero su “Per Melissa, di Biancamaria Frabotta

  1. “Parla anche tu”: è la reazione opposta a quella di Wislawa Szymborska nella sua “Fotografia dell’11 settembre”. Lì gli ultimi versi, rivolgendosi alle vittime della strage, dicono pressappoco (vado a memoria): “Solo una cosa posso ancora fare per voi: / raccontare quel volo / e non scrivere l’ultima frase”. Szymborska sceglie il silenzio: forse perché s’è parlato troppo dell’11 settembre, e troppo a sproposito. Oppure per affermare, con la grazia che le è naturale, che il poeta oggi è immerso in una realtà subissata di parole, di parole che spesso non significano niente, e ha perduto quella fiducia assoluta nel proprio mezzo d’espressione. La sfida d’ogni poesia, ch’è andare con la parola al cuore della cosa mentre la parola, di solito, ci gira intorno; che è fare della parola una cosa, quella sfida a Szymborska non sembra possibile. La strage delle Torri Gemelle cessa d’essere un fatto, drammatico, della cronaca e della Storia per diventare l’emblema di un mondo che non è più comprensibile con gli strumenti della poesia e con quelli della ragione.
    Qui, invece, prevale il valore opposto, il valore della testimonianza. C’è fiducia nelle parole, anche se sono “migranti”. L’ombra, che la Szymborska non si prova nemmeno a penetrare, qui è richiamata, è richiamata la necessità di darle un senso. Atteggiamento più antico, forse, ma non meno nobile, sprattutto in un Paese come l’Italia che ha fatto della perdita di memoria la sua ragion d’essere, e che par vivere in una contemporaneità fatta di qutidiane rimozioni. Un Paese in cui pochi giorni dopo la morte di Melissa, il 23 maggio, ho sentito dire al telegiornale: “Sono passati dieci anni dalla morte di Giovanni Falcone, il magistrato ucciso nella strage di Capaci…”; e ho provato un brivido al pensiero che si debba specificare chi è stato e in che modo è scomparso Giovanni Falcone.
    La poesia, a differenza della prosa, è sempre sensitiva e concreta. Così, sia Szymborska che Frabotta, in maniera sensitiva e concreta, hanno capito qual è il loro posto, il posto del poeta, di fronte agli eventi di cui hanno scritto: il ricordare il valore del silenzio e ricordare il valore della parola.

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