Opere Inedite, Giorgio Casali

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Giorgio Casali mi invia per Opere Inedite la sua raccolta di versi “Sotto fasi lunari” – che ha un andamento poetico molto musicale – contiene già nell’epigrafe di Cesare Pavese la sua dichiarazione di poetica:  “Tutto questo mi fu familiare, e direi quotidiano se il succedersi di quei giorni non mi paresse tuttora illusorio, tanto che a volte l’intera stagione mi riesce, a ripensarci, una sola giornata che vissi in comune“.

La poesia come ‘vivere comune’, come ‘spazio condiviso’ quindi, nella buona e nella cattiva sorte. Sotto questo cielo do’ a Giorgio il ‘benvenuto’, e intravedo nella foto del suo profilo qui accanto, qualcosa di “familiare”. Giorgio ha il volto di un fratello remoto – o futuro – nella poesia.

***

da: ‘Sotto fasi lunari’ di Giorgio Casali

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Incipit

Fuori per la luna questa volta
notte che sei piena almeno si spera
come ciò che forse non sappiamo
faccia bene,
certo spaventati dal ciclo che continua
ordinato e regolare
come il corpo della donna spesso
e come le stagioni

***

Hai tutta la musica che scorre
.
Hai tutta la musica che scorre
si impregna ovunque
lasciando impronte di ciò che indosseremo.
C’è sui muri appena addobbati,
l’hai sulle labbra, sulle punte
(cemento)
e sul seno che danza attento
sopra il ritmo malinconico del tempo.

 
***

Fermate
.
Faccio la spola tra le case che conosco,
forse una luce è ancora accesa.
Una m’aspetta dal portone per aprire
ma tu, che ti voglio, stai dormendo
tu, che ti amo, vuoi dormire.
***

Poetica
.
E non so che si cerca nelle luci
o nei suoni delle strade nella gente
nelle messe così piene di segni
nei giorni che finiscono
dopo l’alba ricominciano.

***

Luce
.
Sei la luce che non voglio più guardare,
la speranza che strofina le pareti
di una stanza ammuffita e sporca.
Quando vedo la mia notte dolorosa
affogherei nella vasca ogni paura
per sentire il sonno eroico vincitore.

***

È negli occhi di chi soffre l’amore,
nelle rughe della fronte l’amore.
Hai imparato a scartare il tuo dolore,
ti sei perso tra le pieghe del dolore.

***

Amnesiac
.
Scalerei per la tua notte le distanze
per averti qualche ora come amante
e gustare le tue note più materne
perché tra le cinque o sei facce che hai mostrato
c’è dell’uno e molto più dell’altro.

***

C’era il temporale, ma prima ero al cimitero. Ho sentito la campana, diceva di risorgere che si poteva. Allora è da te che sono andato. Pioveva e sbuffava, i lampi dalla valle di montagna prendevano tutto il cielo, non è come giù in pianura. Questa volta i cani non parlavano, ho fatto le scale tranquillamente, al buio. La porta era aperta, la sala scura. Così ti ho chiamata, ma non rispondevi. Musica, la tomba richiamava ancora. Il corridoio, la tua stanza che conosco, niente: solo buio. Era socchiusa però la porta del bagno, più l’aprivo più filtrava un barlume.

***

È tutta una morte invadente
.
Una morte, è tutta una morte invadente
insinuante le lenzuola da lì le nostre fibre
vedi ovunque l’invadenza, è sottile
l’angelo del male che ce la fa subire
in piccole dosi profondi respiri
solo cliccando navigando un poco
o girando i marciapiedi vicini.

***

Il tredici del prossimo mese
.
Madonnina lacrimosa e azzurra
non scende il sale dagli occhi ma dal cuore
sei dipinta trascurata abbandonata
neanche i vecchi o i bambini si fermano.

Verremo il tredici del prossimo mese
l’anima vestita di cravatta e camicia
come s’addice alle feste importanti
come quando sei ritta sulla luna.

***

Elettronica

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La musica elettronica è il trionfo della noia
molto tipica della classe media
del suo sesso disordinato e industriale
che rischia sempre di estinguersi da solo

***

Sono quadrati i tedeschi è vero
anche coi suoni che picchiano ripicchiano
come echi che partono lontani
il charlie la cassa la grancassa
come naccherata, Berlino chiama

***

Beate donne
.
Eri bambina nel Settantanove quando partivi con tua nonna per fare la spesa dalla frazione del paese al centro. Carezzavi il ciottolato della strada. Appena fuori dal negozio del pane una Madonna bianca compariva sul muro incastrata tra i fiori ed il cemento. Allora tua nonna ti lasciava la mano, ti obbligava a segnarti la fronte a stare composta un minuto lì davanti (i piedi giunti poi le mani giunte io l’avrei fatto nel Novantuno). Cose che farebbero gridare gli enti pubblici per la libertà religiosa. Beate donne la loro fede ci salva.

***

Avvento
.
So dove trovarti, luna,
ma preferisco non cercare sul calendario
le faccine mezze piene o piene.
Voglio invece esser colto di sorpresa
appena passata la curva in salita,
spiarti dietro i rami del cipresso
scaldato dal fumo della mia preghiera.

***

C’era la luna quasi piena
.
C’era la luna quasi piena dopo la pioggia, giocava mischiandosi ai fari che premevano la torre, la rocca e l’albero, quel tetto provvisorio. E poi senza copione, si cercava di scrivere qualcosa: era giusto il freddo, molte cose anche erano giuste. Il silenzio normale, così lontano ieri da balle di fieno ed erba tagliata: si stava più sopra.

***

Preghiera della sera
.
Oh luna, proteggici stanotte
che sei piena: veglia sui bicchieri scalzi
lasciati sul tavolo dopo la festa
(non eravamo stanchi, abbiamo brindato
a te tra le altre cose importanti).
E adesso che andiamo a dormire: luna,
proteggila stanotte che sei piena.

***

Luna che cala
.
Poi ti zittisci, luna, ed è quasi un dolore
vederti là sopra il campanile in piazza
appena meno che piena stasera
quasi autunnale cominci a sfoltire.
Però chi ti ha vista nel pieno come ieri
non si schiva confronti come loro
(ieri dormivano
quando tu non sfiorivi).

***

Cavalcavia
.

Lei guarda
la grande tangenziale,
lei sta male.
Lei non cerca
dove va la strada,
guarda invece
dove è cominciata.
300 metri
di asfalto veloce,
flette le braccia
sul ferro
dal bordo.
Calcola l’altezza,
sono qui per caso.
Mi avvicino
come nei film
prudente
ma non risponde
poi dice
“lasciami stare”.
Io non voglio
ma non dico nulla.
Chiamo il 112
me ne torno a letto
turbato.

***

Notte senza sogni
.
Oh vieni intanto notte senza sogni,
vieni buio psicofarmaco
che copri col tuo scuro il tutto-niente.
Taci tu le nostre canzoni.

***

Valori
.
Ho cercato intorno dei valori, ho visto:
la ricerca contro il cancro
la ginnastica quotidiana
la scelta dell’identità sessuale
il numero di amici
essere visti, scopare
la patente per guidare l’ambulanza

***

Ancora qui, ancora zoppicanti
.
Ancora qui, ancora zoppicanti
dentro macchine tirate a lucido
sopra gomme che si sgonfiano all’attrito.
Ancora qui cercando versi veritieri
scintille di vita nei postumi di ieri.
****

I nostri nonni abitavano in campagna
.
Noi non sappiamo più niente
delle fasi lunari e del vino.

Giorgio Casali è nato a Formigine il 26 febbraio 1986, in provincia di Modena.
Nell’estate del 2011 si è laureato in Storia Magistrale con la tesi “Il Romagnolo. Un settimanale cattolico nel post Concilio (1970-1985)”, all’Università di Bologna.
Nel giugno 2010 ha pubblicato la sua prima opera di poesia, “Attaccamenti”, con il Gruppo Albatros di Roma.  “Notte provincia”, è uscita nel gennaio 2011 con le Edizioni Clandestine di Marina di Massa.
Dal maggio 2009 conduce “Bankshot”, un programma radiofonico settimanale su Radio Antenna1 di Fiorano Modenese (www.radioantenna1.com).
Dall’estate 2011 pubblica recensioni di libri di poesia nella sezione “ConcretaBook” del sito dell’associazione culturale “Concretamente Sassuolo”  (http://www.concretamentesassuolo.it/wordpress/tag/giorgio-casali).
Cura il suo blog all’indirizzo http://giorgiocasali.blogspot.com/.

3 pensieri su “Opere Inedite, Giorgio Casali

  1. Complimenti a Giorgio Casali, uno dei primi ospiti del blog http://www.labellapoesia.com, con la sua opera prima “Notte Provincia”.
    Siamo molto contenti per lui e per noi stessi, perché il suo percorso poetico dà positivo riscontro al nostro sforzo di scovare i poeti contemporanei più interessanti dell’attuale panorama letterario italiano, senza alcun riguardo alla fama già acquisita o ai riconoscimenti ricevuti.

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