Opere Inedite, Alessandro Oliviero

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

“Lavoro come ghostwriter ma non è mai abbastanza. Per il momento vivo in Brasile perché a stare in Italia mi si era gonfiato il naso a forza di farmi sbattere la porta in faccia e il medico mi ha consigliato un po’ di sole. Avete mai sentito quella storia che quando si chiude una porta si apre un portone? Bene, io sono rimasto chiuso fuori. Con la poesia ho iniziato a 13 anni e compiuti i 17 incollavo epigrammi di Callimaco al soffitto di camera. Mia mamma non poteva sopportare questa cosa perché ‘se li metti lì nessuno riesce a leggerli’ e così me li strappava. Ma io non avevo intenzione di farli leggere a qualcuno. Provavo per quelle poesie una forma di rispetto estrema e testarda che mi convinse a considerarle sacre. E la loro lettura diventò per me di importanza sciamanica.

Da allora ho cambiato quindici volte casa e non ricordo un solo viaggio in cui non ne avessi almeno una decina accartocciate dentro allo zaino. A 17 anni mi sentivo il sacerdote di un nuovo verbo che non aveva bisogno di incarnazioni o di agnelli di dio. Un verbo che, pur non essendo mai nato, aveva paura della morte. E che io servivo, per garantirne la sopravvivenza. Ero convinto che quei fogli fossero pregni di una potenza aliena e misteriosa. Che per quanto in seguito possa essersi rivelata solo frutto della mia immaginazione, non ho più riscontrato in nessun altro amuleto, nessuna religione e nessuna reliquia.”

Alessandro Oliviero

L’amore è un pirata stanco
marcio di alcol
aggrappato al bancone
della taverna di legno
sul porto di mare
sul mare di legno
fradicio di sale
E racconta una storia
Che viene dal mare
E finisce ogni frase
Con la stessa cadenza
Come le onde del mare
Lui non dice parole
Le infrange
Noi siamo l’eterno ritorno
Lui dice che siamo
l’eterno ritorno

Uccidiamo gli eroi
E li mettiamo nelle piazze
Nelle gallerie
Nelle statue
Uccidiamo gli eroi
Cristo come è divertente
Uccidere gli eroi
E poi li mettiamo nei libri
Nella scuola
Nei discorsi
Li massacriamo con le bombe
con le croci
cristo sto morendo dalle risate
se non mi piscio addosso questa volta
allora potrei farlo sui vostri libri
sulle vostre gallerie
sulla vostra scuola
sui vostri discorsi
e così gialli di urina
saranno simili a un bellissimo sole
caldi e spietati come un motel ad ore

L’alta marea è l’estremo tentativo
che l’oceano compie
Per riaverti indietro


Ti è bastato eliminare
I grassi saturi e due chili
Per dimenticarti di me
E spellarmi come un kiwi
Con Amuchina Inferno
Hai visto come è stato facile
Portare indietro il sabato
cosa avrei dato
Per portare indietro il sabato
Complimenti ce l’hai fatta
A polverizzare la spiaggia,
a ionizzare il tuo seno
le onde alfa, i gabbiani
come fai, cosa hai
al posto del sangue ti scorrono le pietre
Allora è merito di Amuchina Inferno.


Vorrei essere pazzo
per farti del male
visto che sono già così stupido
da volerti bene.
Sei manto liquido
porti ogni terra alla deriva.
Io sono terra
mi hai portato alla deriva:
hai l’imene di corallo
sei una ragazza fragile.
Una ragazza facile
una ragazza madre
l’adolescenza interrotta
da un passato difficile
un’attesa così lunga
da sembrare un’ adolescenza
chi lascia a desiderare
non ha svelato tutto,
io ho finito i proiettili
e ora sparo a salve.

Ogni tanto qualcuno si sveglia
ma poi si addormenta
e si ripete
che è solo questione di tempo.

Esiste una nave dispersa nell’oceano blu
affacciata a un orizzonte che scomparendo cade giù
accompagnata da gabbiani chini
sul dorso di bioluminescenti delfini
e i suoi alberi hanno le foglie
non esiste inverno che gliele toglie
c’è un ragno di vedetta
che sgambetta e va di fretta
sul sartiame verderame
sulle vele ragnatele.

Esiste una nave dispersa nell’oceano blu
affacciata a un orizzonte che scomparendo cade giù.
Il naufragio è il suo ultimo punto d’attracco,
lì giace morto il corpo di Isacco.

Quando il mondo avrà esaurito
Le parole degli uomini
sarà costretto
a utilizzare
quelle dei poeti

EPIGRAMMA PER PACMAN

I gatti hanno sette vite
tu eri condannato ad averne tre.
E le mandasti a puttane tutte
con un tripletta di cazzate.
La prima in un vicolo cieco.
La seconda contro un mostro bianco.
La terza al capolinea, pur di mangiare una fragolina.

Il fantasma di Pacman mi infesta la casa
e agita le catene
al ritmo 8bit.
Il tormento non ha soluzione
per il suo spirito
a bassa definizione. Game Over.

Se le parole fossero corde nere
Allora te le annoderei intorno al collo
E intorno alle orecchie
Per portarti via da lui

Ne avrà immensa paura
quanto la paura teme gli uomini
Credendoli rivali nel terrore.

Alessandro Oliviero, è nato nel 1987.  Ha lavorato per IBS come web editor, per Roger Sarteur Editore come produttore di booktrailer e per Meridiano Zero ha tradotto Incubo di Strada, di Derek Raymond.

4 pensieri su “Opere Inedite, Alessandro Oliviero

  1. Ho letto di corsa ma tornerò. Qui c’è poesia priva di malizia e astuzie di mestiere. Dà l’impressione di cogliere il canto nel momento in cui nasce.

  2. Fulminante questo ragazzo, un vero talento, grazie per la condivisione Luigia. Ha ragione Filippo Strumia, c’è il dono della purezza dell’Es, anche i giochi ironici,le acutezze di pensiero, sono essenziali e anarchiche impronte di un poeta puro.

  3. mmmmmmm, questo ragazzo così aguzzo, in cui la testa è una lama e la lingua un rasoio, che taglia e ferisce il suo avambtaccio mentre la mano scrive!!!!Non può resistere a un taglio continuo del bosco!Vedremo che farà!fernanda f.

    PS. era una donna e scriveva: – volevo tutte le sbandate- ora scrive solo poesie d’amore!

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