In memoria di te, Elisabeth Bishop

In memoria di te: Elizabeth Bishop
a cura di Luigia Sorrentino

Elizabeth Bishop, (1911-1979) definita da Marianne Moore  «Arcaicamente nuova» e sua degna erede, è considerata uno dei  massimi poeti americani del Novecento.

La grandezza della sua poesia nasce dall’ inappartenenza, dall’essere stata per tutta la vita “sfrattata” dai Paesi come dagli affetti. Ha trascorso un’esistenza appartata, itinerante, dalla Nuova Scozia a New York, da Parigi a Key West fino al Brasile. Morì a Boston, per un aneurisma cerebrale, il 6 ottobre 1979.  Stava completando un nuovo libro di poesie e un lungo poema singolo, Elegy.

Poesia

Della misura, all’incirca, d’un vecchio dollaro
di carta, americano o canadese,
e con gli stessi bianchi, gli stessi grigioverdi
e grigi-acciaio, questo quadretto (uno schizzo
per un quadro più grande?) in tutta la sua vita
no ha fruttato un soldo. Sempre donato e inutile
da settant’anni è un piccolo cimelio
di famiglia, passato in linea collaterale
a proprietari che a volte gli hanno dato un’occhiata
o non si sono presi neppure questo disturbo.

Nuova Scozia, dev’essere: perché soltanto là
si vedono le case con frontoni di legno
tinti di quel marrone spaventoso.
Altre son bianche, per quel po’ che se ne vede.
Olmi, colline basse, un campanile
(se lo è) sottilissimo, un fregio grigioazzurro.
In primo piano un prato acquitrinoso
e delle mucche nane,
due pennellate l’una, ma certe d’essere mucche,
due minuscole ochine bianche sull’acqua azzurra,
dorso a dorso, a cercare cibo. Un bastone sghembo.

Ancora più vicino, un giaggiolo selvatico,
d’un bianco e giallo appena strizzati dal tubetto.
L’aria è pulita e fredda. Freddo inizio di primavera,
limpido e grigio come vetro; un centimetro
di cielo azzurro sotto nubi di tempesta
grigio-acciaio (specialità dell’artista).
Un uccello – un puntino – vola a sinistra. O sarà
una traccia di mosca che ora sembra un uccello?

Dio, so che luogo è, lo riconosco!
E dietro ho nulla sulla punta della lingua
il nome del contadino. Il suo fienile
dava, sul retro, su quel prato. Ed eccolo,
bianco titanio, un solo tocco. Il campanile
che s’intuisce appena, rigatura di peli
del pennello, dev’essere della chiesa presbiteriana.
E la casa sarà di Miss Gillespie?
Quelle mucche e quelle oche, naturalmente,
sono di prima che ci fossi io.

Uno schizzo fatto in un’ora, «tutto d’un fiato»,
tolto una volta da un baule e offerto:
Ti piacerebbe averlo? Probabilmente
io non avrò più posto per attaccare questa roba.
Il tuo zio, George, no, il mio, era il mio zio George,
di te sarebbe stato il prozio, lasciò tutto
alla Mamma, quando tornò in Inghilterra.
Era famosa, sai: dell’Accademia Reale…
Io non l’ho mai conosciuto. Ma entrambi
conoscevamo, a quanto pare, questo luogo,
questo breve, prosaico tratto di acqua ferma,
tanto guardato da serbatoio nella memoria
del tempo che ci separa. Com’è strano.
E ancora è amato, o lo è il suo ricordo
(ormai dev’essere molto cambiato).
Per noi coincise la visione – «visione»
è una parola troppo seria – lo sguardo,
i due sguardi: «arte che copia la vita»

e la medesima, la vita
e il suo ricordo così concentrato
che le due cose sono ormai una sola.
E qual è l’una, quale l’altra? La vita
e il suo ricordo compresso ed oscuro,
su un cartoncino Bristol.
Oscuro, eppure quanto vivo, quanto
commovente nei suoi particolari –
quel poco che liberamente ci è dato,
quel poco a noi affidato sulla terra:
Non molto. Ha quasi la stessa misura
della nostra durata, con la loro:

le mucche ruminanti e il giaggiolo,
viavace e tremulo; l’acqua che sempre
stagna nei guazzi primaverili,
e gli olmi non ancora smantellati, le oche.

(Traduzione di Margherita Guidacci)

Poem

About the size of an old-style dollar bill,
American or Canadian,
mostly the same whites, gray greens, and steel grays
-this little painting (a sketch for a larger one?)
has never earned any money in its life.
Useless and free., it has spent seventy years
as a minor family relic handed along collaterally to owners
who looked at it sometimes, or didn’t bother to.

It must be Nova Scotia; only there
does one see abled wooden houses
painted that awful shade of brown.
The other houses, the bits that show, are white.
Elm trees., low hills, a thin church steeple
-that gray-blue wisp-or is it? In the foreground
a water meadow with some tiny cows,
two brushstrokes each, but confidently cows;
two minuscule white geese in the blue water,
back-to-back,, feeding, and a slanting stick.
Up closer, a wild iris, white and yellow,
fresh-squiggled from the tube.
The air is fresh and cold; cold early spring
clear as gray glass; a half inch of blue sky
below the steel-gray storm clouds.
(They were the artist’s specialty.)
A specklike bird is flying to the left.
Or is it a flyspeck looking like a bird?

Heavens, I recognize the place, I know it!
It’s behind-I can almost remember the farmer’s name.
His barn backed on that meadow. There it is,
titanium white, one dab. The hint of steeple,
filaments of brush-hairs, barely there,
must be the Presbyterian church.
Would that be Miss Gillespie’s house?
Those particular geese and cows
are naturally before my time.

A sketch done in an hour, “in one breath,”
once taken from a trunk and handed over.
Would you like this? I’ll Probably never
have room to hang these things again.
Your Uncle George, no, mine, my Uncle George,
he’d be your great-uncle, left them all with Mother
when he went back to England.
You know, he was quite famous, an R.A….

I never knew him. We both knew this place,
apparently, this literal small backwater,
looked at it long enough to memorize it,
our years apart. How strange. And it’s still loved,
or its memory is (it must have changed a lot).
Our visions coincided-“visions” is
too serious a word-our looks, two looks:
art “copying from life” and life itself,
life and the memory of it so compressed
they’ve turned into each other. Which is which?
Life and the memory of it cramped,
dim, on a piece of Bristol board,
dim, but how live, how touching in detail
-the little that we get for free,
the little of our earthly trust. Not much.
About the size of our abidance
along with theirs: the munching cows,
the iris, crisp and shivering, the water
still standing from spring freshets,
the yet-to-be-dismantled elms, the geese.

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