Opere Inedite, Maria Inversi

Opere Inedite
a  cura di Luigia Sorrentino

Maria Inversi racconta così il suo rapporto con la poesia: “Tra forza e fragilità, amore e disamore, vita e morte, eros e desiderio, solitudine e affollamento, niente e troppo… si fa spazio la parola poetica: urgenza di chiarire a sé all’altro/a ciò che in-confusione cerca chiarezza. Attraversamento del sentire: precipizio e rinascita.
La poesia potrebbe cambiare il mondo se ogni verso di ogni poeta dis-velasse bellezza tale che pure il dolore si farebbe accettabile. L’essere umano è, nell’universo, un suo piccolo arto come il/la poeta che tenta di conciliarsi con l’eccesso del sentire che egli/ella ha in sé. Il/la poeta cerca della felicità il suo segmento, il solo raggiungibile: la gioia che si mostra nel comporre. Nulla come la poesia e la sua musica ci consente di dimenticare, dimenticarci.”

 

 

Il racconto di Maria continua con una poesia scritta da giovane: “Quando iniziai a scarabocchiare su fogli parole e sensi che fossero solo miei, giovanissima ho scritto:

*

Non voglio amare
la cultura dello stile
ciò che la forma
chiude e innalza.

Voglio amare ciò che arde e strina
la contraddizione della carne
il coraggio di sfoggiarla
chi del suo segreto non segreta
la purezza che non si fa tradire.

Nell’uguale non vive
il frutto sempre acerbo
del Dolore.

*

Non avevo ancora letto con cuore palpitante poesie scelte da me, da me sola, sostando tra scaffali, dimenticando il tempo.
Oggi: amo la passione dichiarata di Gaspara Stampa; la lievità di Emily Dickinson; la tenerezza che si coglie tra un verso e l’altro di Atonia Pozzi; la musica di Marina Cvetaeva; il dolore cosmico di Anna Achmatova, il mistero sprituale di Cristina Campo, il verso tormentato di Sylvia Plath, la provocazione di Anne Sexton, la potenza di Ingeborg Bachmann, l’irreparabilità del danno della vita di Alejandra Pizarnik… E Rilke e Pessoa e Ghiannis Ritzos…
Non ho potuto assomigliare a nessuno/a di loro, purtroppo. E neppure al/la poeta colto/a o al/la poeta che, pur sincera/o, non mi pareva, nonostante la fama, meritare la mia attenzione. Ma provo a dire sapendo di dover diffidare di me stessa.”

di Maria Inversi

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Non ditemi domani (n. 11)

Madre di Sanaah

Il tuo volto è di pietra
fiore esotico de-profumato
immobile agli zefiri
che pur non negano lamenti
non ti addentano il cuore
donna che copri il corpo
per obbligo di pudore
e non temi di mostrare l’indifferenza
all’altro di lei che s’infuse di rosso
e non ebbe il tempo di scandire
la vita lontana dal tuo onore.

Ed era un tulipano il suo volto
che schiudeva futuri pistilli.
E in quel sorriso senza più estati
né inverni e primavere
rimase il dubbio dell’appartenere.
————–
Non dovrò tacitare il cuore
che s’inferocisce ogni qualvolta squilla il cellulare
né se di notte andrai, cavaliere su due ruote
dal tuo giovane amore

Non sarà per te che dovrò temere
ma per me che non ti volli
per non dovermi chinare un dì su quella zolla
che non discrimina, ma la vita ingoia e fa dimenticare
————
Non udrò la tua voce
né le braccia tue stringeranno
il collo mio che gli anni reggeranno con fatica

Non vedrò la tua vita fiorire
né la fuga del mio desiderio
che testardo ti vorrà ancorato a me

Non soffrirò per le tue innocue malattie
che ogni timore lasciano sospeso

Non spererò che tu abbia
di quel futuro dai tanti nomi scontornati
il buono di oggi e il meglio di domani.
———

La tua testa alla finestra
la mia sulla tua
e lacrime scorrono
al tuo ventre
e lacrime scorrono
ai tuoi capelli.
Il conflitto d’amore
che ci lascia senza sogno
nobilita questo scivolo di vita
ma vorrei sostare ora
sulla tua tomba
e affidare a marmo e terra
le lacrime mie, non queste tue
delle inenarrabili ore che velano la tua storia.

————

Lei sgocciolava sangue cupo
di papavero che arde
il desiderio di vita e se ne infischia
della lievità del sonno che si figge
nel segreto delle fibre.
La mano stringeva un petalo
un sussulto un volgersi altrove
in spirali di vita.
Trepidante nel sole di mezzogiorno
gli occhi al cielo del Libano e i suoi cedri
l’accoglievano da poco tempo devota.
Si è sempre soli, amica mia, nel dolore.

————

Amica cara
scossa dal dolore
istigato dai troppi abbandoni
sui capelli tuoi strinati e gli occhi accesi
che vorrebbero scivolare su volti inteneriti
vorrei disgelare la nudità del mio amore
intruso al tuo cuore dolente
vorrei sussurrarti straccia ora
quel pensiero che non sa
farsi silenzio non sa
stare senza te.

————

 

Settant’anni li aveva.
Con orgoglio sfoggiava
la chimica nelle labbra
e nelle palpebre estese.
Accessori tigrati
medi e anulari inanellati
splendeva di fiera ricchezza
col vuoto negli occhi dimentichi
anche dell’ultima tenerezza.
————

 

Scarpe rosa calze nere
la veste spumosa sborda
dalla volpe d’argento.

Tace il tempo.

Sul volto inciso il sorriso appassito
e lo sguardo, lo sguardo smarrito
da tempo già vinto riluce
nel raggio di sole indifferente.

Lei non sa quanto antica è
la sua sete d’amore
la sua solitudine senza spasmo, senza cuore

 

————–
In quel giorno
in cui stormi garrivano come
danzanti giunchi a primavera
su un letto d’iris dischiusi
il tuo corpo sfatto cantava
l’aria dei tempi e del di più.
Un Dio lo invidiò.

————-

Non foss’altro per i passi tuoi
che lasciai alle spalle
e il loro tonfo sull’ardesia intorpidita

non foss’altro per le parole tue
che s’infransero su briciole d’argilla
al suono di una lorica

non foss’altro per quel solo sogno
che m’involò alla speranza
giocando ardenza e fragilità

chiusi la porta.

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L’aria è ferma
come la sera
che l’amica del cuore
sfuggendomi disse
-cara, ho un tumore
e non voglio morire-
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Maria Inversi è interprete, scrittrice e regista teatrale, di origine pugliese,  è residente a Roma. Ha ideato, allestito e diretto spettacoli in cui ha fatto confluire altri linguaggi quali: danza, arte visiva, fotografia con testi suoi o di: Ingeborg Bachmann e Etty Hillesum (1994); Marguerite Duras (1996), Simone Weil, Maria Zambrano (1996); Elfriede Jelinek, Ludovica Ripa di Meana. Suoi testi hanno raccontato: Camille Claudel, Artemisia Gentileschi, Ingeborg Bachmann, Amelia Pincherle Moravia Rosselli, Milena Jesenska, Marianne Golz-Goldlust, Sabina Spielrein, Sylvia Plath, Elfriede Jelinek. In altri spettacoli, la parola poetica ha giocato, in interdipendenza, con note o frasi musicali come: “Quest’è l’amante mio” (petrarchiste in rock)… Ha pubblicato racconti, testi teatrali e saggi e organizzato conferenze e convegni inerenti la cultura delle donne. Nel 2011 ha pubblicato In Il teatro della Jelinek a cura di Lia Secci (Aracne Editore): E. Jelinek e le pièce teatrali che non si misurano col gioco. Ha curato Il Canto della Terra – Mahler, antologia di poete italiane (Samuele Editore). Ha scritto complessivamente tredici testi teatrali e otto drammaturgie. Collabora con riveste culturali come recensora e opinionista. E’ socia della SIL – Società Italiana delle Letterate.

4 pensieri su “Opere Inedite, Maria Inversi

  1. Nostalgia di tempi lontani e sguardi appuntiti sul nostro presente. Molto affascinante, invita ad alzare le narici al vento per capire e per scoprire. Complimenti.

  2. Poesie molto particolari, intense, profonde, da leggere e ri-leggere (alcune più volte) per apprezzare appieno l’emozione che trasmettono.
    Grazie Maria e complimenti vivissimi!

  3. Belle le poesie, non di tutte posso comprendere l’origine ed il significato, mi basta lasciare scorrere le parole come il fluire di una musica. Brava!

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