Opere Inedite, Carlo Bramanti

Carlo Bramanti ha inviato per Opere Inedite una foto ‘sfumata’ che lo colloca in uno spazio atemporale, appartato, di riflessione. Carlo scrive poesie e spesso nello scriverle, utilizza la struttura dell’haiku, una forma poetica nata in Giappone (nel periodo Tokugawa) che dice di amare molto. Gli haiku – come molti di voi sapranno – sono un breve componimento di tre versi (il primo e il terzo di cinque sillabe, il secondo di sette) in cui la natura diviene spesso un pretesto per riflettere, per esternare uno stato d’animo o un pensiero.
“Credo che equilibrio e armonia si annidino spesso sull’albero della semplicità.” mi scrive Carlo, “Lo haiku, e la poesia giapponese in genere, è una poesia semplice e istintiva, fatta per lo più di immagini che arrivano senza troppi fronzoli dritte al cuore.”

di Carlo Bramanti

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Alba gelida:
nella tazza che ride
il primo caffè.

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Il bimbo
della vicina
s’è appena addormentato.
Il vento no.
Nel buio,
continua a premere
sulle mie tempie di vetro,
a cercare ricordi
e sogni
che ho amato.
Ma anche i bagagli
di sogni
più leggeri
pesano, se portati da una vita,
se una corrente
li allontana
pian piano
dal domani.
E se poso il cuore
nudo come poesia
in una bottiglia,
come adesso,
non posso
che pensare a te,
prima di donarla
al mare.
La deriva
di ciò che ho dentro
è nei tuoi occhi,
dai quali non potrò
più guardarmi. 

***
Sull’abisso del tempo

Prima che scenda
la notte,
trasforma
le meraviglie
del mio inconscio,
fanne orchidee
che nessuno
ha mai visto,
orchidee per un sogno
che spira
lasciando in cielo
scie iridate.
E scorta i fiori,
tutti i fiori
e i sogni,
nel paese dell’infanzia,
nel lontano paese
di draghi
e colori.
Lascia che ascolti
scure ali di falena
fendere l’aria
del cuore,
per dare un’oasi
a un battito stanco
sull’abisso del tempo.
***
Puoi far fiorire un verso
Puoi far fiorire
un verso,
è vero,
ma non c’è luogo
in cui troverai
rifugio
da te stesso.
Su, scappa,
scappa ancora.
Dio guarda
(speri)
da quella luna
che ieri si stagliava nitida,
quasi perduta
sul dirupo
dipinto
dai tuoi pensieri.
***
A tarda sera
A tarda sera
coi gusci
di noce disegnavamo
stelle più luminose.
La tv era spenta,
ma trasmetteva
un Sogno lieve,
una voce nella notte
che animava
i quadri,
le rose del lenzuolo
gonfio appena
d’un alito
di quiete.

Nel cassetto,
ieri, ho ritrovato
il tuo sguardo,
un piccolo
veliero,
questo guscio
nascosto
sopra un raggio
di vecchia Luna.

***

La rosa

Nuotava
sul lago
staccata dallo stelo
nella piena luce dell’alba,
ancora chiusa.
Ero sicuro
-come dei miei sogni-
che pian piano
si sarebbe
aperta,
rivelando, silenziosa,
il tempio dell’amore.
Ma non ne feci
parola con alcuno.
E mentre badavo
che gli altri
non scoprissero
il segreto,
non mi accorgevo
che appassiva,
a un passo
dal mio cuore
quasi ateo.
***
Ramo di luna
Aspetto
che venga sera.
Un giradischi
anni ottanta
suonerà della musica
soul, quella
musica vera
che a te
piaceva.
Poi, una voce nera
si alzerà
nella notte
immobile,
silente
– un serpente di note
dorato –
a trovare
l’essenza chiara
del tuo cuore
in cielo.
Solo nuvole e stelle.
Il tetto sarà
sciolto da
una lacrima antica,
e io potrò dormire
con soltanto un lenzuolo
di mare,
sopra un ramo di luna
fiorito
dei tuoi
flebili sorrisi.
***

Qui finisce il cielo
Metti pure
in un angolo
i diversi,
sbrana i sogni
di persone per bene.
Lo fai da secoli,
chi può dirti
“Ora fermati”.
Strano giorno,
di mani
che chiudono
finestre
perché stanche di un sole
malato
o a loro precluso.
Persino
questa mano
che scrive
non ha senso:
tra un po’,
la penna cadrà
dal palmo
– nudo di sogni –
e, alzando lo sguardo,
saprò davvero
dove finisce
il cielo
e inizi Tu.
***

Chiudi la porta
“Chiudi la porta”,
sussurrai a mia Madre.
“Sto gelando”.
Lei non rispose.
La porta era chiusa,
come le finestre, come tutto
attorno a me.
In uno specchio,
invece,
vidi le ante
del mio cuore spalancate
verso le ultime briciole
di luce
delle persiane.
“Viene da dentro
questo freddo,
è così, vero?”
Non rispondeva
– la tenda nivea
gonfia d’assenza –
e io non potevo
chiuderle,
non potevo
che contare
i coriandoli
di tramonto
che mi separavano
da Lei,
dal suo sacrificio,
e scrivere,
scrivere ancora
fino a stordirmi
di versi e sogni.
AUGURI MAMMA, da un piccolo cuore in una sera senza senso.

***
Quell’onda
Quell’onda
avrebbe cancellato
le orme
sulla spiaggia
di migliaia di vite
spezzate,
ma non l’orrore,
la consapevolezza
che la vita
è un attimo,
un passaggio,
un grido spesso inascoltato
nella notte celata
in ognuno di noi.

A me,
al mondo
non restava
che stringere
l’unica vera
conquista dell’uomo:
il silenzio.
***
Haiku

Un origami
sono, per l’alba muta.
L’aura di un sogno.

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Carlo Bramanti è nato ad Augusta (SR) il 9 Marzo 1974. Ha un diploma di perito elettrotecnico nel cassetto e una grande passione per la letteratura giapponese.

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