Opere Inedite, Cristiana Cafini

Cristiana Cafini l’ho conosciuta qui dove lavoro, a Rainews. Il suo aiuto è stato prezioso e indispensabile in molti momenti della mia vita lavorativa. Cristiana è una donna generosa e speciale, e non solo perchè occupa nel mio cuore un posto speciale… Ho scoperto di recente i suoi versi, e così ho compreso “perchè Cristiana è Cristiana”. La sua è una poesia che desidera “Desidero la notte madre,/ accarezza la mano/ del sogno ninna nanna,/ appena sussurrato il bacio,/ bianco foglio,/ spazio vuoto,/ dove scrivere il mio nome” ed è poesia che è desiderata […] “tu sei irraggiungibile / su quell’alta montagna/ esitante e fremente / mi muovo alla sua cima,/ ma sempre ti allontani, muta/ distante, dai miei sguardi.”

In questo gioco d’amore, di avvicinamento – con occhiali – e di allontanamento  – senza occhiali – si annida la poesia di Cristiana che dice: “Sono./Non sono.”
(Luigia Sorrentino)

Cristiana (lei lo ricorderà sicuramente) una volta mi ha detto : “La poesia mi ha insegnato a vedere l’invisibile. Direi, anche, l’essenziale. Ha asciugato le lacrime dai miei occhi“.

di Cristiana Cafini 

LA NOTTE
desidero la notte
pace lunga e piana
la notte dei pensieri
di silenzio, nel riverbero
lunare, spazi ampi per vagare
tra passato e futuro

desidero la notte
per sentire e soffrire,
curare la ferita,
sedare, cancellare
quel peso nel mio cuore,
per creare, riamare, liberare
all’aria e al vento ciò che il cuore
vuole e la mente non consente.

desidero la notte,
per sentirmi, sola e ME,
umana donna, pelle e sangue,
vita che si snoda cercando la sua
scia, come essere da amare,
essere che è essere
guardarsi nuda e vera,
fino in fondo lo specchio
dentro e fuori, sorridersi, al sicuro
dal giudizio della bellezza,
dal ricatto
dal dovere.

Desidero la notte madre,
accarezza la mano
del sogno ninna nanna,
appena sussurrato il bacio,
bianco foglio,
spazio vuoto,
dove scrivere il mio nome.

Qui IO SONO
sono IO.

******

FORMA DI MADRE

tu sei irraggiungibile
su quell’alta montagna
esitante e fremente
mi muovo alla sua cima,
ma sempre ti allontani, muta
distante, dai miei sguardi.
Da quel primo profumo,
il caldo liquido mi avvolse
ti cerco come il primo abbraccio
e ti amo
nessuna voce torna indietro
gli occhi non si posano, su me
nessun affetto d’origine

statua immobile e insensibile,
marmo bianco liscio e perfetto,
guardi lontano
imploro la carezza delicata
la calda morbidezza delle labbra
appoggiate sulla pelle bambina

Silenzio

Il cuore si indurisce

Chi sei?

sinuoso pallore
Pietra bellissima di forme,
idea d’amore

Niente mi raggiunge
la perfezione appartiene a te
né comprensione, né sorriso,
né voce clemente e sola, vibrante
la necessità di quel primo amore,
rimango immobile, ritta sui piedi,
i miei piedi nudi, brividi
e ferite,
vera e viva le spalle volto

****** 
LA CENA DI NATALE
 

Una tavola di cristallo
e tutt’intorno statue
lucenti strenne colorate,
vino, cibi invitanti
nel motivetto del carillon.
Sedute, come inchiodate sagome
di figli, di padre e di madre.
La bocca serrata, il cuore
non parla né sfiora le mani.
Esistono per tutto il resto.

******

ESPLORAZIONE
 

la notte non passa, la luna
sta fuori bianchissima
si allarga grande come un’ostia
penetra il più profondo sguardo.
Tutt’intorno al volto riflesso
nello specchio, frammenti di pensieri
sospesi, rarefatti, senza senso.
Voci e sillabe sussurrate
in testa si sovrappongono
allegre, cupe o basse,
la stanza di là porta l’eco
di una festa.

Tu sei qui, esclusa da quei fremiti,
a scrutare nel viso,
ogni piccolo mutamento.
Prima nulla, poi ecco…
dentro l’occhio, nel naso,
la pelle… il colore…
per distrarti ti abbassi al corpo.
Il sobbalzo del sopracciglio
“Cosa è ancora mio?”

tra queste braccia, scendendo giù,
alle punte dei piedi…
Uno scafandro enorme
resiste alla pressione
in profondità
per muoversi ad esplorare il dolore.

Lo sguardo va più in fondo,
dentro e più dentro,
oltre la pelle, alle ossa, a bagnarsi
del sangue a cercare l’anima.
Ancora più dentro. Si vede.
Balenante luminosa opaca.
Tremante, esitante.
Dura e sfilacciata.
Stende un lenzuolo trasparente
su ogni parte
come ferita,
e anche oltre
quelle cellule ribelli sfuggono
si nascondono, tradiscono.
Lacerata e viva, cerca altra vita,
palpita e prega, d’essere sé stessa.

*******

DANZA

Danzeremo in tre, stringendoci forte,
un abbraccio infinito.
Attraverso le mani
scorrerà l’energia di quanto siamo
e l’amore che ci unisce
fin dal principio.
Danzeremo come cagne selvagge
sul verde della montagna.
In un momento eterno
il mio sguardo vi ricoprirà
sguardo di luce in pieno giorno,
aderendo ad ogni vostro centimetro
nel bacio, lungo, totale, della madre.
Danzeremo e rideremo unite
nel sentire d’essere vicine,
nel capirci, senza dire.
Io sarò giovane e libera
voi donne.
Io aprirò la strada per prima
voi dietro. Con l’animo leggero,
pronte per vivere, amare.

Cristiana Cafini è nata a Teramo il 30 giugno 1968. Vive a Roma e lavora a Rainews. Ha conseguito il Diploma di Specializzazione in Storia del Costume presso l’ACCADEMIA DI COSTUME E MODA di Roma  e la Laurea in LETTERE – Discipline dello Spettacolo, con la tesi in Storia del Teatro: “Le influenze del teatro giapponese nella Musical comedy inglese a cavallo tra XIX e XX secolo”.
Ha lavorato come assistente costumista per la ricerca iconografica dei costumi per varie produzioni tra cui: “Lunga vita alla plastica” di Giampaolo Conti (cortometraggio del 1997), “MDC: maschera di cera” del regista Sergio Stivaletti (1997), “De reditu” di Carlo Bondi (2003), “Pontormo: un amore eretico” di Giovanni Fago (2004). Nel 2006 ha curato il documentario “Tutti i colori di una vita” dedicato a Tiziano Terzani, prodotto da RAI3 per la regia di Luciano Minerva; dal 2005 di occupa della produzione del “Dossier Migrantes” in collaborazione con il giornalista Giuseppe Rogolino, dossier statistico che Rainews produce annualmente per la Caritas. Dal 2009 è allieva dello studio d’arte del pittore Romeo Mesisca e si appresta ad esordire con la prima mostra collettiva presso la Galleria “PRAENESTE ARTE” di Palestrina.

7 pensieri su “Opere Inedite, Cristiana Cafini

  1. Ecco a voi le poesie di Cristiana Cafini.
    Ho dovuto incoraggiarla molto per pubblicarle. Ma l’ho già detto: tengo particolarmente a Cristiana. Per questo l’ho presa per la mano…

  2. Poesia che fa sentire pienamente la sua voce. Poesia che fa respirare le assenze. Se asciuga le lacrime, poi, è anche medicina doloris.

  3. Cara Cristiana,
    le tue poesie mi sono piaciute molto. Hai il dono di far “vivere” le immagini e, mentre leggevo, avevo l’impressione di esserci: sei proprio un’artista in tutti i sensi!!! Soprattutto mi ha colpito questo riferimento all’anima “Lacerata e viva, cerca altra vita, palpita e prega, d’essere sé stessa”. Te lo auguro con tutto il cuore, di esprimere sempre la meraviglia della tua anima, libera dalle “mancanze” degli uomini (… e delle mamme) e piena dell’amore di Dio che ti ha creata così sensibile e bella, per amare.
    Grazie a Luigia che non conosco, ma che ha fatto veramente bene a pubblicare. Un forte abbraccio e a presto! Caterina

  4. Quella di Cristiana è una poesia che si fa riconoscere senza resistenze e/o ostacoli di sorta, subito ti prende per mano e ti apre il suo segreto… E tu la segui, grato di tanta franchezza; senti, immediatamente, la sua volontà di non intimidirti, di non creare artificiose sovrastrutture per costringerti a misurare da ciò la…profondità, il linguaggio…alto, il contenuto denso di citazioni e di cultura…Ovviamente, qualità da non confondere con superficialità o, addirittura, con “banalità”. Tutt’altro. E’ il prodigio di un linguaggio semplice e immediato capace di esprimere un messaggio poetico complesso e profondo. Grazie, Luigia, per averla pubblicata.

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