Enrico Fraccacreta, “I cigni neri”

Dalla spiaggia scura del lago
i cigni neri prendono il largo,
così eleganti i cigni neri
con quei becchi rossi scintillanti
attendono la corsa dei ragazzi
a volte confusi nella mente.
Si stringono le mani emozionati,
li portano alla gara sulla riva
con gli occhi alla bandiera del maestro
lo sparo e il pugno in cielo dell’autista.
Mario che salta in prima fila
perde tempo guardandosi le gambe
Fuggianill di lato passa avanti
stringe i denti sul colosso di Rodi
Filippo cambia marcia e corre dalla madre
spinge Federico II uscito dal castello
che si volta e cerca Graziellina,
non ancora partita
convinta di doversi ancora sposare
s’aggiusta i capelli sulle onde
sbatte le ciglia nell’aria imprigionata,
l’applauso partito dalle nuvole
che alza in volo i cigni neri
navigatori del sortilegio,
nel filo d’orizzonte quando scocca
la campana dell’ultimo giro
sul filo del traguardo stanno urlando
i cigni liberati dalle piume.

*

A lezione di botanica ci fa un cenno la mimosa,
gli ultimi ciclamini addirittura si presentano
quasi volessero esserci ancora,
dopo la pioggia la primavera spinge
le erbe crescono sotto i nostri occhi,
le corolle si spalancano quando ci chiniamo a studiarle
anche il bosco è vanitoso.

Anna è seduta sotto un gelso bianco
con l’indice della mano fa cerchi sulla torba
forse ricorda qualcuno,
per la prima volta la sento parlare
mormora che un’atmosfera
si annuncia con il profumo del vento leggero,
di solito pesca la giovinezza della menta
prima di diventare un incantesimo,
lei è sorella degli stati d’animo
insieme corrono, s’inseguono a vicenda
giocando nel paesaggio,
poi si accordano per cercare l’ultima sorella
quella ribelle che sparisce e fatichi a ritrovarla
perché si nasconde, potrebbe essere ovunque
anche qui, mimetizzata nel verde delle piante
la speranza.

*

Si ritroveranno a bosco Quarto
guidati dai lampi del biancospino,
scenderanno nel vallone verso Vico
inoltrandosi in posti remoti come Gadescia
arrampicandosi sui segreti di Manatè
davanti al sorriso della baia di Peschici.
Si organizzeranno nell’ultimo pianoro
intorno al lago di vetro azzurro
che riflette le distanze siderali
in moltitudini di frecce luminescenti
dirette al centro esatto dello spirito.
Valuteranno insieme le piccole bugie
che galleggiano oziose sullo specchio,
il crimine oscuro affondato nella mota
le colpe che urlano nascoste nei relitti
gli errori e le paure che li hanno accompagnati.
Resteranno lì immobili in cerchio
intorno all’acqua e al fuoco
tutte le notti sotto un cielo ancora più basso
e il loro canto diventerà altissimo.

*

ad Andrea P.

Guarda possiamo quasi toccarlo
il sole sprofondato dietro Tremiti
s’abbassa di un centimetro
a ogni gara di nuoto,
ce ne andremo dall’acqua
con gli ultimi fuochi sulle spalle,
a riva i pini d’Aleppo ci attendono
lasceremo lì le nostre ombre ad asciugarsi

Quelle voci, quelle risa
volano oggi dal cartello dei vicoli
sfiorano l’insegna della scuola
il primo manifesto del metodo globale.
Sempre più a ritroso nuoteremo verso l’inizio,
dodicimila pomeriggi, ricami esausti di mattini
più passa il tempo amico
più t’avvicini.

__

Enrico Fraccacreta, poeta e piantumatore d’alberi di San Severo (Fg) ha tra le sue pubblicazioni, “I nostri pomeriggi” (Scheiwiller, 1995), “Tempo Medio” (Bastogi, 1996), “Camera di guardia” (Quaderni del Battello Ebbro, 2006), “Mademoiselle” (Ellerani, 2012), nonché la biografia narrativa “Il giovane Pazienza”, già alla quinta ristampa dedicata ad Andrea Pazienza. “Tempo ordinario” (Passigli, 2015) è la sua quinta raccolta poetica con la quale è stato finalista al Premio Frascati. Svolge una intensa attività culturale in particolare con il Progetto Mosaico di San Severo ideato insieme all’Architetto Fabio Mucilli sui temi di letteratura e paesaggio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *