Volevo trasformare il dolore in qualcosa di bello

Ogni volta che l’ago penetrava la mia carne pensavo:
“quella volta che durante l’adolescenza non ero abbastanza bella per pensare di essere amata”;

“quella volta che, cresciuta, lo ero diventata fin troppo per poter essere considerata intelligente.”
“quella volta che… sono stata abusata, violentata, ferita, umiliata.”

Mi ferisco davvero e il sangue che scorre rappresenta per me la brutale violenza omicida attuata sulle donne e il mio bambino sulla pancia ricorda che spesso nelle diatribe tra genitori sono i piccoli a subirne le conseguenze. Continua a leggere