Stefano Raimondi, da: “L’Atalante”

Stefano Raimondi

A N T E P R I M A    E D I T O R I A L E

“L’ATALANTE” [i]

Ci sono istanti che sembrano avere
parole esatte: silenzi tolti dal respiro
come da un impaccio, come
fossero tagli dentro i tagli.
Sono questi i lasciti, i resoconti
di quello che si chiama amore
-o quello strano modo di amare-
che fa restare anche
dentro un fiato che chiede
da che parte appannare
disegnare cuori sopra i vetri
da che parte stare
sulla parte fresca del cuscino.

*


Si educano gli amori
– mi dicevi –
si educano a resistere
o a guardarsi dalla parte
che non si può mentire.

*

Lascia che si avverino le mie profezie
che le ali degli uccelli taglino in due
il volo, che il Nord dimentichi
il suo punto e uno scaraventarsi d’onde
racconti la storia per intero, come
se a planare fossimo noi senz’aria
senza i corridoi sbadati delle correnti.

*

Tenersi rasenti alle promesse.
Chiudere il braciere.
Sapere delle ceneri calde.

Si fanno di notte i passi lenti
con le mani a tentoni sugli spigoli
e il buio diventa un’altra cosa:
entra nella gola.

Sono quelli i tragitti più lunghi
le mani che si cercano, gli occhi
che si tengono oscuri apposta
per vedersi, baciarsi poi nel vuoto
di un abbraccio, che potrebbe
essere dappertutto o qui vicino
tolto da un sì detto di soppiatto:
a sangue.

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