Pierluigi Cappello, due passioni: il volo e la letteratura

Entro la fine dell’anno 2012 il poeta Pierluigi Cappello dovrebbe godere dei benefici della Legge Bacchelli.

Pierluigi subì un incidente gravissimo per il quale rischiò di morire due giorni prima di iniziare la scuola: l’Istituto tecnico industriale di aeronautica, nel 1985. Quand’era ragazzo diceva che da grande avrebbe voluto essere un aviatore. Pierluigi, il poeta che vive in carrozzella, è solo, non ha nessun familiare in vita (la madre che si prendeva cura di lui è morta recentemente). Al momento, Pierluigi Cappello vive con una esigua pensione di invalidità e una ancor più esigua pensione di accompagnamento, ma non ce la fa più.  Le sue precarie condizioni di salute richiedono cure adeguate e continue che Pierluigi non può sostenere economicamente. E’ più di un anno che si attende che gli venga assegnato il vitalizio della Bacchelli. Continua a leggere

Renzo Favaron, “Un de tri tri de un”

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Un de tri tri de un di Renzo Favaron,  recensione di Arnaldo Aderle

Accompagnato da una breve postfazione di Giovanni Tesio e da un saggio di Lorenzo Gobbi, questo nuovo libro, Un de tri tri de un (Atì Editore, 15 euro) di Renzo Favaron, uno dei maggiori poeti italiani in dialetto, riunisce le sue raccolte più significative a cominciare da Presenze e comparse (1991) fino a In cualche preghiera (2009). A fine libro compaiono anche le traduzioni in italiano eseguite dallo stesso autore. È dunque un´antologia della produzione in dialetto veneto (Favaron scrive anche in italiano), che è la lingua dalla quale emergono tutte le qualità del poeta, e soprattutto la sua forza espressiva nell´essenzialità che caratterizza la sua scrittura. Continua a leggere

Valeria Rossella, “La città di Kitež”

Nello scaffale: Valeria Rossella
a cura di Luigia Sorrentino

Il soggetto della poesia che ha per titolo Kitež ( della quale qui sotto offriamo un frammento) si riferisce alla leggenda russa secondo la quale la città sarebbe collocata sulle rive del lago Svetlojar, che per sfuggire all’invasione dei Tartari si era resa invisibile, e appariva solo in immagine, capovolta nell’acqua. Molti pellegrini partivano alla ricerca della città miracolosa, sperando di vedere il suo riflesso sul fondo del lago o di sentire il suono delle sue campane. Si diceva che taluni vi avessero soggiornato, che circolavano delle lettere, e che mettendosi in viaggio il pellegrino non avrebbe mai dovuto svelare la sua meta.  Continua a leggere

Giovanni Tesio: “Blotto, uomo di sfide e dismisure”

Nello scaffale, Augusto Blotto
a cura di Luigia Sorrentino


Pubblico su questo blog una recensione scritta da Giovanni Tesio su un poeta torinese nato nel 1933 Augusto Blotto, definito “il poeta italiano più prolifero della sua generazione“. In realtà Blotto è quasi un caso letterario: troppo poco si è sentito di lui, ed è per questo che ne parliamo qui, leggendo la recensione scritta da Giovanni Tesio e alcuni testi di poesia dell’autore. Soltanto una domanda: perché tanto silenzio su questo autore?

La poesia attaccata alla sua cosa
di Giovanni Tesio

Di Blotto – è ormai un dato ripetuto – si sottolinea l’opera prodigiosamente numerosa, che una sola vita non basterebbe a interpretare. Ma di lui – non meno prodigiosa – andrebbe sottolineata la numerosità dei luoghi visti e attraversati. Continua a leggere

Giovanni Tesio, “I più amati. Perché leggerli? Come leggerli?”

Giovanni Tesio I più amati. Perché leggerli? Come leggerli? Interlinea (€ 14)

Un’opera in difesa dei libri, della lettura, della letteratura, della poesia. Con un ricca proposta di citazioni sul tema. «Senza voler istituire ridicole affinità, ho provato quel piacere della lettura di cui parla Proust in un testo, Journées de lecture, che sta alle origini della Recherche. Certo non posso paragonare il buon décor proustiano al mio, che era tanto più rustico e tanto meno agiato, ma capisco bene quando parla delle “incantevoli letture dell’infanzia, il cui ricordo deve restare per ciascuno di noi una benedizione”. E che all’infanzia abbia per conto mio accostato anche un po’ di adolescenza non cambia di fatto la memoria che conservo della mia lontana esperienza di lettore» (dalla premessa).
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