L’esplorazione del dolore nella poesia di Samir Galal Mohamed

Pubblichiamo in anteprima tre testi di Samir Galal Mohamed tratti da Damnatio memoriae, Interlinea Edizioni, Collana “Lyra Giovani” a cura di F. Buffoni, Novara 2020.

Le regole di ingaggio non sono mai chiare

Le regole di ingaggio non sono mai chiare.
Un tradimento, un abuso, un pestaggio…
Un focolaio di essere umani – rilevati dai radar.
L’incendio di una tendopoli – rivela il nome comune
di un luogo. Se le regole di ingaggio non ci sono mai
chiare, queste, al contrario, risultano arcinote.
Un silenzio, un sequestro, uno sgombero…
L’infinito movimento di un corpo-lince che si smarca,
che è complementare a un movimento finito e “segugio”.
Quando stringo fra le braccia questo torace, tanto minuto
quanto vulnerabile, cerco di non guardarlo negli occhi.
Non voglio che veda il mio male, che vi riconosca
delle prove, che ne intuisca alcuna profondità.
Non perché il mio male sia speciale o abbia qualcosa in più
di un altro. Semplicemente, non voglio che ne veda ancora.
Dovrà fare i conti con vecchie e nuove regole di ingaggio.
Con l’abisso della non decisione per eccellenza.
Con la possibilità di divenire umano, di venire meno
all’umanità, di divenire qualcosa in meno dell’umano.
Occorrerà il rischio di divenire altro: altro per cui
sarà valsa la pena lasciarsi guardare, negli occhi,
da tutto quel male. Continua a leggere

XII Quaderno Italiano di Poesia Contemporanea

Dodicesimo-quaderno-italianoCorposo e potente questo Dodicesimo Quaderno sulla poesia italiana a cura di Franco Buffoni.

Vi sono inclusi sette poeti. Il più giovane è nato nel 1989 e si chiama Samir Galal Mohamed. Notevole la sua poesia che ha per titolo  “A un padre“, e che fa riferimento a un uomo che si è annientato nel nome di un’altra identità.

Sono presenti nel Quaderno due donne di grande sensibilità versificatoria, Maria Borio e Maddalena Bergamin. Due figure opposte, ma direi anche, complementari. La prima, Maria Borio, sembra dominata da un’apparente incertezza: “Il sole è quasi a gennaio/ le ombre della terra/ risalgono il campo, liberano/ le estremità degli alberi“. Più sicura e determinata, invece, la voce di Maddalena Bergamin: “La madre è uguale alla figlia/ sul fondo lo sfondo urbano, che strano/ la madre è uguale alla figlia!” Continua a leggere