Opere Inedite, Nicola Vitale

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

Oggi leggiamo la poesia di Nicola Vitale di cui mi sono già occupata in questo blog in una lunga intervista (vai qui) qui accanto ritratto in una ‘foto domestica’ con la sua cagnolina Dafne, una foto che mette in ombra il poeta, e in luce la cagnetta, accudita e amata.

Nicola mi scrive una nota sulla poesia e sul poeta che pubblico volentieri con sei poesie inedite tratte dal suo testo La natura ride. 
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«Poesia è il Mondo / l’umanità / la propria vita / fioriti dalla parola / la limpida meraviglia / d’un delirante fermento». Così Ungaretti dava la sua visione, che rimane forse la più concisa, espressiva e convincente di ciò che chiamiamo poesia. Quanto di più corrispondente alla visione che ne abbiamo oggi, in un clima di mitizzazione dell’arte con residui romantici, coscienti della sua inutilità e impotenza in un mondo tecnologico e scientista.
Kafka la descriveva (forse) come un rocchetto, Odradek, che persa la funzione reale rivela proprietà estranee e stranianti. Oggi tutto ciò che si costituisce come cosa “intera”, non parcellizzata dall’analisi, (filosoficamente potremmo dire: che ha a che fare con l’essere) si presenta come oggetto alieno: lo scarafaggio in cui lo stesso Kafka si trasforma per la colpa di non poter vivere nel divenire, nella storia, colpa, nel Processo, punita con la morte.

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