Notizie dal … Premio Calvino

Sono ancora aperte le iscrizioni per la 26a Edizione del Premio Italo Calvino, rivolto a scrittori esordienti di narrativa. C’è tempo fino al 15 ottobre 2012 per inviare il proprio manoscritto.

Sul sito del Premio si trovano il Bando e le istruzioni che guidano passo per passo la preparazione del materiale da inviare.

Il Premio Calvino ha dato inizio alla carriera editoriale di autori come Marcello Fois, Fulvio Ervas, Flavio Soriga. E, negli ultimi due anni, a Giovanni Greco, Marco Porru, Pierpaolo Vettori e Mariapia Veladiano.

 

www.premiocalvino.it

Xiao Yunru, lezione di calligrafia

Appuntamento: Arte e Poesia

Oggi, 4 aprile 2012 alle 18:30, alla casa delle Letterature di Roma “Doppio Passo. Incontri di Arte e Letteratura. Opere di Xiao Yunru. Parole di Arnaldo Colasanti“.  (Piazza dell’Orologio n.3).

Xiao Yunru è un famoso calligrafo cinese che arriva in Italia in occasione della presentazione dello Xian ChanBa International Exchange Centre for Children and Youth. La calligrafia diventa arte in Cina poiché in tale lingua il disegno, l’idea, diventa segno parola espressione di una armonia formale e segretamente spirituale.

L’esposizione – aperta al pubblico fino al 4 maggio 2012 – si compone di stendardi i cui ideogrammi dipinti su carta di riso rappresentano alcuni elementi tipici della cultura cinese. Due delle opere esposte sono state create durante il soggiorno in Italia del maestro calligrafo cinese per la presentazione del China Xian ChanBa International Exchange Centre for Children and Youth. Continua a leggere

Valentino Zeichen, “Poesie giovanili” 1958-1967

DIARIO FAMILIARE
di Valentino Zeichen

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, sono stato parcheggiato a Kantride (Fiume), in una colonia marina che protraeva la chiusura oltre l’estate, per albergare orfani autunnali. Mia madre era tisica, ormai all’ultimo stadio, e così l’avevano ricoverata in un sanatorio vicino a Laurana, sulla costa. Dopo mesi di sparizione senza che avessi sue notizie, mi avevano confidato la verità. Una vigilatrice mi aveva preavvisato: mia madre sarebbe venuta a trovarmi, compatibilmente con le sue condizioni di salute. L’incertezza sulla data angosciava le mie aspettative giornaliere. L’edificio della colonia doveva risalire agli anni Trenta; ricordo una costruzione a due piani con tanti oblò; un lungo porticato di colonne cilindriche, e la facciata esposta a ponente, verso il mare. Dopo giorni pieni di aspettative e vuoti di notizie, le mie cieche congetture sul futuro, svanirono.
Per qualche motivo che mi sfuggiva, la visita tanto attesa, era stata anticipata, quasi affrettata per l’indomani, domenica. L’orario previsto per i visitatori era dalle due del pomeriggio alle cinque. Era da cinque mesi che cercavo di rivederla. Il mare antistante pareva gonfio d’ira come un’idra; le onde avanzavano ingigantite dalla bora, mi avrebbero travolto, e sarei annegato prima di rivedere mia madre? Era un mare dalle tinte livide, infuriato, inadatto per una cartolina illustrata del Quarnaro, anche se era solo Carnarius: divoratore di carne.
Mi trovavo a un lato del porticato, distante da altri visitatori, sorvegliato da una vigilatrice che doveva consegnarmi a mia madre. Quando mi intravide da lontano, accelerò il passo; mi sorrise appena scoprendo i suoi magnifici denti. La guardavo; volevo muovermi, ma ero come paralizzato da un’ignota paura. La lunga separazione da lei mi aveva disaffezionato dalla consuetudine di correrle incontro e saltarle al collo. Era rimasta alta e slanciata come la ricordavo. Venne verso di me e mi accolse tra le sue braccia, al rallentatore, come se avesse esaurito le sue forze, alquanto a disagio, dovuto alla mia rigidità. Mentre mordicchiavo un dolcetto, lei parlava con la mia guardiana, informandosi dello stato della mia salute; ero stato a lungo malato e non ho mai saputo il genere di malattia.
Per tutta la durata della visita ci dicemmo poco o niente: solo consueti diversivi: “Guarda, c’è una nave al largo”. Mi sentivo assalito da cupi presentimenti, e tra questi quello più ovvio che mi suggeriva il suo pallore cadaverico; in me moriva la speranza di rivederla. Fra noi altalenava uno struggente disagio; ogni nuova parola pronunciata poteva essere l’inizio di una nuova frase che precedeva il commiato. Alternavo lo sguardo tra il viso di mia madre e le ombre sghembe del colonnato, che si allungavano e impallidivano fino alla sparizione del sole. Indisponente, oppresso da tanti presagi, non facevo che informarmi su quanto tempo mancava ancora alla fine della visita, come se volessi troncarla e mandare via mia madre prima del sibilo della sirena che poneva termine alla visita. Sullo sfondo sbiadiva un raggelante rosseggiante, adombrato dagli altri pini marittimi. Le cose intorno si decoloravano perdendo luminosità. Continua a leggere