Alessandro De Santis, "Metro C"

 
MetroC_cover alta definizione[1]Nota di Aurelio Picca
Non so più cosa sia la poesia. Sarà che da ragazzo l’ho cercata come una preghiera o una punizione che
mi facesse male. Oppure mi rendesse invisibile, non per sparire ma per ripararmi da un mondo di anime morte eppure provviste di forma, liquidi, pensieri. Non volevo essere il migliore, non avevo ambizioni, se non quella di scrivere il mio nome senza il tremore della mano: in realtà la maggiore delle ambizioni. Però quando la poesia c’è, nel senso che contiene quel poco di vita che si fa poesia, non vorrei ma ci inciampo sopra perché in petto mi monta un frastuono di battaglia: un urlo muto epperò di ossa frantumate e di sangue scolato come piscio agli angoli dei muri. Continua a leggere