Bianca Pitzorno tra i cinque finalisti del H.C. Andersen Award

C’e’ anche Bianca Pitzorno, (nella foto tratta dal blog di Gaetano Lo Presti), l’unica italiana in gara, autrice di popolari libri per ragazzi, tra i cinque scrittori in lizza per l’Hans Christian Andersen Award 2012, considerato il più prestigioso premio internazionale per la letteratura infantile e assegnato ogni due anni, fin dal 1956, dalla International Board on Books for Young People, un’organizzazione che ha sede a Basilea, in Svizzera.

Oltre alla scrittrice italiana, compongono la rosa dei finalisti Mara Teresa Andruetto (Argentina), Paul Fleischman (Usa), Bart Moeyaert (Belgio) e Jean-Claude Mourlevat (Francia). Sono stati resi noti anche in cinque illustratori di libri per ragazzi in finale: Mohammad Ali Beniasadi (Iran), John Burningham (Gran Bretagna), Roger Mello (Brasile), Peter Sìs (Repubblica Ceca) e Javier Zabala (Spagna).

Come recita la pagina internet del premio, i nomi dei vincitori saranno svelati lunedì 19 marzo durante una conferenza stampa alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Finora gli unici italiani insigniti del riconoscimento sono stati Gianni Rodari nel 1970 e l’illustratore Roberto Innocenti nel 2008.

Bianca Pitzorno, autrice nota per le sue storie a un tempo fantasiose e profonde, è famosa per libri come “Clorofilla dal cielo blu”, “Extraterrestre alla pari”, “Dirodorlando” e “Polissena del Porcello”.

Valerio Mello, “Versi inferi”

Prefazione di Dante Maffia a Versi Inferi, poesie 2005-2010 di Valerio Mello Tracce Edizioni, 2010 (Euro 10,00)

“Valerio Mello è siciliano, precisamente di Agrigento. Dunque si è abbeverato ai miti antichi, si è educato alla poesia che è fatta di sostanza lirica e di accensioni di luce. Appartiene a quella lunga e illustre gente insulare che ormai da circa due secoli detta legge non solo nella letteratura italiana. Bastano i nomi di Verga e di Capuana, di Borgese e di Pirandello, di Vittorini, di Lampedusa, di Brancati, di Bufalino, di Consolo, di Piccolo, di Quasimodo, di Ripellino e così andando avanti per oltre duecento icone. Poteva egli sfuggire alla malia e al peso di una così immensa tradizione? Assolutamente no, ma se fosse rimasto ancorato a forme e cadenze risapute, la sua presenza sarebbe quella di un epigono sbattuto tra onde alte che non trovano mai ricetto. Mello, invece, ha saputo svincolarsi dalle grandi lezioni dei suoi corregionali e avviarsi su una strada sua che da una parte sa tenere sullo sfondo il patrimonio del passato e dall’altra cerca, soprattutto nel linguaggio, approdi diversi e innovativi. Continua a leggere