Poesia

di Luigia Sorrentino. Il primo blog della Rai dedicato alla poesia

Poesia

Mario Benedetti (poeta italiano)

Mario Benedetti, credits ph Dino Ignani

Povera umana gloria, quali parole abbiamo ancora per noi?

di Claudia Crocco

Quando ho incontrato per la prima volta Mario Benedetti, era appena morto Mario Benedetti. Mi è tornato in mente leggendo i post Facebook di chi segnalava l’errore di «Repubblica». «Repubblica» ha pubblicato un articolo sulla morte di Mario Benedetti poeta italiano, ma corredato dalla foto di Mario Benedetti poeta uruguaiano. Mario Benedetti poeta uruguaiano è morto nel maggio 2009, quando io ho conosciuto Mario Benedetti poeta italiano. Mario Benedetti poeta italiano ci rideva su, aveva ricevuto chiamate che chiedevano conto di quella presunta morte. Chissà cosa direbbe oggi, vedendo la foto sbagliata associata al suo nome su un giornale nazionale. Penso che si arrabbierebbe, perché si arrabbiava spesso per cose del genere – per il mancato riconoscimento dato a lui e alla sua poesia. Per ricordarlo, ho deciso di scrivere di questo.

Ci sono varie idee di poesia oggi, spesso concorrenti fra loro. Benedetti non fa nulla per sembrare à la page: non esita a usare la prima persona, parla di ricordi privati e personali, talvolta si rivolge a un tu femminile. Per il pubblico della poesia italiana del ventunesimo secolo tutto questo è terribilmente fuori moda. Umana gloria, infatti, non ha ancora avuto il riconoscimento che merita. Eppure Umana gloria è uno dei libri cult fra i venti-trentenni che appartengono alla ristretta cerchia di cui sopra. Come si spiega? Credo che, alla base, ci sia un’originalità che Benedetti condivide con pochi altri: da Umana gloria a Tersa morte, ci mostra come sia possibile scrivere poesia lirica senza essere desueti. Questo esercita ancora un certo fascino su chi inizia a scrivere versi oggi. Ecco un esempio: Continua a leggere

«Accorgetevi»

Mario Benedetti, Credits ph. Dino Ignani

di Maria Borio

In un sonno lunghissimo, mentre il silenzio dai confini della zona rossa si allarga, si potrebbe sognare un fiume: le onde sono deboli ma costanti e sorreggono molte zattere di pino. Si può immaginare di sognare tanti morti e di sentire freddo ma anche di vedere le stelle, perché nell’universo, dove manca l’atmosfera, le stelle bruciano senza riscaldare. I corpi passano sopra le onde, come i numeri della statistica scivolano sugli schermi dei computer in una ripetizione studiata con la migliore retorica.

Se questo sogno potesse essere per un attimo condiviso con tutti, vorrei che tutti all’improvviso sentissero, come un ronzio intenso nelle orecchie, una sola parola: accorgetevi. È una parola di una poesia di Mario Benedetti.

Pensiamo, allora, che tutti possano sentirla per un tempo prolungato, come se fosse detta in un contrappunto tra il basso e l’acuto: “accorgetevi, non abbiate solo vent’anni / e una vita così come sempre da farmi solo del male”. Mario Benedetti, nato a Udine nel 1955, se ne è andato il 27 marzo 2020. Accorgetevi, sì.

Accorgetevi della retorica del comunicare e dell’apparire. Chiedete di più, pesando ciò che vale, bucando lo schermo. Con una poesia nuda, spogliata, nella povertà dell’autenticità, empatica fino alla radice, completamente esposta nel dolore e nell’affetto, Mario Benedetti ci ha messo in guardia. Continua a leggere

La materia povera di Mario Benedetti

 

Venerdì Santo

 

Il cielo sta su nel pensiero di piangere.

Sulla strada
gli uomini sono andati metà muro, metà fiume.
Sto qui molto lontano dai templi,
dalle processioni tra i lumini,
molto lontano dai romanzi
dove c’era la luce dei visi.

Sto con gli ultimi anni di un uomo a cui voglio bene,
vorrei perdonargli di morire, cosa fare.
A sapere bene forse potrei dire:
anche per noi una visione intera
con uno specchio sopra, con un cielo.
Mi tengo al suo sguardo perduto
così particolare, così solo,
senza romanzi, con il campo che non è un mondo.

Non so andare avanti.

Ogni tanto
i contadini di Anna Karenina falciano Masckin Verch.
Ogni tanto sogno bambini bellissimi
nell’acqua effervescente di una strada.
E io li vedo di schiena,
qualcuno ci vede,
io sono di schiena nei colori.

Mario Benedetti, Venerdì Santo, in Umana gloria, Mondadori 2004

COMMENTO DI ALBERTO FRACCACRETA

Questa poesia appartiene alla silloge forse più significativa di Mario Benedetti, Umana gloria, incentrata sul valore e sul senso di una morandiana «materia povera», capace di riportare la civiltà — mitizzata nei riti agresti e in un’inquieta ricerca interiore — a un’essenzialità del vivere che, per il generale tono carsico, accomuna il poeta friulano a Pier Paolo Pasolini e, anche, Scipio Slataper. Continua a leggere

Qui durano i libri

Mario Benedetti, credits ph Dino Ignani

 

di Guido Mazzoni

Nessuno conosceva la fragilità meglio di Mario Benedetti. Dalla fragilità discende il suo sguardo sul mondo, che indugia sul nulla cui ogni persona o cosa è destinata e al tempo stesso sullo stupore di essere vivi. «Sono venuti per guardarci, ecco la meraviglia: |quello è un uomo, quelli sono tutti degli uomini», si dice dei vicini che sono venuti a vegliare il padre morto in uno dei testi più belli di Umana gloria. Angoscia e stupore hanno la stessa origine; nascono dalla certezza che ciò che esiste è transitorio, dalla «paura in ogni mano, o braccio, passo, | che ogni mano, o braccio, passo, non ci siano». In questo senso la prima poesia di Umana gloria contiene già tutti i temi dell’opera successiva:

Lasciano il tempo e li guardiamo dormire,
si decompongono e il cielo e la terra li disperdono.

Non abbiamo creduto che fosse così:
ogni cosa e il suo posto,
le alopecie sui crani, l’assottigliarsi, avere male,
sempre un posto da vivi.

Ma questo dissolversi no, e lasciare dolore
su ogni cosa guardata, toccata.

Qui durano i libri.
Qui ho lo sguardo che ama il qualunque viso,
le erbe, i mari, le città.
Solo qui sono, nel tempo mostrato, per disperdermi. Continua a leggere

Il tempo verticale di Mario Benedetti

GIAN MARIO VILLALTA RICORDA MARIO BENEDETTI

Ogni ricordo di Mario Benedetti che mi viene in mente porta con sé un luogo, non solo gli spazi aperti, i “posti” belli o brutti, ma a volte la stanza di una casa o il tavolo di un bar, il vagone di un treno, l’interno di un’auto. La sua presenza è sempre stata intensa, per me, di cose da dire e da tacere, di vicinanza o dispetto, di un’intensità che coinvolgeva tutto quello che c’era intorno. Anche quando si parlava, come si dice, “per parlare”, o quando si dice di “parlare di niente”, quando si sta insieme perché c’è qualcosa che accade, accade e basta (basta perché l’accadere è di più di qualsivoglia sua descrizione, e allo stesso tempo perché davvero basta, non gli occorre altro).

E’ questa l’amicizia, che si rivela a noi stessi quando c’è una continuità della voce dell’altro nei nostri pensieri. Quando anche il suo corpo parla e muove intorno a sé uno sguardo che ci sorprende e – sì, davvero – ci com-prende. Non importa se poi i caratteri portano a scontrarsi, o il sentire non è in sintonia, o se ancora qualcosa dell’altro ti è addirittura, a volte, insopportabile. Mario non è mai stato una persona empatica, anzi, proprio perché lo era al massimo grado, temeva e cercava di prendere distanza dall’empatia. Incorrendo per questo talvolta in equivoci. Anche se poi ti capitava di sentirgli sgorgare inattese autoaccuse, dichiarazioni enfatiche, scuse non richieste e imbarazzanti richieste di comprensione. Ciò non gli impediva di essere tagliente e odioso qualche ora più tardi. Non tollerava che fosse sprecato un solo pensiero, una sola occasione di vita. E non accettava che non si assaporasse o detestasse qualsiasi cosa al massimo, non accettava che non ci si esponesse o nascondesse al massimo.

Aveva le sue preferenze, le sue idee, ma quello che contava era che non si doveva mai mollare la presa sull’istante che si stava vivendo. Il tempo per lui non scorreva soltanto in avanti, ma aveva una dimensione verticale, scoscesa, che in ogni momento chiedeva a sé e a te di esserci, lì dove eravate, lui con tutto sé stesso e tu con tutto te stesso. Per questo “parlare per parlare”, “parlare di niente” a volte era di più che parlare di un qualche altro argomento, di qualcosa che si poteva inquadrare in un contesto e così tenere a distanza da sé. Come facciamo spesso, anche troppo. Mario era capace di gesti detestabili come di inattese affettuosità: essere lì con te in un modo che ti stanava da te stesso, solo questo gli importava, metterti di fronte alla percezione del tuo essere dov’eri, in quel momento, in quel respiro verticale del tempo, come fa la sua poesia. Continua a leggere

Mario Benedetti, il poeta dell’inverno

Mario Benedetti, 5 gennaio 2020 credits ph Viviana Nicodemo

MILO DE ANGELIS RICORDA MARIO BENEDETTI
Milano, 28 marzo 2020

Mario Benedetti, uno dei pochissimi poeti del nostro tempo. Non scorderò mai la prima volta che l’ho visto negli anni ottanta. Era appena uscito un suo libro, Moriremo guardati, che mi toccò profondamente a partire dal titolo, con quel suo verso pieno di strappi e slogature e quel suo “parlato” che all’improvviso svettava in alto. Andai dunque a trovarlo a Padova, dove Mario Benedetti dirigeva una piccola e originale rivista, Scarto minimo, insieme a Stefano Dal Bianco e a Fernando Marchiori.

Mario Benedetti (2012)

Mi colpì subito quello che Mario diceva della poesia, le sue simpatie per Celan e Mandel’štam, il suo disprezzo per tutto ciò che gli pareva gioco, evasione, esperimento. Ma ancora di più mi colpì quello che Mario non diceva, i suoi lunghi silenzi, la tensione spasmodica del suo ascolto affilato e attentissimo, la capacità di far convergere in questo silenzio le parole degli altri. Era una giornata rigida di gennaio e non poteva che essere così. Mario è un poeta dell’inverno e l’inverno è la sua stagione naturale, la stagione del raccoglimento, del riparo tra le mura di casa, delle coperte di lana. E anche la sua parola sembra provenire da un luogo freddo e lontano, ai confini della Slovenia, quel Friuli “oltre il Tagliamento”, come lui diceva, fermo nel suo eterno dopoguerra di mille lire, Settimana Enigmistica e wafer Saiwa, umili cascine e umili sale da pranzo, un mondo di “interni” disadorni, descritti nella loro povertà, nello spazio inerme dove un tavolo o un bicchiere acquistano una luce sacra, come gli oggetti dell’ultimo Van Gogh, per citare un artista carissimo a Mario.
E il destino ha voluto che anche il nostro ultimo incontro fosse invernale. Continua a leggere

Addio a Mario Benedetti (1955-2020)

Mario Benedetti, Credits ph. Dino Ignani

«Povera umana gloria/ quali parole abbiamo ancora per noi?»
(da Umana gloria M. BENEDETTI)

Mario è morto il 27 marzo 2020. Viveva dal 21 marzo 2018 in una residenza a Piadena, in provincia di Cremona. Nel 2014 era stato colpito da un arresto cardiaco con ipossia cerebrale, ma si era ripreso e stava bene, anche se non ha più scritto nulla. E’ morto nell’infuriare di questa epidemia terribile che è il COVID- 19.

Mario Benedetti verrà temporaneamente tumulato nella tomba di famiglia di Donata Feroldi, l’amica di una vita, a Piadena, perché lui aveva espresso il desiderio di essere sepolto acconto al padre a Nimis, dove aveva vissuto,  in Friuli. Ma le circostanze emergenziali in cui tutti ci troviamo, non consentono di farlo subito.

Lunedì 30 marzo ci sarà, in tarda mattinata, una piccola cerimonia funebre al cimitero a Piadena.  Date le circostanze, sarà un semplice saluto, al quale parteciperanno tre o quattro persone.

Da Umana Gloria

È stato un grande sogno vivere
e vero sempre, doloroso e di gioia.
Sono venuti per il nostro riso,
per il pianto contro il tavolo e contro il lavoro nel campo.
Sono venuti per guardarci, ecco la meraviglia:
quello è un uomo, quelli sono tutti degli uomini.

Era l’ago per le sporte di paglia l’occhio limpido,
il ginocchio che premeva sull’erba
nella stampa con il bambino disegnato chiaro in un bel giorno,

il babbo morto, liscio e chiaro
come una piastrella pulita, come la mela nella guantiera.

Era arrivato un povero dalle sponde dei boschi e dietro del cielo
con le storie dei poveri che venivano sulle panche,
e io lo guardavo come potrebbero essere questi palazzi
con addosso i muri strappati delle case che non ci sono.

*

Che cos’è la solitudine.

Ho portato con me delle vecchie cose per guardare gli alberi:
un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota.

Ho freddo, ma come se non fossi io.

Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro
come un uomo con un libro, ingenuamente.
Pareva un giorno lontano oggi, pensoso.
Mi pareva che tutti avessero visto il parco nei quadri,
il Natale nei racconti,
le stampe su questo parco come un suo spessore.

Che cos’è la solitudine.

La donna ha disteso la coperta sul pavimento per non sporcare,
si è distesa prendendo le forbici per colpirsi nel petto,
un martello perché non ne aveva la forza, un’oscenità grande.

L’ho letto su un foglio di giornale.
Scusatemi tutti.

*

Penso a come dire questa fragilità che è guardarti,
stare insieme a cose come bottoni o spille,
come le tue dita, i tuoi capelli lunghi marrone.
Ma d’aria siamo quasi, in tutte le stanze
dove ci fermiamo davanti a noi un momento
con la paura che ci ha assottigliati in un sorriso,
dopo la paura in ogni mano, o braccio, passo,
che ogni mano, o braccio, passo, non ci siano.

*

Come dire che due ragazzi camminano
sulla breve salita
e la notte cammina
in quel breve salire,
e in questo poco tempo noi siamo vivi,
erba, fiume laggiù
che mormori a tutto il vuoto e a me
l’eco del salire dei corpi?

*

Non sapevo se le mie parole erano le stesse
per tutti, la mia notte
se era la stessa nessuno lo diceva.
Valli, ogni volta che venivo,
erba ripetevo, adesso è ancora questa erba,
e alberi, toccarli, dire alberi.
Viale che non guardo,
rimasto come lo sapevo ma neppure un viale.
E cammino anche più in là di me
adesso che piangere è pioggia,
e stare soli è più grande.

Mario Benedetti, da Tutte le poesie (Garzanti, 2018)

___

Dall’Introduzione all’intervista di Luigia Sorrentino a Mario Benedetti (RAI Radio Uno, 2012)

“Mario Benedetti ha pubblicato numerose raccolte di poesie, traduzioni, saggi critici e prose poetiche. Ha collaborato a vari giornali e riviste letterarie ed è una delle voci più significative della nostra poesia più recente. Nei suoi versi vi è tutta l’incertezza e la provvisorietà dell’essere umano.”

Così raccontava di se stesso nell’intervista radiofonica (n.d.r. “Per il verso giusto” – I poeti su Radio Uno) – realizzata nel 2012 da Luigia Sorrentino: “Sono nato malato… anche da bambino… avevo sempre qualcosa.

Continua a leggere

La voce spezzata di Mario Benedetti

Mario Benedetti, credits ph Dino Ignani

Cosa devo guardare per sentire che non è così vero,
e riuscire a spostarti nelle faccende di casa,
a risospingerti lungo le strade. E tra le righe
vicine dei capelli guardo i sentieri del sottobosco
ingiallito. E riesco a vedere i vicoli di Napoli,
gli anni Trenta, i gatti, le gonne lunghe di una ragazza.
E tu mi dici: tu lo sai che è vero, tu resta forte e sereno,
quanti giorni hai davanti! Io sono morta di lunedí,
tu sei arrivato a guardarmi, ero una cosa vestita
con l´abito blu che mi avevi regalao e tutto il ricamo
del foulard. Così tanto elegante, cosí tanto bello. Continua a leggere

E’ stato un grande sogno vivere…

Mario Benedetti

È stato un grande sogno vivere
e vero sempre, doloroso e di gioia.
Sono venuti per il nostro riso,
per il pianto contro il tavolo e contro il lavoro nel campo.
Sono venuti per guardarci, ecco la meraviglia:
quello è un uomo, quelli sono tutti degli uomini.
Era l’ago per le sporte di paglia l’occhio limpido,
il ginocchio che premeva sull’erba
nella stampa con il bambino disegnato chiaro in un bel giorno,
il babbo morto, liscio e chiaro
come una piastrella pulita, come la mela nella guantiera.
Era arrivato un povero dalle sponde dei boschi e dietro del cielo
con le storie dei poveri che venivano sulle panche,
e io lo guardavo come potrebbero essere questi palazzi
con addosso i muri strappati delle case che non ci sono. Continua a leggere

La ville d’Olympie/La città d’Olimpia

Luigia Sorrentino / Credits photo Fabrizio Fantoni

ANTICIPAZIONE EDITORIALE

A giugno 2019 sarà pubblicato in Francia dalla casa editrice Al Manar di Alain GoriusOLYMPIA di Luigia Sorrentino, Prefazione Milo De Angelis, Postfazione Mario Benedetti, con disegni di Giulia Napoleone. Traduzione in francese di Angèle Paoli.

Proponiamo qui sotto la lettura ad alta voce di Luigia Sorrentino della sezione
IL GIARDINO tratta da Olimpia (Interlinea, prima edizione 2013, ristampa 2019), con la composizione musicale Spiegel im Spiegel, di Arvo Pärt, i testi in lingua francese con testo italiano a fronte e uno stralcio della postfazione di Mario Benedetti.

LUIGIA SORRENTINO LEGGE IL GIARDINO


POSTFACE
Continua a leggere

Mario Benedetti, un canto doloroso e di gioia

Mario Benedetti, Credits photo Dino Ignani

E’ stato un grande sogno vivere
e vero sempre, doloroso e di gioia.
Sono venuti per il nostro riso,
per il pianto contro il tavolo e contro il lavoro nel campo.
Sono venuti per guardarci, ecco la meraviglia:
quello è un uomo, quelli sono tutti degli uomini.
Era l’ago per le sporte di paglia l’occhio limpido,
il ginocchio che premeva sull’erba
nella stampa con il bambino disegnato chiaro in un bel giorno,
il babbo morto, liscio e chiaro
come una piastrella pulita, come la mela nella guantiera.

Era arrivato un povero dalle sponde dei boschi e dietro del cielo
con le storie dei poveri che venivano sulle panche,
e io lo guardavo come potrebbero essere questi palazzi
con addosso i muri strappati delle case che non ci sono.

Da Umana gloria, Mondadori, 2004

Continua a leggere

Mario Benedetti, “Ve ne siete andati con il viso inerte”

Ve ne siete andati con il viso inerte
I tuoi ultimi piccoli francobolli in lire
che dovevano aiutarmi per i soldi, i soldi
arretrati della pensione ai superstiti.
La porcellana insaporita della cena,
la casa nuova con i contributi della legge
dopo il terremoto. Tutta una vita
per chi vi deve ricordare, per chi vi piange.
E piange la parola che riesce a dire.

 

da TERSA MORTE, Mondadori, 2013 Continua a leggere

Pordenonelegge 2018

Dal 19 al 23 settembre torna Pordenonelegge, “festa del libro con gli autori”: ecco gli ospiti (tra gli nomi internazionali, André Aciman, Arturo Perez Reverte, Jeffery Deaver, John Banville e Lisa Halliday) e il programma dell’edizione 2018.

LA SEZIONE POESIA A PORDENONELEGGE

MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE
21:00
Loggia del Municipio
Con Giacomo Vit. Presentano Giuseppe Zoppelli e Paolo Venti
GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE
10:00
Ridotto del Teatro Verdi

Con Andrea Cortellessa. Presenta Gian Mario Villalta

 

15:30

La Libreria della Poesia

Con Paolo Valesio e Maria Luisa Vezzali. Presenta Gian Mario Villalta

16:30
La Libreria della Poesia

Con Maria Borio e Gianluigi Simonetti. Presenta Roberto Cescon

17:30
La Libreria della Poesia

Con Dario Voltolini. Presenta Alberto Garlini

19:00
Loggia del Municipio
Con Saragei AntoniniChiara CarminatiAndrea LongegaAzzurra D’Agostino. Presentano Aldo Colonnello e Fabio Franzin.
Commento musicale di Gianni Fassetta e Franco Giordani
21:00
Loggia del Municipio

Con Sebastiano AgliecoPaolo Fabrizio IacuzziItalo Testa eIsabella Leardini. Presenta Roberto Cescon

Continua a leggere

Luigia Sorrentino protagonista nella Giornata Mondiale della Poesia UNESCO

Luigia Sorrentino fotografata da OMRI LIOR

di Gabriella Valera

La “fragile essenza” è il titolo che mi piacerebbe dare ad una serata dedicata alla poesia di Luigia Sorrentino, con presentazione a leggio di poesie tratte da “Olimpia” (Interlinea 2013 con prefazone di Milo De Angelis e postfazione di Mario Benedetti) dalla voce di Mariella Terragni e con il contributo musicale del duo Paolo Martino Delmarco (violino) e Adelajid Zhuri (pianoforte). La stessa Luigia Sorrentino leggerà poi versi da altre sue raccolte.
Luigia Sorrentino, giornalista RAI, conduttrice di programmi culturali e ideatrice nonché curatrice per RAInews24 di un blog di poesia, è poetessa raffinata, che ha pubblicato diverse raccolte di poesia di cui “Inizio e Fine” (2016) e “Figure dell’acqua” (2015) sono tradotte in francese. Continua a leggere

Olimpia, il ventre sacro del mito

Luigia Sorrentino ph. GIanni Rollin

di Bianca Sorrentino

Alcuni luoghi custodiscono in sé un senso del sacro che li eleva dalla loro natura terrena: non fa eccezione la città di Olimpia, che, per via del nome etimologicamente legato al monte sede degli dèi, non poté mai essere disgiunta dal suo ruolo di centro di culto, tanto che nell’immaginario collettivo essa continua a essere pervasa da un’aura di spiritualità profondissima, nella grazia delle sue rovine. La traccia di questo mistero attraversa le pagine di Olimpia, il poema con il quale Luigia Sorrentino si fa soglia e accoglie verità che arrivano da un tempo altro, dal tempo prima dei giorni.
Così, da una Grecia che incessantemente sprigiona la sua forza antica e nello stupore rivela la sua contemporaneità, questi versi cristallini proiettano il lettore su un sentiero che, da un antro oscuro, conduce al bagliore che inonda chi riesce ad approdare a un nuovo orizzonte: viaggio che è dunque iniziazione e, insieme, serena accettazione dell’insolubilità di certi interrogativi che, tormentando furiosamente l’uomo, finiscono per ancorarlo alla sua dimensione mortale. Una sensibilità viscerale – che è simbolo del Femminile – permette a Luigia Sorrentino di accarezzare le eterne questioni dell’umano; ma è la sua qualità di autrice che le consente di trascendere i temi su un piano più alto, nella ricerca di una lingua raffinata, inattuale, che al contempo risuoni nella sua naturalezza: le parole di Olimpia – donna e città, bianca e altissima – non ammettono repliche, sono figlie della poesia irrevocabile dei tragici greci, che come nessun altro seppero dar voce al mito.

Continua a leggere

In memoria di Joëlle Gardes

Joëlle Gardes

 

di Tommaso Di Dio

Dedicate alla memoria della poetessa, studiosa e traduttrice Joëlle Gardes, da poco scomparsa, si presentano qui tre poesie, nella lingua francese e italiana.

Dopo aver generosamente tradotto il mio libro Tua e di tutti per Recours au Poème, Joëlle era da tempo impegnata insieme a Jean-Charles Vegliante nella traduzione dell’opera del comune amico Mario Benedetti. Fin da subito, capii che la traduzione per lei non aveva un semplice significato letterario, ma era – e non poteva che essere – una concretissima e affettuosa pratica di conoscenza: un modo di abbracciare ciò che la sorte ha posto lontano.
Per questo, noi suoi amici vogliamo salutarla con quello stesso gesto che le era caro: traducendo insieme una sua poesia inedita e traducendo reciprocamente le nostre due, dedicate a lei. In questo scambio di lingue, in questo lavoro o travaille, ognuno fa proprio, per un momento, quella comunione con la pura lingua dell’intraducibile che ogni poeta non può non tenere a mente; e Joëlle in questo – e non solo in questo – era ed è stata la più fine poeta. Continua a leggere

La poesia a Pordenonelegge 2017

 

Luis Sepùlveda ha scelto il festival Pordenonelegge per presentare in anteprima “Storie ribelli” (Guanda), il volume che raccoglie i ricordi di una vita avventurosa, vicende di cui sono protagonisti amici e maestri come Pablo Neruda, Josè Saramago, Tonino Guerra. Farà tappa alla diciottesima edizione della “Festa del Libro” nella giornata conclusiva, domenica 17 settembre, al Teatro Verdi.
E con Sepùlveda a Pordenonelegge 2017, dal 13 al 17 settembre in oltre 30 location cittadine, si daranno appuntamento per le proprie presentazioni autori e case editrici nazionali e internazionali, che regaleranno 37 anteprime al pubblico del festival.
Il programma, promosso da Fondazione Pordenonelegge.it e curato dal direttore artistico Gian Mario Villalta, è consultabile online, giorno per giorno e autore per autore, sul sito www.pordenonelegge.it.

La Poesia a Pordenonelegge è  un festival nel festival: partecipano un centinaio di autori in cinque giorni, decine di incontri e focus sulla poesia internazionale. Continua a leggere

Mario Benedetti, “Tutte le poesie”

Foto di copertina di Dino Ignani

A cura di Stefano Dal Bianco, Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta

Mario Benedetti è uno dei poeti più intensi e originali della nostra letteratura. Sin dalle prime prove, tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, la sua scrittura in versi è cresciuta seguendo una tenace fedeltà alle cose, soprattutto le più comuni e dimesse: quelle che entrano a far parte dell’esperienza di un individuo nel tempo che gli è dato in sorte, accumulata giorno dopo giorno, anno dopo anno. E proprio nella parola esperienza si trova la chiave del percorso del poeta, che pone due problemi essenziali: come si possa rappresentare nella scrittura in modo autentico il vissuto di un individuo, senza trasfigurarlo in pose eroiche, istrioniche, profetiche, o attribuire loro una vaticinante investitura civile; e come la poesia possa farsi spazio etico di conoscenza e di insegnamento attraverso la rappresentazione dell’esistenza stessa.

Questo volume raccoglie per la prima volta l’intera opera poetica di Mario Benedetti, da Umana gloria (2004) a Pitture nere su carta (2008), Tersa morte (2013) e Questo inizio di noi, inedito in volume (2015). Continua a leggere

OLIMPIA, Dal grembo alla Torre

di Elio Grasso

I “libri della vita” hanno limiti soltanto davanti. Indietro, l’orizzonte cambia per sempre. E la poesia da lì in poi potrebbe farsi sempre più libera. Non si tratta di tempo, ma di spazio in cui bisogna difendersi e tirare alla svolta. Olimpia ha già le sue leggi, trovate in quelle radici che Luigia Sorrentino ha riunito una volta per tutte. De Angelis, nella prefazione, lo conferma puntandosi sul “tema della salvezza”. Anche se lui stesso intuisce che non si tratta di uno scioglimento completo. La pressione mondiale, quando ha a che fare con la vita, non dà per sempre un polo certo. La materia ha salti imprevisti: invadono la lingua del poeta, rinfacciano il dissidio originale, corrugano la poesia fino a che non si comprende che occorre ancora una volta affrontare il “mostro iniziale” (così Montale definiva il big bang della poesia). Ma all’approdo questo libro affida le diverse stazioni dell’umano femminile, dalla giovinetta che annaspa nel vuoto di “milioni di notti” alla visione finale delle città del mondo circondate da sabbie monti e boschi. La dichiarazione di essere “finalmente comprensibile” è come l’originale singolarità da cui tutto inizia. La parola fa debuttare l’antropologia di quanto definiamo vita, comprendendo occhi e bocca e corpo intero. Da lì alle mura, vicine al cielo, il salto è breve. Tutta la prima sezione si attesta sull’abitare quel che improvvisamente esiste: pareti risuonanti, incarnazioni, grembo meraviglioso cui esser grati. Controllo e abbandono rilanciano la natura stessa della poesia come fluttuazione e canto. Nel mezzo la giovinetta schiude tutto lo stupore che l’accresce, dentro la prima lezione di realtà. Continua a leggere

Franca Grisoni, “Alzheimer d’amore”

Per la prima volta Interlinea pubblica un’antologia di poesie di diversi poeti e scrittori che hanno come denominatore comune la malattia di Alzheimer e che sono dedicate ai genitori o ai familiari o ispirate dal dolore e dalle difficoltà di questa patologia. Quando apparentemente non si hanno più parole, la poesia ha parole adatte e sufficienti, è uno strumento profondo, che può trasmettere contenuti altrimenti difficili da comunicare, perché è universale, come la malattia. Le poesie di questo libro sono accompagnate dai commenti di Franca Grisoni, con cui condividiamo le modalità di lettura della sofferenza, un’altissima sensibilità e una capacità interpretativa dell’umano, particolarmente utili per comprendere i percorsi del dolore, scoprendo un «Alzheimer d’amore».
Il libro nasce dall’incontro di Franca Grisoni con la poesia Alzheimer, madre di Davide Rondoni dedicata ai suoi amici, figli di una madre colpita dalla malattia. Ed è l’autrice stessa a raccontare l’inizio del suo percorso che dal 2008 l’ha portata a raccogliere e commentare poesie sul morbo di Alzheimer di diversi autori noti, tra i quali Margaret Atwood, Mario Benedetti, Alberto Bertoni, Roberta Dapunt, Valerio Magrelli, Fabio Pustrela, Andrea Zanzotto e altri, ma anche d’occasione, che si sono lasciati coinvolgere nella malattia per pochi versi, per una o più poesie, o per un’intera raccolta.

Continua a leggere

L’origine è a Olimpia

 

P1140369

Disegno di Luigia Sorrentino


Il viaggio poetico di Luigia Sorrentino verso le radici dell’umanità

di Sacha Piersanti

Ha la forza degli abissi, la voce che Luigia Sorrentino, una fra le poetesse più raffinate del panorama letterario contemporaneo, intona e ricama nel suo Olimpia (Interlinea, 2013, pp.104, € 14), opera non prima ma primordiale in cui poesia e prosa convivono all’insegna della lirica. Il viaggio fisico, in Grecia, nella città che dà titolo e ambienti (nonché, antica com’è, l’aggancio stilistico di una scrittura che raggiunge l’unicità e la compattezza grazie a un calibrato eppure potente ‘frammentismo’), è il pretesto narrativo per sostanziare il viaggio mentale, non metafisico né mistico, non spirituale ma biologico, alla ricerca di quell’origine che da sempre sfianca la scienza e la poesia. Continua a leggere

Considerazioni su “Olimpia”

Luigia Sorrentino, Credits/Angelo Nitti

Luigia Sorrentino, Credits/Angelo Nitti

di Alessio Alessandrini

Olimpia, la  raccolta di versi di Luigia Sorrentino  (Interlinea, 2013 ;  Recours au pòeme éditeurs,  2015 traduzione in francese di Angèle Paoli) invita il lettore a inoltrarsi in un viaggio lirico quanto più lontano dalle ricerche poetiche del contemporaneo.  Essa, infatti, immerge in una trama lirica dove l’oggettuale e il fenomenico, il materico sembrano latenti se non del tutto negati.

Ci si sente subito avvolti in una dimensione altra, in un paesaggio – quello mediterraneo degli ulivi e del biancore,  degli afrori abbacinanti e della macchia oscura  – di contrafforti, fitto di misticismo e sacralità.

Continua a leggere

Jean-Charles Vegliante, “Pensiero del niente”

jean_charles_vegliante

Dalla Prefazione di Maurizio Cucchi

Nel 2004 Giovanni Raboni traduceva per Einaudi un primo libro importante di Jean-Charles Vegliante “Nel lutto della luce” e definiva l’autore “un poeta che viene da una grande tradizione come quella francese, ma anche, contemporaneamente, da una Continua a leggere

Tommaso Di Dio

Tommaso_didio_fotoFor we are old
And passion hath died for us a thousand times
But we grew never weary.
Ezra Pound

 

Dentro il giorno. Fare.
Lavorare correre, prosciugare
il vento sulle labbra e berlo, nuovamente
succhiando le nocche delle tue mani
e le pietre che porti nelle orbite
del tuo giovane viso.
Perché abbiamo detto che moriremo
e che saremo vecchi come il vento
le isole, le strade che si gettano
nei garage pieni di motorini e di scatole.
Moriremo perché siamo già vecchi
perché siamo giunti infine
attraverso lungo silenzio e nebbia
e ridere e rabbia al luogo esatto
della nostra età. E questa notte
tu credi che sia già vecchia ma è una bugia
è una bugia è una bugia
è giovane è la prima primordiale notte enorme
della vita; dove cadono stelle
nelle pozze di fuoco e crollano
montagne oceani crateri, sterminando
centinaia di specie d’animali impossibili come sogni
che non sono stati mai
vivi come noi, per un attimo bugiardo
e vero come la pece.

Continua a leggere

Premio Poesia “Mauro Maconi” 2016

cache_56664435 MILANO, 28 GIUGNO 2016 – ORE 19.00, BELVEDERE, 39° PIANO, PALAZZO LOMBARDIA

Si svolgerà martedì 28 giugno alle ore 19.00 presso il Belvedere al 39° piano di Palazzo Lombardia la cerimonia di conferimento del Premio intitolato alla memoria di Mauro Maconi, poeta varesino scomparso a soli 43 anni nel 2001.

Il Premio, patrocinato da STAMPA 2009, casa editrice che ha proseguito il progetto editoriale nato nel 1999 da un’idea dello stesso poeta condivisa da Maurizio Cucchi e Marco Borroni, ha cadenza annuale ed è alla sesta edizione. Continua a leggere

Padri 2: “Il tema del padre nella poesia italiana del Novecento”

13392212_10207994708659347_6853594640336904687_o

A Milano, al Laboratorio Formentini, giovedì dalle ore 19:30 alle ore 20 secondo appuntamento: “Il tema paterno nella poesia italiana del Novecento”.

A cura di Milo De Angelis.

Letture di Viviana Nicodemo

Giovanni Pascoli, Umberto Saba, Camillo Sbarbaro,  Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto,  Pier Paolo Pasolini, Franco Loi, Cesare Viviani,  Roberto Mussapi, Maria Pia Quintavalla, Mario Benedetti, Alberto Bertoni, Giuseppe Genna.

Casa della Poesia di Milano – Via Formentini,10

 

Gianluca Furnari & Pietro Cagni

funaridi Tommaso Di Dio

La poesia continua; non può non continuare: sembra che continuare sia il suo più essenziale e forte e profondo messaggio. Ogni qual volta che se ne senta più scorata la presenza, più perdute sembrino tutte le ragioni perché continui, ecco che, dalla crepa più arida dell’interruzione, sopraggiunge, all’istante, la poesia a dire di noi, a dire qualcosa che continua sottotraccia, che si credeva smarrito e obnubilato da infinite soglie di stupide deviazioni.

È con questa impressione sulle labbra che mi accingo a parlare di due giovani libri di due altrettanto giovani autori che emergono, negli ultimi mesi del 2015, con il loro esordio nel campo aperto della poesia italiana. Sto parlando di Vangelo Elementare (Raffaelli, Rimini 2015) di Gianluca Furnari (nato nel 1993) e di Adesso è tornare sempre (Le farfalle, Catania 2015) di Pietro Cagni (nato nel 1990): due libri completamente diversi eppure complementari, due libri che, pur nati entrambi alle pendici dell’Etna, sembrano aver percorso all’ombra di un diverso lutto fondativo distanze siderali, l’uno lontano dall’altro, per incontrarsi, infine insieme, in una pozza vibrante d’entusiasmo e presenza. Continua a leggere

Elena Salibra su “Olimpia”

olimpiaOLIMPIA_FRANCESE

 

Olimpia: un viaggio tra l’infinito e il mortale

Intervista a Luigia Sorrentino a cura di Elena Salibra

Luigia Sorrentino è autrice del poema Olimpia (Interlinea, Novara, 2013, Prefazione di Milo De Angelis, Postfazione di Mario Benedetti)http://www.interlinea.com/schedenovita/Sorrentino_Olimpia.htm),  pubblicata in francese con Recours au Pòeme éditeurs nel maggio 2015 nella traduzione di Angèle Paoli, (http://www.recoursaupoemeediteurs.com/ailleurs/olimpia).
Il libro è diviso in 8 canti intervallati da 7 prose poetiche:  L’antro, La città, L’atrio, Il giardino, Il lago, Il contrasto tra il divino e il tempo, La discendenza, Iperione, la caduta, Il confine, La permanenza, la distanza dal limite, La deformazione, Il sonno, L’ingresso alla montagna, Giovane monte in mezzo all’ignoto, La città nuova.   Continua a leggere

“Olimpia”, di Luigia Sorrentino

foto

Luigia Sorrentino legge da Olimpia, “Giovane monte in mezzo all’ignoto”


Nota di Diego Caiazzo

Colpisce molto la lettura di Olimpia, di Luigia Sorrentino (Interlinea, 2013). Si tratta di un testo d’impatto molto forte, non facile, come dice Mario Benedetti nella postfazione e lontano dal tipo di poesia che si può leggere nella contemporaneità. Continua a leggere

Tommaso Di Dio, “Tua e di tutti”


Tommaso-Di-Dio (1)Recensione di Giorgio Meledandri

Che la poesia debba ripartire dai giovani è fin troppo facile da sostenere oggi, in un momento storico in cui impera la retorica della novità e della gioventù. Ma è chiaro che essere giovani di per sé non garantisce nulla. Una garanzia per il futuro può venire semmai da quegli autori che, nonostante la giovane età, sanno situarsi in un determinato spazio letterario e contribuire a trasformarlo.

Tra questi c’è senza ombra di dubbio Tommaso Di Dio (1982), e lo testimonia il suo recente lavoro Tua e di tutti (LietoColle, 2014), che segue di cinque anni  l’esordio avvenuto con l’esile ma potentissima plaquette Favole (Transeuropa, 2009) e che è inoltre il primo titolo di una nuova, interessante collana nata dalla collaborazione tra l’editore e Pordenonelegge. Continua a leggere

Una terra che non sembra vera

foto (2)Quando siamo stati con le foglie che non vanno via dai rami.
Sono state le musiche dolci dove dirci di morire.
Hanno portato tanti libri,
gli uomini a tornare tra i pochi fanali, i tram, le ciminiere. Continua a leggere

“Poeti da riscoprire”, Beppe Salvia

Beppe-Salvia
Progetto editoriale ideato e curato da
Fabrizio Fantoni
con la collaborazione di
Luigia Sorrentino

__

Beppe Salvia

di Claudio Damiani

 

Beppe Salvia[1] opera, nella seconda metà degli anni settanta, un rinnovamento della nostra poesia, un cambiamento di rotta che sarà poi gravido di conseguenze.  Vorrei partire da una breve prosa poetica uscita nel primo numero di Braci, del 1980, intitolata Il lume accanto allo scrittoio, dove nella forma apparentemente banale di un editoriale, è annunciata questa rivoluzione: Continua a leggere

Un poeta legge un poeta

 
zanzotto1Cari amici di Poesia,
Per partecipare a “Un poeta legge un poeta“, dovete inviare a luigia.sorrentino@rai.it dei vostri video in mp4 in cui leggete una poesia di autore italiano noto, vivente o non più vivente, del secondo Novecento.
Il video deve avere questa struttura
1. non deve superare la durata di 3 minuti;
2. la vostra voce deve essere sempre fuori campo coperta da immagini a vostra scelta;
3. le immagini devono avere un senso rispetto al contenuto della poesia:
4. i video devono essere rigorosamente senza musica, ma possono contenere effetti sonori. Continua a leggere

Giovanni Raboni, "L'emozione della poesia"

 
raboni_emozioneTesti e interventi sulla figura di Giovanni Raboni (Collana Stampa 2009, 2014) a cura di Valeria Poggi, euro 15,00.
Dalla Prefazione di Valeria Poggi
Motivare l’idea di questo libro è semplice: si tratta di un doveroso riconoscimento al poeta, al critico, all’intellettuale, all’amico che è stato Giovanni Raboni. La difficoltà è semmai risultata quella di restringere il campo degli interventi, delle testimonianze. La scelta, allora è caduta inevitabilmente sulla città di Milano, su chi in questa città ha operato a contatto con lui. Perché Milano? Milano perché è la città dove Raboni è nato, ha vissuto, ha voluto “lavorare” e lasciare la sua impronta di poeta e di grande promotore di cultura (nonostante le tentazioni di Roma e di Napoli). Milano è la città che la fa da protagonista nella sua opera poetica, la città che vede la sua firma da «Questo e altro» a «Paragone», da «aut-aut» a  «Il Verri», da Milano Poesia (con Antonio Porta) alla Società di Poesia (per promuovere la pubblicazione insieme a Maurizio Cucchi, Antonio Porta, Giovanni Giudici, Giuseppe Pontiggia ed altri, dei testi di giovani poeti), dal Piccolo Teatro al Premio Bagutta, dalle pagine del «Corriere della Sera» al costante impegno civile.
Continua a leggere

Tommaso Di Dio, Tua e di tutti

 
Tommaso-Di-Dio-tua-e-di-tutti-copertinapiatta21
Tua e di tutti“, la nuova raccolta di versi di Tommaso Di Dio, inaugura la nuova collana di poesia voluta da pordenonelegge.it e LietoColle Editore per promuovere e diffondere l’opera di autori  già conosciuti che da tempo seguono la vicenda attuale della poesia.
LietoColle cura la proposta del libro nella sua forma canonica, mentre pordenonelegge.it cura la versione elettronica con l’obiettivo di moltiplicare le occasioni di attenzione e di dialogo su quattro opere di poesia scelte, una volta l’anno, tra le esperienze di rilievo di nuovi e giovani autori.
Il primo di questi è Tommaso Di Dio. Continua a leggere

Incontro con la poesia di Luigia Sorrentino

fotoMercoledì 1 ottobre 2014 riprendono i Concerti letterari del Liceo Classico “P. Giannone” di Caserta: la formula già  sperimentata lo scorso anno scolastico,  con incontri con prestigiosi poeti, saggisti, scienziati, introdotti da brevi esecuzioni musicali interpretate dagli allievi del liceo, ha infatti incontrato il favore dei docenti e degli studenti. Nel corso dell’estate si è perciò lavorato al calendario di appuntamenti per l’anno scolastico 2014-2015 che vedrà il succedersi di scrittrici quali Marilena Lucente, di giornalisti come Pier Antonio Toma, storica firma di Repubblica, solo per dare qualche anticipazione.
Il primo appuntamento (mercoledì 1 ottobre 2014, alle 16.30), privilegia la poesia.
Nell’aula magna del liceo classico Pietro Giannone (Corso Giannone, 96, Caserta) interverrà  Luigia Sorrentino che parlerà della sua ultima opera di poesia, “Olimpia”, ed. Interlinea 2013, prefazione di Milo de Angelis, postfazione di Mario Benedetti.
Interverranno, oltre all’autrice e agli studenti, Mariastella  Eisenberg e Daniela Borrelli.
L’incontro, che si svolge in collaborazione con la libreria Feltrinelli di Caserta, è aperto al pubblico fino a esaurimento posti.
Continua a leggere

Sofia Gubajdulina & Arvo Part

 
arvo_partVenerdì 26 settembre 2014, ore 20:30
Il TEATRO DI SAN CARLO AL MADRE
Museo MADRE, via Settembrini 79, Napoli  (Primo cortile)
 CONCERTO SU MUSICHE DI: SOFIA GUBAJDULINA –  Sieben Worte (Sette ultime parole) per violoncello, bayan e archi ARVO PÄRT –  Adams Lament (Lamento di Adamo), per coro e archi Continua a leggere

La realtà nella poesia di Mario Benedetti

mario_benedetti_sorrentino
Nota di Luigia Sorrentino 
Perché credo fermamente che l’opera di Mario Benedetti sia di un valore unico nel panorama della poesia contemporanea? Perché leggendo la sua poesia ci troviamo di fronte a un nuovo modo di vedere la realtà, necessario a chi intenda raggiungere una definizione compiuta della nostra condizione nella nostra epoca.
Il mondo reale che questo poeta ci mostra fin da “Umana Gloria” (Mondadori, 2004) – un’opera che riassume e condensa tutto il suo lavoro precedente pubblicato in plaquettes – trova la sua peculiarità e la sua forza nello sperimentare, attraverso la parola, il limite della realtà, una realtà che il poeta stesso definisce “ammalata”. Questa caratteristica la ritroviamo in tutti i suoi lavori di poesia, “Pitture nere su carta” (Mondadori, 2008), “Materiali di un’identità”, (Transeuropa, 2010), e anche nell’ultimo, “Tersa morte”, (Mondadori, 2013). Continua a leggere

Premio Camaiore 2014

belluomini-2La Giuria Tecnica del XXVI Premio Letterario Camaiore, composta da Francesco Belluomini, (nella foto) presidente, Corrado Calabrò, Emilio Coco, Vincenzo Guarracino, Paola Lucarini e Mario Santagostini, dopo attenta e approfondita valutazione dei volumi facenti parte della prima rosa di selezione dei candidati al premio 2014, ha selezionato la rosa i  finalisti del Premio Camaiore Proposta Opera Prima e il Premio Internazionale.
Nella stessa seduta sono stati ufficializzati i Premi Speciali indicati dal Presidente.
La cerimonia di premiazione si svolgerà nel prossimo mese di settembre.
Dopo la prima cernita, che ha portato alla formazione delle rose di selezione, la Giuria ha effettuato un’ulteriore scrematura, designando i cinque libri finalisti che saranno giudicati dalla Giuria popolare, composta da 45 cittadini estratti a sorte fra quelli che hanno fatto domanda e dai 5 alunni delle Scuole Medie del territorio, vincitori del Premio “La Poesia dei Ragazzi”. Continua a leggere