Claudia Ruggeri

Claudia Ruggeri

di Giovanni Ibello

È il 27 ottobre del 1996 quando Claudia Ruggeri decide di lanciarsi nel vuoto: ha solo 29 anni e una bellezza adamantina. Insostenibile.
La sua poesia, un lungo testamento precoce fatto di accensioni visionarie e virtuosismi lessicali, è oggetto di un percorso ondivago. Parliamo di una poetessa per lungo tempo dimenticata dalla critica (accademica e militante), ma anche mitizzata da un nutrito gruppo di fedeli seguaci.
Forse il primo che si è concretamente interessato alla sua opera è stato Mario Desiati che nel 2005, le dedica un lungo intervento sulla rivista “Nuovi Argomenti”, con la contestuale nonché parziale ripubblicazione di “Inferno minore”.
La poesia della Ruggeri, feroce ma decadente… ha il tono di una tragica profezia: è barocca e dissacrante, dal lessico eclettico e senza pudore.
Un dettato scarnificante che non inganna – non finge – è un dire escatologico che tuttavia, chiede al lettore uno sforzo. Il lettore deve tendere la mano, deve fidarsi. Solo così si compie il passaggio, il rituale della parola che – citando Luzi – “tocca nadir e zenith”. Solo così tutto si tiene. Continua a leggere

Claudia Di Palma, “Altissima miseria”

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Claudia Di Palma (Credits/Massimiliano Spedicato)

 

Dall’Introduzione di Alessandro Canzian

La poesia come testimonianza ed invenzione è in qualche modo anche il miglior modo di introdurre e spiegare i versi dell’opera d’esordio di Claudia Di Palma. Un verso Continua a leggere

Pasquale Vitagliano

pasquale-vitaglianoPasquale Vitagliano è nato a Lecce e vive a Terlizzi, in provincia di Bari. Lavora nella Giustizia, è giornalista e critico letterario per riviste locali e nazionali.
Ha pubblicato le sillogi Amnesie amniotiche, (LietoColle, 2009), Il cibo senza nome (LietoColle, 2011), il romanzo Volevamo essere statue, (Sottovoce, 2012) e la raccolta poetica Come i corpi le cose, (lietoColle, 2013).

FINE DELLA MALATTIA

Non c’è più la malattia
a far galleggiare sul pantano
il nostro amore senza amore.
E’ più molesto
questo nostro stalking quotidiano
della violenza di un estraneo.
Siamo stati messi all’angolo
dal rumore dei ragazzi,
zittiti dalle nostre paure,
impotentiper le nostre querule verità.
Non si chiamerà genealogia
questa sequenza di ingenue causalità.

Vorrei andare al cinema
a rivedere la mia storia.

Da: “Habeas Corpus” di Pasquale Vitagliano, ZONAcontemporanea, 2015 (euro 10,00)