Dal “Laudario di Cortona”, rivisitazione di Alberto Fraccareta

Nota
di Luigia Sorrentino

Dalla chiesa di S. Francesco proviene il celebre Laudario di Cortona, un codice membranaceo, in cui sono trascritte 66 laudi, di cui 46 corredate da notazione musicale, che trattano temi di argomento mariano e liturgico come, ad esempio, la Natività o la Pasqua, o per la devozione di santi. Esso rappresenta il primo e il più antico testimone di un nuovo genere librario, musicale e letterario, che entrò ben presto in uso presso le confraternite di buona parte dell’Italia e dell’Europa medievale, costituendone al tempo stesso il principale modello di riferimento.

Secondo la tradizione il manoscritto fu rinvenuto nel 1876 in pessimo stato di conservazione da Girolamo Mancini, figura poliedrica dell’erudizione locale, che, riconosciutone il valore, lo depositò nel fondo manoscritti della Biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca (Cod. 91).

Troppo perde il tempo chi ben non t’ama
dal “Laudario di Cortona”

  1. Troppo perde il tempo chi ben non t’ama,
    dolc’amor Jesù sovr’ogni amore.

Amor, chi t’ama non sta ozïoso,
tanto li par dolze de Te gustare;
ma tutto sor vive desideroso
come te possa stretto più amare;
chè tanto sta per te lo cor gioioso:
chi non sentisse nol saprie parlare
quant’è dolc’a gustare lo tuo savore.

 

  1. Savor cui non si trova simillianza;
    o lasso! Lo mio cor poco t’asaggia.
    Null’altra cosa non m’è consolanza
    Se tutto ‘l mondo avesse, e te non agio.
    O dulz’amor, Jesù, in cui ò speranza,
    tu regi ‘l mio cor, ke da te non caggia
    ma sempre più ristringa ‘l tuo dolzore.

 

  1. Dolzor ke tolli forza ad ogni amaro
    et ogni cosa muti in tua dolceza,
    questo sanno lisancti ke ‘l provaro,
    ke féciaro dolze morte in amarizza;
    ma confortolli el dolze latovare
    di te, Jesù, ké vénsar’ogn’asprezza,
    tanto fosti süave in li lor cori.

 

  1. Cor che te non sente, ben po’ star tristo,
    Iesù, letitia et gaudio de la gente:
    solazo non pot’essar senza Cristo!
    Taupino ch’eu non t’amo ben fervente!
    Ki far potesse totto ogni altro aquisto,
    et te non agia, di tutt’è perdente,
    et senza te sirebbe in amarore.

 

  1. Amaro in nullo core puote stare,
    cui tua dolceza dona condimento:
    ma tuo savor, Jesù, non po’ gustare
    ki lassa te per altro intendemento.
    Non sa né può lo cor terreno amare
    sì gran celestial delectamento:
    non vede lume, Cristo, in tuo splendore.

 

  1. Splendor ke doni a tutto ‘l mondo luce,
    Amor Jesù, de li angeli belleza,
    cielo et terra per te se conduce
    et splende in tutte cose tuo forteza:
    ognunque creatura a te s’aduce,
    ma solo ‘l peccatore ‘l tuo amor spreza
    et partise da te, suo creatore.

 

  1. Creatura humana, scognoscente
    sovr’ogn’altra terrena creatura,
    comme ti puoi partir sì per niente
    dal to factor, cui tu se’ creatura?
    Ei ke ti chiama cusì amorosamente
    che torni a lui, ma tu pur listai dura
    et non ài cura del tuo salvatore!

 

  1. Salvatore ke de la vergene nascesti,
    del tuo amor darne non ti sia desdegno,
    ké gran segno d’amor alor ci desti,
    quando per noi pendesti en sullo legno.
    Nelle tue sancte magne ci descrivisti,
    per noi salvare et darci lo tuo regno:
    lege la tua scriptura, buon scriptore.

 

  1. Scripti sul sancto libro de la vita
    Per tua pietà, Jesù, ne representa:
    la tua scriptura ià non sia fallita
    e ‘l nome ke portamde te non menta.
    La nostra mente fa di te condita,
    dulcissimo Jesù, sì ke te senta
    et strictamente t’ami con ardore.

 

  1. Ardore ke consumi ogni freddura
    e purghi et illumini la mente,
    ogn’altra cosa fai parer obscura
    la qual non vede te presentemente:
    et già mai altro teco amar non cura,
    per non cessar l’amor da te niente
    et non ratemparal dal tuo calore.

 

  1. Calore ke fai l’anima languire
    et struggere lo cor de te inflammato,
    ke non è lingua ke ‘l potesse dire
    né cor pensare, se noll’à provato!
    Oimè lasso, fammete sentire;
    riscalda lo mio cor di te, gelato,
    ke non consumi in tanto freddore.

 

  1. Freddi peccatori, el grande fuoco
    nello inferno v’è aparechiato,
    se questo breve tempo, k’è sì poco,
    d’amor lo vostro cor non è scaldato:
    però ciascun si studi in onni luogo
    d’amor di Cristo essar abraciato
    e confortato del suave odore.

 

  1. Odor ke trapassi ogn’aulimento,
    Iesù, ki ben non t’ama fa gran torto!
    Chi non sente el tu’ odoramento
    od illi è puzulente od illi è morto!
    E’ fiume vivo del delectamento,
    ke lavi ogni fetore et dai conforto,
    et fai tornare lo morto in suo vigore!

 

  1. Vigorosamente li amorosi
    àno quella via en tanta dolceza,
    gustando quelli morselli savorosi
    ke dona Cristo a quelli k’àno sua conteza,
    ke tanto sono suave e delectosi;
    ki bene l’asagia tutto lo mondo despreza
    e quasi en terra perde suo sentore.

 

  1. Sentiàmoni, o pigri, o negligenti,
    bastane el tempo c’agiamo perduto!
    Oimè lasso, quanto siamo stati sconoscente,
    c’al più cortese non aviamo servito:
    cului ke ce enpromette celestiale presente
    a cui l’inpromette già no’l’à falluto
    e ki li ama listane buono servidore.

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