Massimo Recalcati, “Jacques Lacan, La clinica psicoanalitica: struttura e soggetto”

MASSIMO RECALCATI  – CREDITS PH.  “FESTIVALETTERATURA” MANTOVA

Alla base della psicoanalisi c’è l’etica»
Massimo Recalcati

Dopo il primo volume dedicato a Jacques Lacan, di carattere più teorico, in questo secondo, atteso dai lettori, viene restituita in modo ampio e sistematico la poderosa riflessione sulla clinica del grande psicoanalista francese.

lacan_recalcati

Jacques Lacan è stato innanzitutto uno psicoanalista che ha dedicato la sua vita all’ascolto della sofferenza sintomatica dei pazienti e al rinnovamento della teoria e della clinica della psicoanalisi. Il suo impegno è stato costante e capace di frutti originalissimi per più di mezzo secolo. In questo libro viene offerto un ritratto articolato della clinica psicoanalitica seguendo i diversi tornanti che caratterizzano l’insegnamento di Lacan e la sua ripresa della lezione freudiana: la clinica delle psicosi (paranoia, schizofrenia, melanconia), quella delle nevrosi (isteria e nevrosi ossessiva), quella della perversione e la sua concezione della cura analitica. In un tempo in cui il rigore del ragionamento clinico sembra destinato a essere sostituito da classificazioni diagnostiche anonime e la pratica della cura da un’operazione disciplinare di normalizzazione, questo libro ricorda, con Lacan, che l’analisi è uno spazio radicale di libertà dove il soggetto può incontrare le impronte del proprio destino singolare. Massimo Recalcati conclude con questo secondo volume l’opera monografica dedicata al suo maestro. Il lettore troverà, suddivise in capitoli, tutte le principali figure della psicopatologia: psicosi, nevrosi e perversione. Le nozioni di desiderio e di godimento, al centro nel primo volume, vengono adesso riprese nella loro declinazione clinica. La concezione del bambino, del transfert e della cura analitica completa un lavoro che non ha precedenti non solo in lingua italiana.

 

Massimo Recalcati è uno psicoanalista lacaniano.
Si è formato alla psicoanalisi a Parigi con Jacques-Alain Miller e ha partecipato alla vita della comunità lacaniana all’interno dell’AMP (Associazione Mondiale di Psicoanalisi). Ha avuto la responsabilità della direzione clinica e scientifica dell’ABA (Associazione per lo studio e la ricerca dell’anoressia e della bulimia) dal 1994 al 2002. Ha insegnato nelle Università di Milano, di Padova e di Urbino dal 1998 al 2001, oltre che Clinica psicoanalitica dell’anoressia all’interno de CEPUSPP (Centre Einseignement postgradue en psychiatrie et psychotherapie) di Losanna. Nel 2003 ha fondato Jonas: Centro di ricerca psicoanalitica per i nuovi sintomi e nel 2007 ha ideato Palea: Seminario permanente di psicoanalisi e scienze sociali.
Ha diretto diverse collane di psicoanalisi occupandosi della trasmissione dell’insegnamento di Jacques Lacan. Ha tenuto conferenze e seminari in diverse città d’Italia e d’Europa (Dublino, Ginevra, Valencia, Madrid, Parigi, Siviglia, Losanna, Granada). È inoltre direttore dell’IRPA (Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata).
Da anni affianca alla pratica clinica la scrittura: oltre a collaborare regolarmente con Il manifesto e La Repubblica, ha pubblicato numerosi saggi, fra cui “Cosa resta del padre?” (Raffaello Cortina 2011), “L’uomo senza inconscio” (Cortina 2010), “Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione” (Cortina 2012), “Ritratti del desiderio” (Cortina 2012) “Patria senza padri. Psicopatologia della politica italiana” (minimum fax 2013), “Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre” (Feltrinelli 2013), “Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa” (Raffaello Cortina 2014), “L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento” (Einaudi 2014).

“Il sintomo di Lacan, dieci incontri con il reale”

ilsintomodilacan

La psicoanalisi deve toccare il reale, in caso contrario è una farsa, oppure, detto altrimenti, una psicoterapia. Il sintomo di Lacan si misura – in dieci “incontri” che sono altrettante forzature e scompos izioni della stessa domanda – con questo interrogativo: la pratica analitica può toccare il reale? E se sì, quando e in che modo riesce a farlo? Il reale, comunque lo si voglia intendere – come uno
dei registri della vita, come esperienza pura, come insopportabile, come esi genza pulsionale acefala, come problema insolubile, come impossibile, come cosa in sé, come realtà grezza, come nuda vita, come evento -, è senz’altro il “punto” sul quale Lacan ha insistito maggiormente nel corso del suo lavoro. Per questo egli ha concepito l’analisi come una prassi nella quale far accadere il reale, nella quale incontrarlo, per consentire all’analizzante di stabilire con esso, anziché patirlo, un diverso rapporto. Continua a leggere