Diego Caiazzo, “La Via Lattea”

Diego Caiazzo

Prefazione di Franz Krauspenhaar

La chiarezza e l’altitudine

La poesia di Diego Caiazzo è qualcosa che rimanda a cose estere, alla poesia anglosassone o tedesca. Sia chiaro che un certo filone di poesia narrativa, quella più pacata e sintomatica di un disagio che però non è mai invettiva – raro in Italia, comunque – ha influito sul poeta. Caiazzo, napoletano, è di quella genia di indigeni della metropoli, ideale capitale del Sud, che sta sottotraccia o alto nei cieli. La sua poesia, come potrete notare fin da subito, si sposta su frequenze che sembrano vicine fra loro, e invece compiono tutto il largo giro delle emozioni e delle pulsioni umane. E queste frequenze l’autore le fa diventare suono a volte sibilante, a volte rombante ma mai oltre le righe. C’è la nobile compostezza di una certa Napoli, che un amico giornalista del luogo purtroppo scomparso, Ciro Paglia, mi raccontava come discendente degli Hohenzollern, tra il serio e il faceto di quel suo bel modo di dire e di vivere. Dunque questo esordio davvero tardivo Diego Caiazzo lo fa con questo poemetto, La via lattea, che ebbi modo di leggere già alcuni anni fa. Un vero viaggio tra Paradiso e Inferno, nella coniugazione di un verbo che si fa dolore e passioni piane ma chiare. Ecco quello che può piacere e piace di questo poetare: la sua chiarezza, come se ogni volta sciogliesse il nodo gordiano delle cose ma non facendo un riassunto, bensì facendone una pura sintesi poetica. Ѐ questo che riceviamo da questo libro. Una sintesi di uno spazio vastissimo che diventa anche piccolissimo. Non c’è più limite nell’universo, l’Uomo è sempre lo stesso ma muta sempre, nel cielo della vita e della poesia. Continua a leggere

Ritrovata poesia erotica di Federico il Grande

Una poesia erotica di Federico II di Hohenzollern, detto Federico il Grande (1712-1786) è stata ritrovata nell’Archivio di Stato Prussiano di Berlino. La scoperta è stata annunciata dal settimanale tedesco “Die Zeit”, precisando che il testo originale è stato identificato tra le lettere autografe del re, dove giaceva da oltre due secoli.
Scritta in versi alessandrini in lingua francese – come tutte le lettere e le opere del re di Prussia che per tutta la vita padroneggiò la lingua di Voltaire meglio di quella materna –  “la Jouissance” è stata scritta poche settimane dopo l’ascesa al trono di Federico. La poesia, infatti, porta la data del 20 luglio 1740. Venne immediatamente spedita a Voltaire – con il quale il re ebbe una fitta corrispondenza -per chiedergli una valutazione dei suoi versi. Il re di Prussia scrive all’autore di “Candide” : l’argomento della poesia è “il piacere.”

 

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