Giornata della Memoria, Itzhak Katzenelson e Paul Celan

Itzhak Katzenelson e i suoi due figli uccisi dai nazisti

Quest’anno in occasione della  Giornata della Memoria, ho prodotto per la Rai – con il montaggio di Simona Belliazzi – due servizi giornalistici in memoria della Shoah.

Ho scelto di ricordare questa giornata attraverso la lingua di due grandi poeti , profondamente diversi fra loro, che furono, diversamente diversamente coinvolti nella strage degli ebrei d’Europa:  Itzhak Katzenelson e Paul Celan. Essi infatti, raccontarono nella loro poesia la strage degli ebrei perpetrata durante il periodo fascista e nazista, con due lingue opposte che però affermano la medesima condizione.

Katznenelson, da un punto di vista anagrafico più adulto di Celan – nato in Polonia nel 1886, viene ucciso nel campo di concentramento di Aushwitz nel 1944 – vive la deportazione e l’internamento lasciando in eredità un canto:  “Il canto del popolo yiddish messo a morte”. Katzenelson  quindi, racconta l’orrore con una lingua materna, un canto di culla, “affettivo”, lo yiddish, la lingua parlata da 11 milioni di ebrei  d’Europa prima della Shoah e dopo la Shoah totalmente cancellata.

ITZHAK KATZENELSON
SERVIZIO di LUIGIA SORRENTINO
MONTAGGIO di SIMONA BELLIAZZI

Paul Celan

Paul Celan, invece, nato nel 1920 in Ucraina, riesce a sfuggire alla deportazione e ai campi di sterminio, anche se viene spedito in diversi campi di lavoro in Romania – figlio unico, perderà entrambi i genitori catturati dai nazisti: il padre morirà di tifo e la madre, alla quale Celan era legatissimo, viene fucilata nel campo di concentramento di Michajlovka, in Ucraina -. Celan quindi, pur essendo un sopravvissuto, è fortemente traumatizzato dall’esperienza della Shoah. Tutte le sue memorabili poesie le scriverà in tedesco, nella  lingua del suo aguzzino,  come “ testo a fronte” della sua drammatica esperienza:  la patria perduta, la madre morta nella deportazione, il popolo ebraico sterminato, nella cancellazione totale della lingua e dell’identità ebraica.

PAUL CELAN
SERVIZIO di LUIGIA SORRENTINO
MONTAGGIO di SIMONA BELLIAZZI

In memoria della Shoah

In occasione della Giornata della memoria a Novara giovedì 24 gennaio 2019 alle ore 18, nella sala Genocchio della Biblioteca Negroni (corso Cavallotti 6), presentazione  dell’antologia internazionale “Nell’abisso del lager. Voci poetiche sulla Shoah” a cura di Giovanni Tesio.

Nell’abisso del lager, la prima antologia internazionale di poesie sull’Olocausto, è in libreria dal 20 gennaio 2019.  Le voci poetiche più intense della Shoah sono per la prima volta riunite in un’antologia da cui emerge il valore di testimonianza, di presa diretta e di riflessione, che non attenua l´importanza anche estetica delle poesie di Paul Celan o Nelly Sachs, di Dietrich Bonhoeffer o Mario Luzi, fino ad Antonella Anedda e Erri de Luca.

 

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Come si può leggere una poesia

Biancamaria Frabotta, Credits photo Dino Ignani

di Carmelo Princiotta

Notte della memoria

Messi a tacere i testimoni scomodi
spente le gesta e le genti scampate
agli argini smossi, disseminati
monti d’abiti smessi, denti d’oro, pennini
e sciarpe e scarpe e più di cento spille
come quando s’empie il cielo di stelle…

Notte della memoria è una breve poesia apparsa ne La pianta del pane (Mondadori, 2003) e poi compresa in Tutte le poesie 1971-2017 (Mondadori, 2018) di Biancamaria Frabotta. Non tutte le poesie del libro sono titolate, quindi il titolo, se presente, ha un valore semantico importante e non una semplice funzione identificativa. Notte della memoria è il contrario di Giorno della Memoria. Perché questo titolo? Forse perché, mentre celebriamo il Giorno della memoria, in realtà viviamo la Notte della memoria. Notte della memoria è una poesia di preoccupazione testimoniale: nasce dal silenzio forzato dei testimoni (un silenzio dovuto a cause biologiche – i testimoni dei campi di annientamento non vivranno per sempre – o a responsabilità politiche e civili, come il negazionismo o la crisi di coscienza storica in cui versa l’Occidente). Questo non è detto. Vediamo come si comporta la poesia. Notte della memoria riprende uno dei pochi punti d’intensità di Auschwitz di Salvatore Quasimodo («e ombre infinite di piccole scarpe / e di sciarpe d’ebrei: sono reliquie») e lo trasforma in una sigla autoriale (la paronomasia è un po’ la “firma” di Frabotta): la paronomasia scarpe/sciarpe è preceduta dalla paronomasia smossi/smessi e seguita dalla paronomasia spille/stelle, per di più esposta in chiusa come una para-rima (con un rilievo certo maggiore rispetto alla rima imperfetta scampate : disseminati). Non è un vezzo manieristico, come il gesto del pittore che si ritrae nei propri quadri, prestando il volto a un personaggio magari secondario, la creazione di un campo di tensione semantica. La metafora del titolo veicola un contenuto etico. Continua a leggere

Giornata della Memoria, “La Shoah nell’arte”

Sabato 27 gennaio 2018, in occasione della Giornata della Memoria, i presidi culturali presenti nei paesi del sistema ACAMM (Aliano, Castronuovo Sant’Andrea, Moliterno, Montemurro) partecipano alla IV edizione de La Shoah dell’arte, un’iniziativa promossa dall’Associazione ECAD con il patrocinio del Presidente della Repubblica e del MIBACT per commemorare le vittime dell’Olocausto attraverso l’arte e le testimonianze degli artisti, dei letterati e degli intellettuali in genere, perseguitati e sopravvissuti al genocidio. Mostre, incontri e attività didattiche scandiranno l’intera giornata che, per ogni istituto culturale, ha un programma ricco e dettagliato, stilato per celebrare, in una giornata in cui tutto il mondo sceglie di non dimenticare, quel 27 gennaio del 1945 in cui le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz per liberare i pochi superstiti. È importante, dunque, celebrare la Giornata della Memoria per fermarsi, almeno una volta all’anno, a ragionare e riflettere su quello che lo sterminio sistematico di milioni di individui, per il solo fatto di essere ebrei, abbia significato. Continua a leggere

Primo Levi, “Opere Complete”

levi
Il 27 gennaio ricorre in tutto il mondo la Giornata della Memoria, in commemorazione alle vittime dell’Olocauto. Per non dimenticare torna in libreria Primo Levi con le “Opere Complete” pubblicate da Einaudi in due volumi. La riedizione delle Opere arriva vent’anni dopo la prima pubblicazione ed è la più completa mai pubblicata finora.

Con l’edizione di Se questo è un uomo del 1947, venticinque testi in più nella sezione «Pagine sparse» e altri otto testi in appendice, fra i quali la tesi di laurea e le note di Levi alle edizioni scolastiche dei suoi libri.

I volumi sono a cura di Marco Belpoliti. Introduzione di Daniele Del Giudice. Redazione: Ernesto Franco.

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Franco Loi & Stefania Consenti

 

 

FRANCO LOI ph©campanini-baracchi

FRANCO LOI
ph©campanini-baracchi

Il Giorno della Memoria con la Scuola professionale Galdus

Due incontri per la Giornata della Memoria promossi dalla Scuola Professionale Galdus ai suoi studenti e al pubblico: venerdì 5 febbraio con il poeta Franco Loi e le poesie che lo rievocano bambino a Milano durante la seconda guerra mondiale e lunedì 8 febbraio con Stefania Consenti, autrice del libro “Luoghi della memoria a Milano”, con Roberto Cenati, presidente Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia provinciale Milano. Continua a leggere

Primo Levi, “Se questo è un uomo”

Primo Levi

Luigia Sorrentino legge la poesia da “Se questo è un uomo” di Primo Levi

Nota di Luigia Sorrentino

Tra il 1945 e il 1947, Primo Levi scrive il romanzo autobiografico “Se questo è un uomo“, dopo essere tornato in Italia dal campo di lavoro di Monowitz, uno dei tre campi che formavano il complesso di Auschwitz, in Polonia.

Fondato nel 1942, il campo divenne la sede della più grande fabbrica d’Europa per la produzione di gomma sintetica Buna-Werke – che però non entrò mai in produzione – presso la quale l’autore riuscì a trovare impiego come chimico riuscendo così a salvarsi la vita.

Nel campo di lavoro, liberato dall’Armata Rossa il 27 gennaio 1945, transitarono circa trentacinquemila deportati, tra di essi Primo Levi ed Elie Wiesel.

In epigrafe al romanzo “Se questo è un uomo”, Primo Levi inserisce una sua poesia, un appello rivolto al lettore a non voltare lo sguardo da un’altra parte come se quello che accadrà nelle pagine del libro non gli appartenesse.

Nel breve componimento, definito da Franco Fortini “alto e testamentario”, il lettore è apostrofato con parole durissime alle quali nemmeno l’autore che scrive si sottrae, allo scopo di essere egli stesso partecipe e di rendere compartecipe il lettore della gravità dei fatti che stanno per essere narrati. “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case” è l’incipit. Continua a leggere

David Nirenberg, “Antigiudaismo”

 

 

antigiudaismo2Nella Giornata della Memoria vi proponiamo un libro appena uscito in Italia nella traduzione di Giuliana Adamo e Paolo Cherchi di  David Nirenberg “Antigiudaismo”, sottotitolo,La tradizione occidentale” , collana La storia Viella Editrice, 2016.

L’antigiudaismo che esamina David Nirenberg in questo libro non è solo l’insieme dei pregiudizi e delle persecuzioni contro gli ebrei: è una delle modalità fondamentali con cui il pensiero occidentale ha definito se stesso e il proprio modo di interpretare il mondo in contrapposizione a una tradizione diversa.

Come spiega l’autore, «L’antigiudaismo non va inteso come un anfratto arcaico e irrazionale nel vasto edificio del pensiero occidentale, ma come uno dei principali strumenti con cui tale edificio è stato costruito». Continua a leggere

Dalle ceneri alla storia

 

2730_IsraelMeirLauRiannodando con passo biblico il filo della memoria: il racconto dellolocausto nei ricordi di un protagonista. Traduzione integrale in lingua italiana del best seller tradotto in tutto il mondo.   

Autore: Israel Meir Lau, con prefazioni di Shimon Peres e Elie Wiesel, Gangemi Editore, 2014, € 25.00

Dalla prefazione di Elie Wiesel

Se avessero raccontato a Lulek, quando aveva otto anni, che un giorno si sarebbe seduto alla tavola della Regina d’Inghilterra, che avrebbe conversato con il Papa farcendo il discorso con parole in yiddish, che avrebbe ascoltato insieme al Cancelliere tedesco, proprio lui, “Credo con fede alla venuta del Messia” eseguita dai hassid di Gur, avrebbe stentato a crederlo. Ma forse no. Perché Lulek, il bambino più piccolo sopravvissuto al campo di concentramento di Buchenwald, era abituato ai miracoli, a una catena di miracoli: la madre che lo aveva spinto nelle braccia del fratello un attimo prima di essere deportata, quel fratello che gli avrebbe fatto da madre e anche da padre e a cui deve la sopravvivenza, di lager in lager, di treno in treno, guardando in faccia la morte. Suo fratello Naftali – Tulek – è sopravvissuto insieme a lui. Insieme hanno rispettato le volontà del padre, sono immigrati in Israele dove Lulek – Srulek – Israel ha raccolto il testimone di una millenaria dinastia di rabbini, diventando Rabbino Capo d’Israele. Il Rav Israel Meir Lau è stato insignito nel 2005 del Premio Israele. Continua a leggere