Kim Simonsen, il poeta delle Isole Fær Øer

Kim Simonsen (Photo presa da Facebook)

Introduzione, traduzione italiana dei versi ed estratto dalla postfazione al volume
di Giovanni Agnoloni

Oggi desidero proporvi una selezioni di versi dalla silloge del poeta faroese (già noto a livello internazionale e tradotto in molte lingue) Kim SimonsenLa composizione biologica di una goccia di acqua di mare porta con sé l’eco del sangue nelle mie vene”, edita da I Libri di Mompracem nel 2025 col finanziamento degli enti culturali delle Isole Fær Øer “FarLit” e “Mentanargrunnur Landsins”.

La traduzione l’ho realizzata partendo dalla versione inglese della collega (e poetessa) statunitense Randi Ward, che mi ha anche aiutato a cogliere alcune importanti sfumature del testo originale faroese, che ho potuto seguire – pur non conoscendo la lingua – grazie ad alcune sue assonanze con lo svedese.

Seguono cinque poesie (nelle tre lingue) tratte della prima e dalla seconda sezione del volume, nelle quali emergono i temi-chiave della raccolta, che ruota attorno alla morte del padre del poeta, tornato alla sua isola proprio in quell’occasione. Quel ritorno diventa per lui uno spunto per riflettere su come tutto, nella natura liquida del pianeta, sia collegato in un’entropia carica di senso. Infine, troverete un estratto dalla mia postfazione, dove questi temi vengono ulteriormente approfonditi.

Stamani è morto mio padre;
per tutta la vita ha navigato
gli oceani del mondo.
Ora le onde s’infrangono
come sempre si sono infrante
l’una sull’altra.
È così che arriveranno
a cingere le sponde di questa terra:
in un turbinio sovrapposto
di strati
su
strati.

Í morgun doyði pápi mín,
hann sigldi alt lívið
á heimsins høvum.
Nú bróta aldurnar
sum aldur hava brotið
oman á aldur.
Soleiðis vilja aldurnar
fevna fjøruna
landið
alt tað
sum legst
oman á
alt.

My father died this morning;
all his life he sailed
the oceans of the world.
Now the waves break
as waves have broken
wave upon wave.
This is how the waves will
embrace the shores of this land:
everything
eddying layer
upon
layer.

L’oceano sta erodendo queste sponde;
i flutti s’infrangeranno su questa terra
finché l’ultimo faraglione non sarà abbattuto.
Il fiordo, le onde, il pendio ormai saturo
Sono divenuti una necropastorale
arcaica, con quest’unico sentiero verso l’Ade.
La morte vive qui adesso,
ecco chi sta rispondendo al mio sguardo
da un punto tra l’aspra banchina e l’erba avvizzita.

Nú máar havið partar av landinum,
at enda fara aldurnar at bróta landið niður
til seinasti drangurin einaferð koppar í havið.
Fjørðurin, aldurnar og váta brekkan
eru endað sum ein deyðspastorala,
arkaisk við einum farvegi til Hades.
Nú er tað deyðin sum býr her,
tað er hann, ið starir aftur
millum hømiliurnar og deyðagrasið.

The ocean is eating away at these shores;
the waves will break against this land
until the very last sea stack is toppled.
The fjord, the waves, the saturated hillside
have become a necropastoral:
archaic with only this one path to Hades.
Death lives here now,
he’s the one staring back at me
from between the bitter dock and the withered grass.

C’è una spruzzata di neve sulla cengia scoscesa.
Neve, un compromesso
tra materia liquida, gassosa e solida.
La delicata formazione dei suoi fiocchi
è come questo intervallo—
come le alghe e l’erba avvizzita.
Proprio come questo giorno,
tra cumuli di sterco di pecora
e pietre bagnate
e perline di umidità che striano le finestre
mentre la casa siede quieta e vuota,
e tutto al di là del vetro attende.
Pietra basaltica ricoperta di borraccina,
muschio verde e giallo.
Non si vede nemmeno un papavero o una rosa.
Adesso non esisti più,
mi dico a voce alta.

Eitt følv hómast uppi á hamrinum,
kavin hendan millumrokningin
millum vætu, gass og fast evni,
hendan skroypiliga evnafrøðin hjá kavanum
er sum hendan tíðin,
sum tarin og deyðagrasið,
líka sum hesin dagurin,
millum túgvur av sparlalortum
og vátum steinum,
har vætan rennur oman eftir vindeygunum,
meðan húsið er stilt og tómt,
uttan fyri vindeygað bíðar alt
basalt og mosarunnið grót,
grønur og gulur mosi,
valmúa og rósur eru ikki at síggja.
Nú ert tú ikki til meiri,
sigi eg hart við meg sjálvan. Continua a leggere

Nei territori dell’insonnia

Cindy Lynn Brown, foto d’archivio

di Giovanni Agnoloni

Cindy Lynn Brown è una poetessa bilingue danese-americana, oltre che un’autrice di romanzi e una traduttrice. È laureata in Letteratura e Scrittura creativa. È stata tradotta in numerose lingue e ha partecipato a festival letterari in tutto il mondo. Personalmente, ho avuto il piacere di conoscerla e di iniziare ad apprezzare il suo lavoro durante l’edizione del 2015 del festival di poesia “Lyrik”, da lei organizzato a Odense (Danimarca). Le sue poesie che oggi vi propongo in una mia traduzione dall’inglese sono tratte dalla silloge Dealbreaker (Forlaget Spring, 2017), imperniata sul tema dell’insonnia, di cui lei purtroppo soffre da anni. Com’è stato giustamente osservato, si tratta di testi caratterizzati da una musicalità intima e raccolta, capace di condurre negli stati mentali legati all’assenza del sonno e di suggerire – anche attraverso giochi intertestuali e rimandi letterari di vario tipo – percorsi volti alla ricerca della chiave d’accesso a questa dimensione segreta ed essenziale della vita, scrigno del riposo e del sogno. La notte, così, emerge come territorio del paradosso e della (sia pur forzata) meditazione, nonché teatro di un ribaltamento dell’ordine naturale delle cose: ovvero, rifacendoci letteralmente al titolo, si manifesta come il terreno della violazione di un “patto” di normalità – quello per cui, appunto, di notte “si dorme” – con un costo da pagare, certo, ma anche con l’opportunità di cogliere significati, sfumature e sollecitazioni emotive che solo quei momenti di buio domestico sanno regalare.

Il sito di Cindy Lynn Brown è cindylynnbrown.com. Continua a leggere

La poetica di Kenneth Krabat

Rosso.Niente. (cover)

È appena uscito Rosso.Niente (VEDI QUI), raccolta di versi del poeta danese Kenneth Krabat edita da Kipple Officina Libraria, tradotta dalla versione inglese (l’autore è bilingue) da Giovanni Agnoloni per la collana “Versi Guasti”, curata da Alex Tonelli.

Vita, Amore e Morte, alla ricerca di una consolazione

“Non smettere mai la propagazione del mondo dietro il velo/ Con rassegnazione la vita e i mondi giungono a conclusione/ Nel sangue e nell’ignoranza o in entrambi.”

Kenneth Krabat – Note per una poesia sul valore di una vita risolta

Le poesie che compongono questa nuova uscita di “Versi Guasti” appaiono a una prima lettura fra loro molto eterogenee; diversi gli stili e le metriche con cui il poeta, Kenneth Krabat, ha composto questi suoi testi. Poliedrico poeta danese, che scrive in lingua madre e contemporaneamente in inglese, Krabat è una figura viva dell’underground di Copenaghen – o, come direbbe lui stesso, di København – un performer e un paroliere. Abbiamo scelto di dedicare un volume di “Versi Guasti” a quest’ autore, perché Krabat s’inserisce perfettamente nella ricerca poetica che questa collana sta portando avanti, scovando là fuori tutti quei poeti che prendono la poesia, la strappano dai banchi del Liceo, la scuotono violentemente e la trasformano, quasi magicamente, in un prodotto della contemporaneità. Parole da leggere e attraverso cui comprendere un po’ di più il reale che ci circonda, questo reale, questo “qui e ora” di un 2016 che volge al termine. Continua a leggere

Salman Rushdie presenta la sua autobiografia a Berlino

La libertà di espressione sopra tutto, ma un conto sono gli attacchi verbali e un altro alle persone: a sottolinearlo è lo scrittore Sulman Rushdie, prima vittima, con la Fatwa emessa contro di lui dal regime iraniano nel 1989 per il romanzo I Versetti Satanici, di una lunga dinastia di ‘eretici’ occidentali messi all’indice dall’Islam, e pretesto per una scia di attentati, omicidi e violenze come quelle scatenate ora dal film su Maometto The innocence of Muslims.

“Anche il Papa viene preso in giro tutti i giorni ma non si vedono cattolici fare attentati per il mondo”, dice. In un incontro a Berlino dall’Editore Berteslmann per l’uscita del suo ultimo libro – presente il gotha dell’editoria tedesca incluso il direttore per la cultura della Frankfurter Allgemeine Zeitung, Frank Schirrmacher (nella foto sotto) – Rushdie, rispondendo ai giornalisti, respinge il termine islamofobia: “non amo questa parola, tutto è legittimo”, la critica, la satira ma non la violenza. “Bisogna distinguere gli attacchi alle idee dagli attacchi alle persone”. Continua a leggere

Isabel Allende vince il premio ‘Hans Christian Andersen’

La scrittrice cilena Isabel Allende è la vincitrice dell’edizione 2011 del Premio internazionale Hans Christian Andersen di Letteratura. Lo ha annunciato la fondazione che porta il nome dello scrittore danese, celeberrimo autore di favole, e che assegna il riconoscimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

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