Tanti auguri, Cormac! Aspettando “The Passenger”

Cormac McCartey/ ph. APF

NOTA DI ALBERTO FRACCACRETA

 

Il 20 luglio 2021 Cormac McCarthy ha compiuto 88 anni, probabilmente nella sua casa a Santa Fe, New Mexico. Almeno dal 2009 siamo alla finestra, in attesa che Cormac — Premio Pulitzer nel 2007 con La strada e candidato perenne al Nobel — ci faccia cortesemente leggere The Passenger, il suo nuovo romanzo.

Conosciamo per sommi capi anche la trama.

Siamo a New Orleans, 1980. È la storia di un fratello che ha una sorella geniale (un vero talento della matematica), da poco scomparsa. Il fratello affronta la morte della sorella ripercorrendo le trame della creatività, cercando di capire in che modo l’ingegno possa diventare un ingombro per la persona che ne è investita. Il tema di fondo è che spesso nella vita si avvera quel dittico letale di genio e sregolatezza. L’intelligenza potrebbe voler dire spreco, scialo, dissipazione. Ebbene, sappiamo queste cose sia perché una volta tanto Cormac si è sbilanciato durante (udite, udite!) un’intervista al Wall Street Journal, sia perché a causa di un errore d’archivio alcune pagine manoscritte sono finite nelle mani di Rick Wallach, un ricercatore che lavorava alle varianti di Suttree. Alla fine, McCarthy si è deciso — nell’agosto 2015 — a tenere una lettura pubblica di brevi stralci di The Passenger con il supporto del Santa Fe Institute, ente di cui è socio fiduciario. I brani sono stati letti dal presidente del SFI David Krakauer e dall’attrice Caitlin McShea. Ebbene, in tutta questa storia c’è un paradosso.

La studiosa Dianne C. Luce nell’ultimo numero del «Cormac McCarthy Journal», edito dalla Penn State University Press pochi mesi or sono, ha scritto un saggio di quindici pagine dal titolo Creatività, follia e “la luce che danza nel profondo di Pontchartrain”: scorci di The Passenger dalla corrispondenza privata di Cormac McCarthy nel 1980.

Riportiamo in traduzione l’abstract dell’articolo che ne chiarisce i contenuti: «Le lettere che Cormac McCarthy scrisse nel 1980 a Robert Coles, Deaderick Montague e John Fergus Ryan rivelano che stava lavorando a The Passenger almeno da quell’anno, quando si aspettava che sarebbe stato pubblicato dopo Meridiano di sangue (1985). Il progetto è in parte ispirato da una poesia inedita di Louis Diehl sul clarinettista jazz di New Orleans Leon Roppolo, che si dice abbia gettato il suo clarinetto nel lago Pontchartrain in un atto di suicidio artistico. Il romanzo non doveva concentrarsi su Roppolo, ma la sua origine nella poesia citata da McCarthy suggerisce che il tema tragico del potenziale creativo rovinato o non realizzato fosse centrale per il romanzo, e che inizialmente il dominio della creatività potesse essere artistico piuttosto che scientifico. Le influenze biografiche che informano l’idea di McCarthy riguardo al romanzo includono la sua familiarità con tre uomini che ha incontrato a Ibiza alla fine degli anni ’60, il falsario d’arte Elmyr de Hory e gli scrittori Clifford Irving e Leslie Garrett, i quali hanno seguito percorsi che hanno minato il loro potenziale artistico».

Insomma, The Passenger è nel cervello di McCarthy sin dagli anni Ottanta. La riflessione ruota attorno al «potenziale creativo rovinato o non realizzato». Ma se da principio il nucleo fondativo volge verso l’arte, ora — anche in virtù della presenza al Santa Fe Institute, del contatto con fisici, chimici, epistemologi e matematici (senza dimenticare che l’unico contributo saggistico di Cormac, scritto nel 2017, è dedicato all’origine del linguaggio) — l’attenzione si sposta sul versante scientifico. Ringraziamo la professoressa Luce per il suo contributo davvero chiarificatore. Continua a leggere

Sotirios Pastakas, da “Canti di misconosciuta gloria”

Sotirios Pastakas/ Credits ph. Dino Ignani

A N T E P R I MA        E D I T O R I A L E

Oggi, 13 dicembre 2020, in occasione del 66esimo compleanno di Sotirios Pastakas, pubblichiamo due sue poesie inedite tratte da Canti di misconosciuta gloria, in preparazione dalle Edizioni Multimedia di Salerno, nella traduzione dal greco di Maria Allo. Pastakas, tradotto il 16 lingue, è considerato da molti uno dei maggiori poeti del nostro tempo.

 

ΝΟΣΤΑΛΓΙΑ ΤΗΣ ΤΖΙ ΜΠΙ

Τα μεγάλα μπαρ έχουν
μικρές περιστρεφόμενες πόρτες.
Στα λαϊκά, αντιθέτως
μπαίνεις από παντού
-κι από τις τζαμαρίες.
Τώρα που σκορπιστήκαμε
στην περιφέρεια σαν ΑΑ
(αμετανόητοι αλκοολικοί)
και κατακτήσαμε
κάθε γωνιά της Αθήνας,
άλλος στα Πετράλωνα
και άλλος στη Γλυφάδα,
απόστολοι του ρήματός σου
Κύριε Νικολόπουλε,
τώρα που η Πλατεία Συντάγματος
έχει γεμίσει σκηνές και παραπήγματα,
και η Τζι Μπι γέμισε σκαλωσιές
και χτίστηκε η πόρτα της,
η πόρτα που μόνο εσύ
θα μας ανοίξεις πάλι
το προσεχές Ιωβηλαίο,
γιατί δεν νοείται Πάπας
χωρίς καρδινάλιους,
κι Οδύσσεια δίχως συντρόφους.
Κύριε,
ελπίζουμε σε μια επιστροφή:
όπως ελπίζει ο ακρωτηριασμένος
να ξαναβρεί το ακρωτήρι του
κι ο ερωτευμένος τη δύναμη
να μισήσει πάλι
κι η γυναίκα να ξαναστήσει
το στήθος της,
κι ο άντρας να πάρει πίσω
τις τρίχες που έχασε σαν όνειρα
πάνω στο μαξιλάρι,
που τα σβήνει ένα καλό πρωινό
με σολομό και σαμπάνια,
κι ο φίλος να ξαναδεί την ανατολή
από μια ταράτσα πάνω στη θάλασσα
άμα χαράζει στο Αιγαίο,
περιμένω να χαράξει Κύριε
πάνω στο μόγκανο της μπάρας,
εκεί στο δεύτερο πάντα σκαμπό
εκ δεξιών του μπάρμαν,
εφόσον θα ξανανοίξει η Τζι Μπι
κι ο Τζιόβε Μπενεφακτόρους
επιτρέψει
να γεμίσει πάλι με Αρβανίτες
η πλατεία Συντάγματος
και μετανάστες κι επαρχιώτες
που θα σουλατσάρουν άσκοπα
και θ’ ανταλλάσσουν κινητά
βλέμματα και βιώματα,
ας επιτρέψει και σε μένα
να είμαι πάντα εκεί
δεύτερο σκαμπό
στ’ αριστερά της σάλας
ώσπου να με ρίξεις κάτω Κύριε,

να πίνω, να καπνίζω και να σκέφτομαι.

NOSTALGIA DI GB

I grandi bar hanno
piccole porte girevoli.
In quelli popolari, al contrario
arrivi da ogni dove
-pure dalle finestre.
Adesso che siamo sparsi
in periferia come AA
(alcolisti impenitenti)
e abbiamo conquistato
ogni angolo di Atene,
uno a Petralona
e un altro a Glyfada,
apostoli del tuo verbo
Signor Nikolopoulos,
ora che piazza Syntagma
è diventata un cantiere edile,
e GB è coperta da impalcature
e hanno murato la sua porta,
la porta che solo tu
riaprirai per noi
nel prossimo Giubileo,
perché non si intende un Papa
senza cardinali,
e Ulisse senza compagni.
Signore,
speriamo in un ritorno:
come spera il mutilato
per riscoprire il suo mantello
l’innamorato nel potere
odiare di nuovo
e la donna per rialzarsi
i seni,
e l’uomo riavere
i capelli persi come sogni
sul cuscino,
cancellati da una buona colazione
con salmone e champagne,
e l’amico per rivedere l’alba
da un tetto sul mare
quando albeggia nell’Egeo,
sto aspettando che fa giorno
sul mogano del bar, Signore
lì sempre sul secondo sgabello
a destra del barista,
se GB riapre
e Giove Benefactorus
permetta
di essere riempita di nuovo con forestieri
la piazza Syntagma
e immigrati e provinciali
gironzolare senza meta
e scambiarsi cellulari
sguardi ed esperienze,
lascia
che anche io ci sia sempre
sul secondo sgabello
a sinistra della sala
sino ad abbattermi, Signore,
a bere, fumare e pensare.

(GB, il mitico bar dell’albergo Gran Bretagna, su piazza Syntagma ad Atene, di proprietà e gestione Italiane) Continua a leggere

Omaggio a Roberto De Simone

Roberto De Simone / credits ph. Lelli & Masotti

 

di Anita Pesce

Una voce sconosciuta, riaffiorando dai solchi di un LP in vinile, asseconda una linea melodica apparentemente lieve.
È il 1977: la RCA pubblica “Io, Narciso, io“, primo e unico LP in cui Roberto De Simone si propone in veste di cantautore. Fino a quel momento il maestro ha preferito dare spazio agli altri: sono gli anni della Nuova Compagnia di Canto Popolare, anche se da poco egli ha ottenuto la definitiva, personale consacrazione con “La Gatta Cenerentola“, proposta al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1976.
Il percorso artistico di questo genio prolifico e lungimirante, che ha saputo riportare in vita il passato senza mai perdere di vista il presente, si concede dunque una digressione.
Testi in lingua, musiche che spaziano liberamente e attingono a tavolozze cui egli sembrava aver rinunciato; la sua vastissima formazione musicale, in grado di padroneggiare (tanto per dire) la musica colta come il jazz, si riorganizza e prende forma nei pochi minuti di ciascuna canzone. Continua a leggere

Maurizio Cucchi, “Prypiat”

Maurizio CucchiNota di Luigia Sorrentino

Nel giorno del suo 70esimo compleanno, Maurizio Cucchi, maestro della poesia contemporanea,  offre, a questo blog, “Prypiat”, una prosa poetica inedita. In questo testo l’autore sembra ricondurci a quella che potremmo definire, la seconda fase della sua produzione poetica, che ha avuto inizio con la pubblicazione della raccolta “Vite pulviscolari” (Mondadori, 2009).

Cucchi recupera qui, ancora una volta, l’elemento temporale dell’infanzia: “Il cortile delle mamme” che abbiamo trovato in “Malaspina” (Mondadori, 2013)  diventa il cortile del collegio dei padri Salesiani, con un rimando alle vacanze trascorse dal protagonista con la famiglia, al Miramare di Rimini, (l’autore ce ne parla nel romanzo “La maschera ritratto”, Mondadori, 2011). Continua a leggere

Nel giorno del compleanno di Mario Benedetti

mario_benedetti_sorrentinoOggi, 9 novembre 2014, Mario Benedetti compie 59 anni.
Il poeta friulano si è laureato in “Lettere” con una tesi sull’opera complessiva di Carlo Michelstaedter all’Università di Padova, poi si è diplomato in “Estetica” presso la Scuola di Perfezionamento della stessa Facoltà universitaria. Nel 1994 si è trasferito a Milano. E’ stato tra gli animatori della rivista di poesia «Scarto minimo» (1986-1989). Le sue opere poetiche sono “Secoli della primavera” (Sesante, 1992), “Una terra che non sembra vera” (Campanotto, 1997), “Il parco di Triglav” (Stampa, 1999), “Borgo con locanda” (Circolo culturale di Meduno, 2000), “Umana gloria” (Mondadori, 2004), “Pitture nere su carta” (Mondadori, 2008), “Tersa morte” (Mondadori, 2013). Nel 2010 ha pubblicato la raccolta di prose poetiche “Materiali di un’identità” (Transeuropa, 2010).
Per una ricorrenza molto speciale, questo blog ripropone in segno di affetto e di gratitudine, alcune tra le sue poesie più belle, tratte dalla raccolta “Umana Gloria” (Mondadori, 2004) . Continua a leggere

Franz Pilcher, Lo spirito d'officina

franz_11-590x427Franz Pilcher

In occasione del settantacinquesimo compleanno dello scultore Franz Pichler, Merano Arte dedica all’artista meranese una mostra che ripercorre il suo percorso dagli anni Sessanta ad oggi. L’esposizione dal titolo Franz Pilcher. Non avere paura inaugurerà il 28 gennaio 2014 alle ore 19 e sarà visitabile fino al prossimo 6 Aprile. Pichler nasce a Scena nel 1939, dal 1959 studia scultura all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e lì consegue il diploma nel 1964. Continua a leggere

Andrea Zanzotto compie 90 anni, gli auguri dal mondo del web

Oggi, lunedì 10 ottobre 2011, Andrea Zanzotto, compie 90 anni. Buon compleanno! Facciamo sentire la voce del web.

Postate un commento con i vostri auguri al più grande poeta italiano vivente del secondo Novecento.

In occasione del 90esimo compleanno del poeta Andrea Zanzotto il presidente del consiglio regionale del Veneto Clodovaldo Ruffato ha voluto onorare il letterato tributandogli il ‘leone del Veneto’, la massima onorificenza della regione Veneto.

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“Buon compleanno, Dudù!” Video-Intervista a Raffaele La Capria

Raffaele La Capria

Raffaele La Capria
a cura di Luigia Sorrentino

Roma, 30 ottobre 2011

 

“Buon compleanno Dudù!”
Il 3 ottobre del 1922 nasce a Napoli uno dei più raffinati scrittori italiani del Novecento, Raffaele La Capria, per gli amici Dudù (o anche Duddù) con la doppia D. Prova ne è l’ultimo libro pubblicato dall’autore nel 2011, “Confidenziale” Edizioni Il Notes Magico (12,00 euro).

Si tratta di una raccolta di lettere confidenziali – come suggerisce il titolo – scritte a La Capria dai suoi amici. Goffredo Parise, Lina Wertmuller, Francesca Sanvitale, Emanuele Trevi che scrivevano “Caro Dudù”, ma anche lettere di altri amici che scrivevano “Caro Raffaele La Capria”, come Anna Maria Ortese, Edoardo Albinati, Umberto Silva, e quelle di altri ancora che scrivevano “Caro La Capria”, come Norberto Bobbio.
L’occasione è ghiotta per me me, per augurare a Dudù, che compie oggi 89 anni, “Buon Compleanno!” riproponendovi il testo e il video di una delle mie interviste a La Capria. In particolare, quella realizzata per Rainews24, nel 2005, subito dopo l’uscita del libro “L’estro quotidiano” (Mondadori, 2005).

La Capria, quasi alla fine della video-intervista mi racconta di un suo sogno ricorrente, il sogno in cui gli riappaiono i genitori che lo scrittore dice di ‘incontrare per caso’, come se fossero andati via dalla casa e lui non sapesse dove sono andati a finire.

La domanda piena d’affetto che La Capria rivolge a suo padre e sua madre è questa: “Ma come fate a vivere da soli? Io non so niente di voi…  Chi vi mantiene? Dov’è la vostra casa?”  […]

Il testo (parziale) dell’intervista a Raffaele La Capria
di Luigia Sorrentino

Riprese e Montaggio di Luigia Sorrentino
Roma, 2005


L’epoca che viviamo è tragica, funestata da eventi tragici. Come vive Raffaele La Capria questa sua epoca?

‘L’ho scritto nella ultima pagina del mio libro ‘L’Estro quotidiano’. Quel libro l’ho scritto nel 2003, ma per ragioni editoriali è uscito nel 2005. Dal 2003 al 2005 la situazione è peggiorata e il tasso di odio, ferocia, crudeltà, è aumentato nel mondo in maniera inimmaginabile. Dopo le esibizioni filmate delle teste tagliate e la strage programmata dei bambini in Ossezia, si è persa la bussola dell’umano e le parole non sono più all’altezza del male che vorrebbero denunciare. Il nostro privato rispetto a questi eventi tragici, sembra una futilità. Qual è il risultato? Di ridurre la nostra vita quotidiana a un assurdo. Adesso la nostra vita quotidiana non ci sembra più normale, è una pretesa normalità. Ma è una normalità falsa quella in cui crediamo di vivere noi privilegiati, credendo di stare in pace, di non soffrire di queste terribili calamità che il mondo soffre’.

Quest’epoca, ha cambiato qualcosa nella sua scrittura?

‘Certo. Soprattutto se si legge tutto il mio libro ‘L’Estro quotidiano’ si sente che è attraversato come da un’angoscia, da un sottile rimorso di star bene. Si sente che c’è una frattura spaventosa tra quello che sappiamo e la vita che viviamo. Questo aspetto lo metto in evidenza in un punto preciso del libro in cui racconto che sto guardando la televisione e vedo massacri, cose orrende e dico: “questo è il telegiornale delle otto, e io devo vestirmi in fretta, alle nove ho un appuntamento al ristorante”. Ed è proprio questo l’assurdo: vedere il male, ma poi andare al ristorante.

In un articolo uscito sull’ Espresso Giorgio Bocca ha detto che La Capria ha elaborato una sua teoria per mettere d’accordo le due Napoli, quella della borghesia, colta e aristocratica, e quella selvaggia, del popolo napoletano. Praticamente Bocca dice che lei ha inventato la napoletanità.

‘Non ho inventato la napoletanità, ma l’ho analizzata criticamente. L’ho analizzata e criticata anche più ferocemente di quanto Bocca, qualche volta, abbia criticato il sud e i mali del sud. Bocca dice, però, che questa mia teoria è elegante, ma consolatoria. E io gli ho risposto: “Bhe? Che c’è di male che sia consolatoria? La letteratura deve essere anche consolatoria, oltre che critica.’

Il suo linguaggio narrativo di certo non rappresenta la Napoli della camorra e della illegalità. È una sua scelta non rappresentare quella Napoli?

‘Uno scrittore non è obbligato a scrivere di camorra. Credo che uno scrittore abbia il compito di dare un’immagine della sua città molto più grande e più complessiva, che include tutto. Una rappresentazione della città, una rappresentazione mentale che sottragga la città dalle false rappresentazioni che gli vengono date continuamente. Tanto utile, rivoluzionaria, importante è l’opera di uno scrittore, quanto più questo scrittore si affranca dalle false rappresentazioni e cerca, come un archeologo della mente, di scavare attraverso la cenere di queste false rappresentazioni, il documento vero, la sostanza vera di quella immagine della città che lui sta creando mentre scrive. A tutto questo deve corrispondere, anche, uno stile adeguato, perché soltanto quando c’è questa fusione tra un’idea e una rappresentazione, e uno stile che la sostiene, funziona la comunicazione.’ Continua a leggere