Gianni D’Elia, “Fiori del mare”

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Il “canzoniere adriatico” del poeta pesarese.

Una nuova raccolta molto diversa dai libri precedenti dell’autore, piú portata alla sonorità attraverso una ricerca di rime e assonanze. Non che l’indignazione politica sia dimenticata, ma dal tono generale sembra che il risentimento venga superato in una superiore meditazione.

Con i suoi versi Gianni D’Elia disegna i luoghi della costa marchigiana rielaborati fra il ricordo, il sogno e la storia. E l’idea di un “canzoniere adriatico”, anticipata ai tempi di “Notte privata” ma mai compiutamente realizzata prima d’ora. E la parafrasi baudelairiana del titolo non è un gioco gratuito, dato che l’aura della Riviera Adriatica, nella scrittura poetica di D’Elia, tende allo spleen.

La sonorità delle rime fa invece pensare a una riscoperta di Saba (anch’egli poeta adriatico) ma non alleggerisce la trama filosofica delle meditazioni, che sembrano in dialogo nel tempo con un altro marchigiano: Giacomo Leopardi.

Soprattutto nell’ultima parte del libro si addensano riflessioni in cui D’Elia sembra un mistico laico, che non ha certo rinnegato le radici politiche e pasoliniane della sua poesia, ma che le ha arricchite con l’approfondimento della tradizione poetica italiana e con l’esperienza di vita.

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