“Regni”, di Daniele Piccini

Dalla Nota di Antonio Prete

Questo di Daniele Piccini è un libro poetico. L’affermazione non è tautologica: molti libri di versi non hanno a che fare con la poesia. Mentre Regni nel suo stesso respiro è un libro poetico. Perché fa della parola il campo dove l’assente prende figura e ritmo, dove il visibile mostra il suo confine, cioè l’enigma. E fa dello sguardo sul già stato la soglia di un’interrogazione sul vivente, sulla sua terrestre odissea, sul suo legame sull’apparire e sulla sparizione. […]

La poesia, nello svolgersi di queste sequenze o stanze, è nel guardare l’esistenza – il suo rivelarsi in apparizioni e in mancanze, in presenze e assenze – di qua da un velo è la percezione del tempo come una sostanza che penetra in tutto, e mostra di sé specialmente il vanire, il perdersi nell’ombra dell’irreversibile, dell’impossibile ritorno. […]

L’attesa e l’addio hanno una funzione di rilievo in questi versi. Che sembrano dialogare con la poesia di Luzi, anche in certi movimenti dubitativi e nell’accamparsi di certe voci, in particolare con il Luzi di libri come “Dal fondo delle campagne” o “Per il battesimo dei nostri frammenti”. La poesia è sempre dialogo con la poesia. […]

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Pierluigi Cappello, “Il dio del mare”

Cappello_Il dio del mare_libro intero

In libreria dal 19 marzo 2015

La poesia, prima e oltre la parola
di
Antonio Prete

Un libro di prose, una meditazione intorno ad accadimenti, a gesti, a letture, che trova ogni volta la forma essenziale e il tono giusto per farsi racconto e insieme analisi, sguardo sul mondo e interrogazione, confdenza e giudizio. Il dio del mare afferma la necessità e la bellezza della prosa, di questa forma oggi desueta e persino peregrina, e che invece appartiene al proprio della tradizione novecentesca, e più in generale della nostra storia letteraria. Se il trionfo di un romanzesco destinato al facile consumo ha reso marginale e persino azzardato l’esercizio della prosa, il poeta Pierluigi Cappello mostra come nella forma breve che chiamiamo prosa, nel ventaglio delle sue possibilità, possano confuire allo stesso tempo tensione narrativa e grazia del dire, energia rifessiva e leggerezza dell’immaginare. E mostra come la variazione di temi e di ricordi, di scene e di tonalità discorsive possa corrispondere ai diversi punti d’osservazione dai quali guardiamo ogni giorno l’accadere, le forme e i modi dell’accadere. Per un poeta la prosa è un modo d’essere della poesia. Poesia e prosa sono vissute da un poeta come le due sponde di uno stesso fume. Su quel fume c’è lo stesso cielo, ci sono le stesse nuvole, c’è lo stesso vento, che è il vento della vita. «L’uso – dice Leopardi – ha introdotto che il poeta scriva in verso. Ciò non è della sostanza né della poesia né del suo linguaggio, e modo di esprimer le cose» (Zibaldone, 14 settembre 1821). Continua a leggere