Presentazione “Piazzale senza nome”

Quando ho scritto “Piazzale senza nome” – le poesie fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 – pensavo a un luogo che nella mia memoria era qualcosa di inerte, immobile, come le periferie che circondano le grandi città. Pensavo a un luogo preciso, che per me è esistito, è esistito veramente, una volta e per sempre. Un luogo che ho voluto salvare forse, come la promessa di una rinascita, salvarlo dal delirio, e al tempo stesso, salvarlo dalla sua indicibile quiete. Le parole sono nate da questo luogo, tra un respiro e l’altro, dal soffio di una creatura morente, come rivelazione di tutto ciò che è nascosto, che non vogliamo vedere. La parola si è sovrapposta, si è mischiata ai solchi lasciati sulla strada dai ragazzi invisibili della mia generazione, gli esclusi, quelli rimasti fuori dalla Storia.

Quando ho scritto il libro e ho scelto il titolo, che talaltro ha anche una sezione eponima, non sapevo che proprio a Torre del Greco, città dove ho vissuto fino a 24 anni, c’è davvero un “Piazzale senza nome”, un luogo invisibile, una penombra, in cui si sono realmente incrociati i destini di molti giovani divorati dal sogno della vita. Eppure io conoscevo ante rem questo luogo,  questo spazio nascosto, senza nome, nel quale sono ritornata per preservare e proteggere le solitudini di questi ragazzi, per rivivere le loro stesse  privazioni, asfissiata dal ricordo di quelle brevi esistenze naufragate.

(Luigia Sorrentino) Continua a leggere

1967-1977. La nuova compagnia di canto popolare e il decennio di Roberto De Simone

 

I primi dieci anni di attività della Nuova Compagnia di Canto Popolare sono determinanti per la costruzione dell’identità di questa che è ormai un’istituzione della cultura italiana del Novecento, e oltre. Il decennio che va dalla fondazione – 1967 – al debutto di Gatta Cenerentola al Festival dei Due Mondi di Spoleto –1976 – è segnato dalla presenza e dal progetto artistico di Roberto De Simone. Ed è proprio su questa fase del gruppo che si concentra lo studio di Anita Pesce, volto a evidenziare come e quanto le scelte di De Simone siano state innovative, se non addirittura rivoluzionarie. Nella riscoperta delle musiche folkloriche avvenuta in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta, Roberto De Simone, anziché adagiarsi sul ricalco degli originali, scelse un’altra via, indirizzandosi verso la rielaborazione stilistica dei materiali, attualizzati grazie agli interpreti (voci/personaggi) che componevano il gruppo musicale e che con lui sperimentarono e riproposero i repertori popolari campani. Continua a leggere

Omaggio a Roberto De Simone

Roberto De Simone / credits ph. Lelli & Masotti

 

di Anita Pesce

Una voce sconosciuta, riaffiorando dai solchi di un LP in vinile, asseconda una linea melodica apparentemente lieve.
È il 1977: la RCA pubblica “Io, Narciso, io“, primo e unico LP in cui Roberto De Simone si propone in veste di cantautore. Fino a quel momento il maestro ha preferito dare spazio agli altri: sono gli anni della Nuova Compagnia di Canto Popolare, anche se da poco egli ha ottenuto la definitiva, personale consacrazione con “La Gatta Cenerentola“, proposta al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1976.
Il percorso artistico di questo genio prolifico e lungimirante, che ha saputo riportare in vita il passato senza mai perdere di vista il presente, si concede dunque una digressione.
Testi in lingua, musiche che spaziano liberamente e attingono a tavolozze cui egli sembrava aver rinunciato; la sua vastissima formazione musicale, in grado di padroneggiare (tanto per dire) la musica colta come il jazz, si riorganizza e prende forma nei pochi minuti di ciascuna canzone. Continua a leggere

Anita Pesce & Adolphe Nourrit

nourritPrefazione di Maurizio Scaparro

Questa ‘biografia affettiva’, come l’autrice stessa ha definito il suo lavoro, narra la storia del tenore francese Adolphe Nourrit, stella di prima grandezza nel mondo del melodramma internazionale dell’inizio del XIX secolo, nato a Montpellier il 3 marzo del 1802 e morto a Napoli in tragiche circostanze il 7 marzo del 1839.

Attraverso uno sguardo partecipe e, per l’appunto, ‘affettuoso’ verso il protagonista, la musicologa napoletana, avvalendosi del ricchissimo epistolario del cantante e prendendone a pretesto la dolorosa vicenda personale, prova a disvelare le dinamiche che più in generale determinano l’impari rapporto tra artista e potere. Continua a leggere