Articolo e interviste di Giovanni Agnoloni
Billy Ramsell, Il sogno d’inverno dell’architetto, ed. L’Arcolaio 2017
La poesia di Billy Ramsell, in quest’ottima silloge tradotta egregiamente da Lorenzo Mari (che è anche il curatore della collana “L’altra lingua”), viaggia su un territorio di confine composto di tante schegge di mondo contemporaneo, che si riflettono tanto sul livello stilistico quanto, e soprattutto, su quello dei contenuti. È canto frammentato e sincopato di una modernità satura di tecnologia, riflesso di un mondo scomposto in innumerevoli sfaccettature, ma anche frutto della rielaborazione dell’eredità dei grandi maestri della poesia irlandese del Novecento (su tutti, William Butler Yeats). Il loro spirito contemplativo vi respira, filtrato dalla sensibilità dell’autore, attraverso gli squarci aperti su solitudini metropolitane impregnate di note jazz o di movenze di giocatori di hurling, con i loro solfeggi sciolti e il loro sbattere di bastoni a segnare il tempo di una metrica tutta interiore.
TUESDAY River Lane
In the raw dawnlike survival blankets
we cling to one another.
We wake to mutual crankiness,
drizzle, a trebly soloing hangover
that just goes on and on,
and on like a trombone or November,
the street-sweepers out, the jazz-men gone
and all the bank machines empty.
MARTEDÌ River Lane
Nelle fredde coperte di salvezza dell’alba
ci aggrappiamo l’uno all’altro.
Ci svegliamo per la reciproca debolezza,
per la pioggerellina, triplici postumi in assolo
che vanno avanti e avanti,
e avanti come un trombone o come novembre,
gli spazzini in strada, i jazzisti partiti
e gli sportelli automatici delle banche tutti vuoti. Continua a leggere