Alberto Cellotto, “Non essere”

Alberto Cellotto

1.

Poi so vedere i cartoni vuoti delle pizze in pila da una
finestra in ribalta, come ti aspettano all’inizio di una
strada lazzaretto di animali; e forse ti chiederò un favore:
ricorda il secchio del sole i buchi neri di briciole d’asfalto
anche gli stranieri in raccolta del radicchio coi cassoni,
i sorrisi delle cinesi così lontani dai loro uomini seri
quando fumano la cicca a mezzogiorno fuori da una sartoria
sempre aperta, ricorda questo quando dal fondo
un siero di petrolio sale verso il celeste e i corpi
starnazzano uguali ai capitelli e alle carcasse.

2.

Interno sta un coltello che si prende dell’inverno tutto
il mosso delle tane. Sotto i portici cammini indietro e sei
indietro con tutto, a svestire manichini a intuire il sentimento
delle crisalidi. Un po’ tondo è questo osso e mai e poi mai
un osso si torce. Tanto non dà tanto e un piatto è sempre
stato nel vento. Finestre nell’estremo di pianura e qui rimane
alle tre della notte lo stomaco con le sue lame.

3.

Il tempo è passato una volta e poi tutte. Lo ascoltiamo
piovere protetti nella fase subacquea. Solo così
vibra e tira l’arco rotto delle assenze, la linea di faglia,
le colonne ocra, ospiti sopra a un parco senza i passi,
al prato senza fiori tra rovine dove te devo vedere.
Ma stiamo ampliando la gambata tenendo il mento
a timone con gli occhi addosso a una vasca di licheni,
l’abbeveratoio degli animali che ci sopravvivranno impauriti
una volta scesi dal mare fermo, dagli scafi capovolti.

Da “Non essere” Vydia Editore, 2019
prefazione di Maria Anna Mariani

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Alberto Cellotto, Traviso

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Alberto Cellotto è nato a Treviso nel 1978. Ha scritto i libri di poesia Vicine Scadenze (Editrice Zona, 2004), Grave (Editrice Zona, 2008) e Pertiche (La Vita Felice, 2012).
Ha tradotto dall’ inglese opere di Gore Vidal, Stewart O’Nan e Frank Norris. Cura il blog Librobreve. Altro su albertocellotto.it. Continua a leggere

Alberto Cellotto, Pertiche

Letture

Si lascia scivolare in una unità di misura Alberto Cellotto, intitolando “Pertiche” (Edizioni La vita Felice, Milano, 2012) la sua ultima raccolta di versi con prefazione di Gian Mario Villlata. Le pertiche di Cellotto sono spazi limitati dentro i quali definire i movimenti di un corpo costretto in un limite. Marcando il proprio confine o il traguardo da raggiungere Cellotto ci mette di fronte a testi che partono da una visione rasoterra che rinvia alla lezione di un grande maestro: Andrea Zanzotto. E da lì si snoda, scantonando, il tempo denso di questa poesia. È come se l’autore volesse definire un recinto per la parola, ma leggendo il libro ci si rende conto che questo tentativo è inutile, perché le sua poesia trasborda, perde continuamente la misura, subisce uno scollamento dal presente e smette di porsi domande. 
(Luigia Sorrentino)

Tentativi di traguardare il proprio posto nel presente
                    di Gian Mario Villalta 

Pare non cercare evocazioni né suggerire avventurose ipotesi Alberto Cellotto, intitolando Pertiche la sua nuova e densa raccolta di poesie. Eppure, al di là del più immediato rinvio, quella pertica su cui si fa Continua a leggere