Mario Postizzi, da “Aforismi”

Mario Postizzi

Nella corsa aforistica, vince chi sa trovare la scorciatoia che allunga i passi del pensiero.

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Nella leggerezza della mano ritrovi il sotterraneo di una carezza.

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La trasparenza, così sottile da non apparire.

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Mette da parte le parole per dimenticarle. Si riconosce in un punto privo di esclamativi o interrogazioni. Ama Haydn con i suoi addii e una pagina che non si esibisce all’occhio nudo e non oscura il silenzio.

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L’altezza della voce non deve mai superare la profondità dell’occhio che ti sta di fronte.

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Chi scrive aforismi avanza nel cuore incerto di ogni parola, con le mani di piombo, su una gamba, a piccoli passi.

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Desidero incontrarti in punta di penna, di primo mattino, con animo sereno come il volto del cielo spogliato dal temporale.

 

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Mauro Germani, “La parola e l’abbandono”

Mauro Germani

Mallarmé scrisse che il mondo esiste per giustificare un libro. Ma quale libro potrà mai giustificare il mondo?

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Non usciremo mai dal nostro oblio. Incapaci di sapere chi siamo veramente, vaghiamo come sonnambuli nella notte del mondo.

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Quando scende la sera e si accendono i lumi dell’orizzonte, è possibile provare nostalgia di un’unità perduta ed irraggiungibile.

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Non c’è che un’unica notte che ritorna.

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Quando si è malati si è più veri. La malattia sorprende la nostra clandestinità.

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L’esilio è il destino dell’uomo.

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Il poeta è un abitatore di rovine.

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La poesia deriva non da ciò che si ha, ma da ciò che ci manca.

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La parola è sempre sola davanti al dolore e alla morte.

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Il mare conserva una forza primordiale che attrae e spaventa, un altro mondo buio e profondo sempre pronto a inghiottirci.

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Il poeta non è solo quando scrive. E’ tremendamente solo dopo.

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Kafka sapeva bene che l’unica sua aspirazione e vocazione era la scrittura, tuttavia dovette sperimentare che il potere di quest’ultima non era suo e che non aveva affatto la prova di scrivere veramente. I suoi testi lo ponevano in una condizione di esilio abissale ed egli era spesso costretto ad interrompere la scrittura, che così ritornava a quella misteriosa notte in cui era nata, il destino della frammentarietà e dell’incompiutezza lo perseguitava, avvertiva allora in sé il senso di un doppio fallimento: quello di uomo, estraneo agli altri uomini, e quello di scrittore, preso da una forza oscura e da una vertigine più grande di lui. Continua a leggere

Valentino Zeichen, Il testamento di Anita Garibaldi

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Novità editoriale. E’ appena uscito con Fazi Editore un nuovo libro di Valentino Zeichen Il testamento di Anita Garibaldi  (€ 7,50) con postfazione di Italo Moscati; profilo biografico di Anita Garibaldi tracciato da Gabriella Bacelli.

Si tratta di un monologo scritto da Zeichen (nella foto di Dino Ignani) e dedicato alla compagna di vita dell’eroe dei due mondi, Anita, eroina a sua volta, immolatasi per la Patria. Nata in Brasile, Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva detta Anita, a soli 18 anni aveva deciso di seguire Garibaldi in battaglia, diventando poi sua moglie e dandogli quattro figli. Un legame forte e indistruttibile che solo la morte poté interrompere. Continua a leggere

Valentino Zeichen, Aforismi d’autunno

Con il suo nuovo libro “Aforismi d’autunno” (Fazi Editore, 2010) Valentino Zeichen sperimenta un genere nuovo, interamente formato da sostanza e pensiero, e da lui stesso definito “intelligente”. Un libro composto pensando ai cambi di colore della natura in autunno, come metafora di una condizione esistenziale. Zeichen unisce alla profondità di un Karl Kraus l’eleganza di un Oscar Wilde nonché la raffinata leggerezza di Ennio Flaiano. Sono infatti questi i principali modelli di riferimento per la raccolta nonché maestri nell’arte di scrivere aforismi, forma per eccellenza di “intelligenza organizzata”. 

Zeichen ragionando unicamente di ciò in cui crede e di ciò che pensa, arriva a un concentrato di parole che appaiono rimescolate in base a una chimica sofisticata che coinvolge prima di tutto la lingua: icastica, spesso oscura, talvolta più limpida, che ogni volta si esprime lasciando fuori i sentimenti. Il risultato è una sorta di ‘autoritratto intellettuale’ in cui è esplicitato il punto di vista dell’autore su temi quali il tempo come inganno, la letteratura come ispirazione, l’inevitabile passaggio delle stagioni. Tante le citazioni presenti fra le pagine e tanta l’autoironia per un’opera caratterizzata da uno stile improntato alla concisione e all’arguzia. Con questo libro, Valentino Zeichen dà prova di grande eclettismo: accanto a testi brevi, composti in un periodo precedente, ci sono testi più lunghi, altri persino narrativi per un piccolo compendio di poetica saggezza.



Valentino Zeichen
è nato a Fiume ma vive a Roma. Dal 1974, anno della prima raccolta di poesie, ha pubblicato diversi libri fra cui Ricreazione (1979), Tana per tutti (1983), Museo interiore (1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) e Neomarziale (2006). Un’antologia di tutte le poesie è apparsa negli Oscar Mondadori. Per la Fazi, nel 2000, ha pubblicato Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio, raccolta completa di DVD.

da “Aforismi d’autunno” di Valentino Zeichen

20
Sono vissuto nei secoli
di due differenti millenni
eppure sono morto.

21
Gli anni sono come docili
cavalli al pascolo
la cui indolenza ci rassicura,
quando partono all’improvviso
al galoppo numerico.

22
Il tempo è un soggetto senza “oggetto”,
perciò la gioventù non lo considera
essendogli, al momento, creditrice.

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