Thierry Metz, la solitudine della poesia

Thierry Metz

Vecchia orsa minore
vieni a vedere:
sorge un giardino
nel respiro dell’albero
è questo il luogo
dove uomo e uccello
si meravigliano

*

Chiedi lassù al vegliante
sul ramo
fra le lucciole
nella brace delle parole
nel quasi nulla di scrivere
lui sa, lui che indugia
che l’oggi
dorsale di un altrove
non ha altro orizzonte che la lingua
dove il lampo si denuda

*

Dov’è il fratello alchemico
uomo della prima
dell’ultima cena
dalla voce scarlatta, lieto
nell’avvampare delle mani
sulla tavola inventata
il volto in fiamme
come un’alba
come acqua
che si ritira meravigliata
come una notte
che si consuma
in oscura creta
il volto
come un uccello semplificato

Thierry Metz (Parigi, 10 giugno 1956 – Bordeaux, 16 aprile 1997) è stato un poeta francese. La morte accidentale di uno dei suoi tre figli, investito e ucciso da un’auto a otto anni, è il dramma familiare e personale dal quale il poeta non si riprenderà mai più, che lo porterà alla dipendenza dell’alcol. Nel 1996 si trasferisce a Bordeaux. Successivamente viene ricoverato in un ospedale psichiatrico a Cadillac. L’ultima delle sue poesie è del 31 gennaio 1997. Muore suicida,  il 16 aprile del 1997.

I testi qui riportati sono tratte dal volume Sulla tavola inventata (Edizioni degli animali, 2018). La traduzione è a cura di Riccardo Corsi.

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