Antonio Porta, da “Poemetto con la madre”

Antonio Porta a Orvieto nel 1976, per il Convegno “Scrittura Lettura”

I.

Quanto si è consumata mia madre
come l’ombra cancella ogni
giorno
e più l’ombra la invade e vela
più mi sembra che pensi
la giovinezza
l’estate
di una carnale bruna bellezza
quando nel sogno
il figlio le ha baciato il ventre
aprendo
l’assetata adolescenza infinita.

 

2.

Ora mi chiedo se è l’ombra che ti cancella
e il tuo profilo più sottile disegna la traccia
della scomparsa imminente
ora mi chiedo se l’ombra cancella.

 

3.

Lo so da sempre che devi scomparire
ma nel tuo buco d’ombra io non ti seguo
opposto
penetro in un ventre che non è il tuo
eppure ti ricorda e celebra e nutre
il ventre
mio sogno d’iniziazione del mattino,
nel grande letto
della prima comunione.

 

4.

Isterica, in uno sguardo improvviso folle
sei tu che mi cancelli e sputi
come un rospo
il tramonto
qui sulla pagina fatico a mantenere la distanza
dalla tua forma oscura quando soffi serpenti
dalle narici dilatate.
Lo sai o non lo sai che miri sempre in basso,
mi costringi alla fuga, al precipizio
disperato di mettermi in salvo
mi Strozzi con un dubbio e la paura
senza fine dei ritardi,
tempo inabissato
perché tu non mi hai goduto
io arrivato alla fine
della bella adolescenza vuota
tuo amante insuperabile nell’atto
della nascita e subito
perduto.

 

Antonio Porta, pseudonimo di Leo Paolazzi (Vicenza, 9 novembre 1935 – Roma, 12 aprile 1989), è stato uno scrittore, poeta e accademico italiano. Le sue poesie sono presenti in tutte le principali antologie della poesia italiana del ‘900, a partire da quella di Edoardo Sanguineti, Poesia italiana del Novecento, Einaudi Editore, 1969, per arrivare a quella di Pier Vincenzo Mengaldo, Poeti italiani del novecento, edita da Mondadori nel 1978. Nell’archivio sono conservate numerose opere terminate da Antonio Porta e ancora oggi inedite in volume: poesie, teatro, racconti, traduzione di poesie di Trakl e molti altri materiali che sono costantemente rese disponibili agli studiosi.

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