Addio a Patrizia Cavalli

Patrizia Cavalli Credits ph. Dino Ignani

Nota di Gisella Blanco

La parola ricerca la sua purezza, l’essenzialità del suono nel segno e del segno nel suono.

“La vera e migliore poesia sta in piedi da sola, basta leggerla, non ha bisogno di esplicazioni, analisi, commenti e perorazioni avvocatesche[1]” scrive Alfonso Berardinelli sulla poesia di Patrizia Cavalli e sul suo precipuo scopo: “la purezza della dizione”.

 

Devo fingere volgarità e tradimento
per accomodarmi sul divano
per ricambiare sguardi; spiegando
le tredici pieghe di un pensiero
decifro l’accorta sentenza che scende
sulle mie sentimentali parole che dico
che dico fingendo anche l’amore
e nella finzione riconosco il punto perfetto
l’unico possibile della certezza[2].

 

Improvvisi rimemi accelerano il corso naturale di un dettato poetico chiaro, lineare. Fugaci assonanze irrompono nel verso, acuiscono il senso di ogni immagine. La parola è immersa nella tensione di una brevitas che definisce l’essenziale e lo scolpisce nell’atto linguistico di una poiesi perennemente volta alla comunicazione del dettaglio intimistico. La sua poesia è l’anello di congiunzione tra la sopravvivenza della cura per la metrica e un lessico familiarmente contemporaneo.

 

Mai come oggi – primo giorno d’estate – si seguirà il consiglio di Patrizia nella nostalgia del commiato:

 

Ma per favore con leggerezza
raccontami ogni cosa
anche la tua tristezza.

 

Vita meravigliosa
sempre mi meravigli
che pure senza figli
mi resti ancora sposa[3].

 

***

 

Saliva le mie scale con una torva malinconia
brutale, io l’aspettavo fuori dalla porta
ma era così assorta nella sua ascesa
quasi rinocerontica mortale
che solo giunta in cima mi vedeva
improvviso bersaglio da incornare.
Allora io da matadora accorta
veloce mi spostavo e lei incornava
dritta al mio letto il vano della porta.

 

***

Se posso perdonare, allora devo
riuscire a perdonare anche me stessa
e smetterla di starmi a giudicare
per come sono o come dovrei essere.
Qui non si tratta di consapevolezza
ma è la superbia che mi tiene stretta
in una stolta morsa che mi danna.
Eccomi infatti qui dannata a chiedermi
che cosa fare per essere perfetta.
Tenersi all’apparenza, forse descrivere
soltanto cose in mutua tenerezza.

 

 

Il cuore non è mai al sicuro e dunque,
fosse pure in silenzio, non vantarti
della vittoria o dell’indifferenza.
Rendi comunque onore a ciò che hai amato
anche quando ti sembra di non amarlo più.
Te ne stai lì tranquilla? Ti senti soddisfatta?
Potresti finalmente dopo anni
d’ingloriosa incertezza, di smanie e umiliazioni,
rovesciare le parti, essere tu
che umili e che comandi? No, non farlo,
fingi piuttosto, fingi l’amore che sentivi
vero, fingi perfettamente e vinci
la natura. L’amore stanco
forse è l’unico perfetto[4].

Patrizia Cavalli è stata una poetessa e scrittrice italiana. Nata in Umbria, nel 1968 si trasferì a Roma, dove conobbe Elsa Morante, dalla cui frequentazione scaturì, nel 1974, la sua prima raccolta di poesie, a lei dedicate. Nel 1976 venne inserita nell’antologia Donne in poesia – Antologia della poesia femminile in Italia dal dopoguerra ad oggi, insieme ad autrici come Maria Luisa Spaziani, Vivian Lamarque, Amelia Rosselli, Anna Maria Ortese.

Pubblicò per la Collezione di poesia di Einaudi alcune raccolte di successo: Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974), Il cielo (1981), L’io singolare proprio mio (1992). Queste tre sillogi verranno riunite nel volume Poesie (1974-1992) (1992). Pubblica, sempre con Einaudi: Sempre aperto teatro (1999, Premio Letterario Viareggio-Repaci), Pigre divinità e pigra sorte (2006, Premio Dessì), Datura (2013), Vita meravigliosa (2020).

La sua unica prova narrativa fu Con passi giapponesi (2019), romanzo vincitore del Premio Campiello – selezione Giuria dei Letterati.

Sempre per l’editore Einaudi tradusse Anfitrione di Molière e il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare; dello stesso autore tradusse inoltre Otello, messo in scena dal regista e attore Arturo Cirillo nel 2009.

Insieme alla cantautrice Diana Tejera realizzò nel 2013 il libro/disco Al cuore fa bene far le scale edito da Voland/Bideri. Con lei e la cantautrice jazz Chiara Civello scrisse il brano E se. Premio Betocchi – Città di Firenze 2017.

Patrizia Cavalli è morta oggi, il 21 giugno 2022, a Roma, dopo lunga malattia.

 

Note

[1] https://lombradelleparole.wordpress.com/tag/antologia-delle-poesie-di-patrizia-cavalli/

[2] Patrizia Cavalli, Poesie (1974-1992), Einaudi 1992.

[3] Patrizia Cavalli, Vita meravigliosa, Einaudi 2020.

[4] Patrizia Cavalli, Datura, Einaudi 2013.

 

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