Alla Biblioteca cantonale di Lugano i libri d’artista di Giulia Napoleone

Giulia Napoleone

IL SEGNO E LA POESIA NELLE OPERE DI GIULIA NAPOLEONE

di Fabrizio Fantoni

”Di tutte le arti, la pittura astratta è la più difficile. Richiede che tu sappia disegnare bene, che tu abbia una maggiore sensibilità per la composizione e i colori e che tu sia un vero poeta.”
Queste parole di Vasilji Kandinsky costituiscono il migliore commento all’opera artistica di Giulia Napoleone.
L’occasione di sondare, ancora una volta, la produzione pittorica della Napoleone ci viene fornita dalla mostra intitolata “Il segno e la poesia, 25 libri di artista” che si sta svolgendo presso la Biblioteca Cantonale di Lugano.
Venticinque libri unici creati da Giulia Napoleone con la meticolosa perizia di un antico amanuense in cui i testi poetici di alcuni fra i più importanti interpreti della poesia contemporanea  – tra cui Adonis, Milo De Angelis, Fabio Pusterla, Luigia Sorrentino, Antonella Anedda, Giancarlo Pontiggia – trascritti a mano dall’artista sono accompagnati e messi in dialogo con disegni e pastelli realizzati dalla stessa.
L’oggetto della ricerca artistica di Giulia Napoleone è da rintracciare nell’idea di “sconfinamento” che si attua nella ricerca dell’inafferrabile, nella volontà di trovare il cambiamento in ciò che in apparenza non muta.
Gli universi pulviscolari che l’artista incide sulla matrice o delinea con la china o con il pastello sono animati da un’impercettibile pulsazione – quasi un fremito di vita – che pare annunciare un’imminente scomposizione e ricomposizione in altre innumerevoli forme; “sconfinamento”, dunque, dell’idea di segno, dell’idea di forma, spostamento dei loro livelli di percezione.
 

Questo risultato  deriva da una forte sedimentazione e rielaborazione delle pregresse esperienze artistiche del Novecento.

L’opera della Napoleone entra in dialogo con le molteplici sensibilità artistiche che l’artista ha incrociato e delle quali si è  nutrita: le pitture musicali – quasi delle partiture – di Mondrian, le quadrature di forme di Morandi, le increspature materiche di Burri.

Un universo culturale, oltre che artistico, metabolizzato negli anni e che viene riproposto con un segno inedito sorretto da una sostenutezza formale – assai rara nell’arte contemporanea- che ad un tratto  si arresta per lasciare spazio all’istinto, alla poesia del segno.

Le forme di Giulia Napoleone sono cristallizzate nel tempo assoluto della poesia, albergano nella profondità del nostro inconscio e portano in superficie la tensione verso “quell’assolutamente oltre” che altro non è che il fare poetico.

Ogni volta che osservo le opere di Giulia Napoleone mi vengo alla mente le parole del grande scultore Fausto Melotti: “ Paradigma mentale rimane il Partenone. Ma a qualcuno piace la pioggia, l’incertezza, le pieghe nascoste delle idee.

È tra le pieghe nascoste delle idee che avviene l’incontro tra segno e poesia.

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