Ilse Aichinger, “Consiglio gratuito”

Ilse Aichinger, per gentile concessione

GEBIRGSRAND

Denn was täte ich,
wenn die Jäger nicht wären, meine Träume,
die am Morgen
auf der Rückseite der Gebirge
niedersteigen, im Schatten.

MARGINE DI MONTE

Che mai farei
se non ci fossero i cacciatori, i miei sogni,
che al mattino
sul lato opposto dei monti
scendono, in ombra.

SONNTAGVORMITTAG

Gott zu lieben,
ihn anzubeten
und ihm allein zu dienen.
Rastend
auf dem Weg zu den Höfen
zur bestimmten Stunde
aus der Ferne gesehen
über dem Schnee.

DOMENICA MATTINA

Amare Dio,
adorarlo,
obbedire a lui soltanto.
In una sosta
lungo il cammino per le cascine
all’ora stabilita
visto da lontano
sulla neve.

WIDMUNG

Ich schreibe euch keine Briefe,
aber es wäre mir leicht, mit euch zu sterben.
Wir ließen uns sacht die Monde hinunter
und läge die erste Rast noch bei den wollenen Herzen,
die zweite fände uns schon mit Wölfen und Himbeergrün
und dem nichts lindernden Feuer, die dritte, da wär ich
durch das fallende dünne Gewölk mit seinen spärlichen Moosen
und das arme Gewimmel der Sterne, das wir so leicht überschritten,
in eurem Himmel bei euch.

DEDICA

Non vi scrivo lettere,
ma non farei fatica a morire con voi.
Ci calammo pian piano giù per le lune,
la prima sosta ancora ai cuori di lana,
la seconda già con i lupi e il verde dei lamponi,
e con il fuoco che non lenisce nulla, alla terza sarei allora,
attraversate le nubi sottili che discendono con muschi radi
e il povero brulichio delle stelle, da noi superato senza fatica,
nel vostro cielo con voi.

MÄGDEMANGEL

 

Wer bleibt den Felsen auf der Spur,
wer säumt die Gräser,
wer riegelt uns die Plätze
jenseits der Straßen ab?
Die mit den Löffeln aßen,
haben in den Schuhen
die Steine mitgenommen
und sind lange fort.
Wer hilft uns noch,
wer läßt der Sonne jetzt
ihr leichtes Spiel?
Sind wir von Baum zu Baum
allein geblieben
oder bewegen sich die Schatten,
diese Tröster, aus ihren Netzen
bald herab zu uns?

MANCANO ANCELLE

Chi segue la traccia delle rocce,
chi cuce l’orlo dei prati,
chi ci sbarra le piazze
al di là delle strade?
Quelli convinti di cavarsela
si sono portati dietro
i sassi nelle scarpe
e da tempo sono lontani.
Chi può ancora aiutarci,
chi lascia ora al sole
facile gioco?
Siamo forse rimasti soli
albero dopo albero
oppure si muovono le ombre,
queste consolatrici, giù dalle loro reti
rapide verso di noi?

JÜNGSTE NACHT

Denn was sollte ans Licht kommen
als die Schneestreifen,
Schwerter am Rande der Kindheit
und gegen den Wald
die Äste der Apfelbäume,
die der Mond schwarz wusch,
die Hühner, die gezählt sind?

L’ULTIMA NOTTE

Che cosa mai doveva venire alla luce
se non le strie della neve,
spade ai margini dell’infanzia
e contro il bosco
i rami dei meli
che la luna impregnava di nero,
le galline di cui si fa la conta?

ORTSANFANG

Ich trau dem Frieden nicht,
den Nachbarn, den Rosenhecken,
dem geflüsterten Wort.
Ich hörte,
daß sie die Häute an die Schlinge legen,
daß sie die Bänke kippen vor dem Winter,
ihre Jauchzer flogen
zum Schlaf gerüstet
durch Schul- und Kirchenhäuser
auf und fort.
Wer erwartet noch die Vögel,
die bleiben,
den Rauch übers kurze Gras?

INIZIO DEL LUOGO

Non mi fido della pace
dei vicini, dei cespugli di rose,
della parola sussurrata.
Ho sentito
che appendono le pelli al cappio,
che rovesciano le panche davanti all’inverno,
le loro grida di gioia sono volate via
armate per il sonno
attraverso collegi e conventi
e sono sparite.
Chi aspetta ancora gli uccelli
che restano,
il fumo sull’erba rasa?

ORTSENDE

Das Dorf streicht weg,
gebt ihm den Abschied,
ermattet und zergraben
laßt es liegen,
so, bleischwer,
die Traufen offen, trocken,
von der Sonne festgerammt,
nichts hoch am Himmel,
die letzte Schabe,
die vor der Sintflut
ohne Noah Rettung fand,
kriecht in den Tümpel,
der neue Zöllner lacht.

FINE DEL LUOGO

Il villaggio si cancella,
ditegli addio,
esausto e minato da scavi
lasciatelo stare
così, pesante come piombo,
le grondaie aperte, secche
crocifisse dal sole,
niente nell’alto dei cieli,
l’ultima blatta
che si salvò dal diluvio
senza Noè
striscia nella pozza,
il nuovo doganiere ride.

Ilse Aichinger Consiglio gratuito Prima edizione italiana maggio 2021, FT-FinisTerrae
Le Meteore (collana di poesia diretta da Domenico Brancale e Anna Ruchat)

Traduzione dal tedesco e cura: Giusi Drago

Pubblicazione del volume realizzata grazie al contributo del Forum austriaco di cultura Roma

Titolo originale: Verschenkter Rat, 1978
Copyright © 1978 S. Fischer Verlag GmbH

Ilse Aichinger (Vienna 1921-2016) è stata una poetessa e scrittrice di prosa austriaca il cui lavoro, presentato sotto forma di parabole, riflette la sua preoccupazione per la persecuzione nazista degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. I suoi romanzi sono considerati classici della letteratura in lingua tedesca. La madre, ebrea, è medico, il padre insegnante. Il suo primo romanzo La speranza più grande (Die grössere Hoffnung), è del 1948. Nel 1952 vince il premio del Gruppo 47 con il racconto Storia allo specchio (Spiegelgeschichte).
In italiano sono stati pubblicati finora: La speranza più grande (Garzanti 1963,
Tartaruga edizioni 1999) e Kleist, il muschio, i fagiani (Tartaruga edizioni, 1996).
La poesia di Ilse Aichinger è stata pubblicata per la prima volta in italiano nella collana Le Meteore, FinisTerrae Edizioni, nel 2021.

BIBLIOGRAFIA

Prosa

Das vierte Tor. 1945
Die größere Hoffnung. 1948 (La speranza più grande, Garzanti, 1963; Tartaruga Edizioni, 1999)
Spiegelgeschichte. 1949
Rede unter dem Galgen. 1952
Der Gefesselte. 1953
Eliza Eliza. 1965
Nachricht vom Tag. 1970
Meine Sprache und ich. 1978
Kleist, Moos, Fasane. 1987 (Kleist, il muschio, i fagiani, Tartaruga Edizioni, 1996)
Eiskristalle. Humphrey Bogart und die Titanic. 1997
Film und Verhängnis. Blitzlichter auf ein Leben. 2001
Der Wolf und die sieben jungen Geißlein. 2004
Unglaubwürdige Reisen. 2005
Subtexte. 2006

Poesia

Verschenkter Rat. 1978 (Consiglio gratuito, Edizioni FinisTerrae, 2021)
Kurzschlüsse. 2001

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