Claudia Di Palma, da “Atti di nascita”

Claudia Di Palma

Rovisto a mani nude nel vocabolario del cielo.
Porto alla luce i diecimila nomi dell’essere
ma ogni nome ti nomina invano.
E non ho cibo da offrire, solo un abito da sera.
Allora indosso il nome che non ti chiama
e non mi importa di essere alla moda.
Copro la nudità per pudore, mi viene il dubbio
che non ci sia nulla da vestire,
nessun corpo, nessuna rosa.

***

La parola è un chiodo.
Il verbo che tu incarnavi ti tolse
di mezzo scavandoti piano.
Riconobbi il tuo volto dal vuoto
che vi cresceva rigoglioso al centro.
Da lì tu mi guardavi senza mai
sciogliermi, mi lasciavi ai miei giorni
grossolani, io mi dimenavo
con cose di scarso valore, monili
d’argento, e tu, tutto miseria e vento,
non ti offendevi, dissanguavi in croce.

***

Aspiravo alla grazia:
un involucro superfluo,
il trucco sul volto di una donna,
il rossetto sbavato sulle labbra.
Così immaginavo Dio, così lo sognavo.
E la mia preghiera era guardare,
provare a vestirmi sul nulla,
provare a compormi, e poi
raccogliere gli avanzi,
decifrare il mio nome.

***
Se io ora dormissi, almeno per un po’,
mi separerei dal mondo, taglierei da me
la tua figura, resterei da sola nel buio.
Non posso.
Sono ciò che vedo, il volto dove mi incastro.
Devo tenere gli occhi aperti per essere, devo
guardarti incessantemente.
Poi tu chiudi le imposte, sciogli le lenzuola,
e io ci provo a calare il sipario,
e respirare profondamente
– si chiama respirazione diaframmatica
questa cosa che io provo a fare,
questa marea – sul tuo guanciale.

***

Infine questo incastro di corpi
è un incastro di parole
che cercano un senso compiuto
e si accontentano di essere suono.

Poi si separano
cercano un nuovo accoppiamento
e di nuovo si rassegnano
sono solo un segno, si dicono
stringendosi forte
nel buio della camera da letto.

***

Il documento è stato redatto bene,
con bella calligrafia.
Il camino attende paziente la consegna
come un impiegato del catasto.
Anch’io, come tutti, sono stata scritta per il fuoco.
Ogni cosa è stata pensata per lui.
I tuoi occhi, incisi nel mio ventre,
sono un buon combustibile,
ma il tuo sguardo resta a lungo, come la fuliggine.
Io, te, ogni altro essere vivente,
siamo i progenitori della cenere,
siamo friabili come carta.
A volte ci amiamo per prepararci all’addio
davanti al camino che attende, paziente.

da “Atti di nascita”, Minerva Edizioni, 2021

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Claudia Di Palma, nata a Maglie nel 1985, vive e lavora a Lecce. Tra le sue esperienze più importanti la passione per il teatro. Ha collaborato con “Astragali Teatro” (2005) e “Asfalto Teatro” (2006/2012) e attualmente collabora con la compagnia teatrale “Suddarte”. Nel 2016 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, “Altissima miseria” (Musicaos Editore), che ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti (Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” nella sezione “Opera prima”, Vincitrice del Premio speciale del Presidente della Giuria del Concorso “Interferenze” indetto da “Bologna in Lettere”, “Medaglia d’onore” al Premio Internazionale di poesia “Don Luigi Di Liegro”). Nel 2020 la sua silloge “Altrove, immondo” è risultata vincitrice del Premio Poesia Onesta e la poesia Il documento è stato redatto bene ha vinto il Premio Internazionale di poesia “Don Luigi Di Liegro”. È presente nell’antologia poetica “Il corpo, l’eros” (Giuliano Ladolfi Editore 2018), nell’Almanacco di poesia italiana Secolo Donna 2019 (Macabor Editore), in “Maternità marina” (Terra d’ulivi edizioni 2020) e in diverse riviste, tra cui Atelier, Gradiva, Le Voci della Luna. Le sue poesie sono state tradotte in inglese e in spagnolo. Fa parte della piattaforma europea di poesia “Versopolis” e della redazione del lit-blog “Poeti Oggi”.

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