Non somigliarmi,
non avere, con me, niente in comune,
lascia che sia, ogni volta,
l’imprecisa dolcezza di un saluto
a condurre i tuoi passi
e quel tremore trepido che guarda
il niente per cui è dato consegnarsi.
*
Porto in salvo dal freddo le parole,
curo l’ombra dell’erba, la coltivo
alla luce notturna delle aiuole,
custodisco la casa dove vivo,
dico piano il tuo nome, lo conservo
per l’inverno che viene, come un lume.
*
«Così dunque si muore
tra bisbigli
che non sai afferrare».
*
«E dopo?
Dopo semplicemente,
la vana solitudine del sogno».
*
«Viene
l’aria dell’anno
dal giardino:
cosa avrà in serbo
il giovane gennaio
col suo gelo?»
da “Il prato bianco”, Einaudi, 2017
Francesco Scarabicchi (1951-2021) è stato un poeta italiano. Ha pubblicato il suo libro d’esordio nel 1982: La porta murata, con introduzione di Franco Scataglini (Residenza), a cui sono seguiti Il viale d’inverno (l’Obliquo 1989), Il prato bianco (l’Obliquo 1997), Il cancello 1980-1999 (peQuod 2001), L’esperienza della neve (Donzelli 2003), Il segreto (l’Obliquo 2007), Frammenti dei dodici mesi, con quattordici foto di Giorgio Cutini (l’Obliquo 2010), L’ora felice (Donzelli 2010), Nevicata, con venticinque acqueforti di Nicola Montanari (Liberilibri 2013), Con ogni mio saper e diligentia – Stanze per Lorenzo Lotto (Liberilibri 2013), Non domandarmi nulla, traduzioni da Machado e García Lorca (Marcos y Marcos 2015). Einaudi ha ripubblicato Il prato bianco (2017).