Emanuele Trevi, “Due vite”

Emanuele Trevi

NOTA DI LUIGIA SORRENTINO

Quanto ad essere felici, questo è
il terribilmente difficile, estenuante.
Come portare in bilico
sulla testa una preziosa pagoda,
tutta di vetro soffiato, adorna di campanelli
e di fragili fiamme accese;
e continuare a compiere ora per ora i mille
oscuri e pesanti movimenti della giornata
senza che un lumicino si spenga, che
un campanello dia una nota turbata.

Cristina Campo

Comincia con questa poesia di Cristina Campo tratta da una lettera inviata a Gianfranco Draghi nel febbraio del 1959 il libro di Emanuele Trevi Due vite” (Neri Pozza, 2020). Ancora una volta lo scrittore ci presenta un lavoro che si colloca a metà strada fra il saggio biografico, la critica letteraria e la riflessione esistenziale. Un libro che sembra restituire la vita e le opere di Rocco Carbone e Pia Pera, due scrittori poco apprezzati e ricordati dal mondo della letteratura.

Emanuele Trevi attraverso i ritratti di due scrittori legati da una profonda amicizia, inconciliabili caratterialmente, ma felici, restituisce al lettore l’unicità e al tempo stesso l’ineffabilità della letteratura.

Emanuele Trevi è nato a Roma nel 1964. Collabora al Corriere della Sera e al Manifesto. Tra le sue opere: I cani del nulla (Einaudi, 2003), Senza verso. Un’estate a Roma (Laterza, 2004), Il libro della gioia perpetua (Rizzoli, 2010), Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie, 2012), Il popolo di legno (Einaudi, 2015) e Sogni e favole (Ponte alle Grazie, 2019).

 

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