Ucciso il poeta K Zar Win

K Zar Win

UN INTERVENTO DI CARLA BURANELLO

Il poeta del Myanmar K ZAR WIN è stato ucciso

Un movimento non violento di disobbedienza civile si sta diffondendo nel Myanmar per protestare contro il colpo di stato militare che il primo febbraio di quest’anno ha imposto per un anno lo stato di emergenza.

Le forze di polizia stanno rispondendo con violenza.

Mercoledì 3 marzo 2021 sono rimasti uccisi, in un solo giorno, 38 manifestanti. Numerose altri, tra cui anche giornalisti e reporter, sono stati tratti in arresto.

Secondo Pen America, sono più di 1.100 le persone attualmente detenute in carcere. Tra le vittime due poeti, K Zar Win e Daw Kyi Lin Aye.

Il poeta e traduttore Ko Ko Thett era in contatto con K Zar Win e già a gennaio aveva tradotto in inglese e diffuso una sua poesia, come spiega nel necrologio che segue. Questa poesia è stata ora tradotta anche in italiano e in spagnolo (ed è in corso di traduzione in polacco).

Dal poeta e traduttore Ko Ko Thett:

“Necrologio” : Poeta K Zar Win (1982-2021)

Il poeta K Zar Win, le cui poesie sono apparse su riviste del Myanmar a partire dal 2004, è stato ucciso nel corso di una protesta a Monywa, il 3 marzo 2021. K Zar Win era nato in una famiglia contadina, nel Latpadaung vicino a Monywa, nel 1982. La regione del Laptadaung è luogo di conflitti dal 2010, a seguito del trasferimento forzoso di varie comunità rurali imposto dalla compagnia mineraria cinese Wanbao Copper Mining Ltd.

La violenta repressione della polizia del Myanmar nei confronti degli abitanti in lotta contro l’impresa cinese, rivelò il lato oscuro della “transizione democratica” del Myanmar.

K Zar Win fu uno degli studenti universitari che manifestarono da Mandalay a Yangon nella “Lunga Marcia per le Riforme Educative”. Per questo fu condannato a un anno e un mese di carcere, durante i quali pubblicò “La mia risposta a Ramond”. La poesia che segue è tratta da “La mia risposta a Ramond” che misi in circolazione a gennaio. K Zar Win mi scrisse per dirmi quanto avesse apprezzato la traduzione. Gli risposi:
“Abbi cura di te, fratello”.

Caro Padre,
il Fiume dal ventre
squarciato
ha dichiarato guerra
alla nostra minuscola casa sulla riva, non è così?
Proprio davanti a casa
starai cercando chi
ti aiuti a rafforzare
l’argine con dei pali
per contenere il fiume,
a tappare i buchi con
sacchi di sabbia.
Nell’acqua torbida,
che cresce come il fusto del bambù,
starai guardando
il campo di sesamo –
carico di frutti
pronti per il raccolto.
Starai pensando
al pugno di riso che ti sarà tolto
di bocca con la forza.
Forse troverai conforto
nella religione, contemplerai
i nostri cinque nemici.
Forse penserai
al vuoto
che il lavoro di un figlio può riempire.
Un figlio, due figlie e ancora un figlio;
Il più grande è un poeta in prigione,
la prima figlia, un’insegnante,
la seconda, è diplomata cuoca,
il più piccolo, studia ancora.
Il figlio poeta,
può almeno essere utile
quanto la dah che usi per estirpare le erbacce?
Non perdonare nulla, Padre.
Nulla!
“Pho Chan, figlio,
cosa sono quei rumori intorno a te?”,
hai chiesto al telefono.
“Sono alla fermata dell’autobus
vado a imbucare un articolo per un giornale”, ho mentito.
Da tuo figlio bugiardo sul banco degli imputati
ai delinquenti che ti blandiscono
con le loro lingue puntute,
“Ai nostri benefattori contadini…”,
perché vogliono prenderti alle spalle,
odiali tutti, Padre.
Odiali tutti.
Il ladro non è
armato.
Un delinquente è
armato fino ai denti.
Se i ladri sono ingovernabili,
se i delinquenti sono ingovernabili,
a cosa serve il governo?
Qualunque cosa accada alle giungle
qualunque cosa accada alle montagne
qualunque cosa accada ai fiumi
a loro non importa.
Amano il paese
come amano scavare una noce di cocco,
dall’interno verso l’esterno,
per estrarne il latte.
Mattone dopo mattone, per innalzare il loro trono,
punteranno i fucili all’urna
sulla fronte del Signore Buddha.
Così ostile è il loro stile.
Se la tua religione ti impedisce
di maledire quello stile
lascia che io abbandoni quella religione.
Riporterò l’azzurro nel cielo
per te.
Forse ancora non lo sai
tuo figlio è stato
arrestato
perché ha chiesto alla sedicente polizia
di non fare del male a dei civili.
Un giorno
tuo figlio, che non è un ladro
né un delinquente,
diventerà utile,
proprio come la tua dah che estirpa le erbacce.
Per ora, Padre,
continua a guardare il campo
che hai arato con la forza delle tue spalle nude.
Continua a cantare
l’inno
dell’Unione Contadina.
Sempre tuo,
K Za Win

Cella 1, Sezione 10
Prigione di Thayawaddy

Traduzione di Carla Buranello

A letter from a jail cell

Dear Father,
the River, whose stomach
was cut open,
has declared war
on our tiny house on the bank, hasn’t she?
Right in front of the house
you must be looking out for someone
who will help you with
embankment poles
to straighten the river,
to fill her holes with
sandbags.
In the murky water,
which rises like a bamboo lance,
you must be gazing at
the sesame plantation —
laden with fruits
ready for harvest.
You must be thinking
a fistful of rice in your mouth
is about to be fingered out.
Maybe you will find solace
in religion, contemplating
our five foes.
Maybe you will
think of the void
a son’s labour can fill.
One son, two daughters and one son;
The eldest is a poet in prison,
the first daughter, a school teacher,
the second, a graduate in the kitchen,
the youngest, a student.
Your poet son,
is he even employable
as the dah you use to clear weed?
Forgive nothing, Father.
Nothing!
“Son, Pho Chan,
why do I hear noises behind you?”,
you asked on the phone.
“I am at the bus stop
to post a manuscript to a journal,” I lied.
From your liar son in the dock
to thugs who sweeten you
with the tips of their tongues,
“To our benefactor peasants …”,
because they want to have you from behind,
hate them all, Father.
Hate them all.
A thief is
unarmed.
A thug is
armed to the teeth.
If thieves are ungovernable,
if thugs are ungovernable,
what’s the point of government?
Whatever happens to the jungles
whatever happens to the mountains
whatever happens to the rivers
they don’t care.
They love the country
just the way they love to grate a coconut,
from inside out,
for coconut milk.
Plinth by plinth, to make their throne taller,
they will point their guns at the urna
on the Lord Buddha’s forehead.
Their class is that crass.
To cuss at that class
if your religion forbids you
allow me to lose that religion.
I will turn the air blue
on your behalf.
Maybe you don’t know yet.
your son was
set up
for demanding the so-called police
not to harm ordinary citizens.
Someday
your son, who is not a thief
nor a thug
will become employable,
good as your dah that clears weed.
For now, Father,
keep gazing at the plantation
you’d ploughed with your naked shoulders.
Keep singing
the anthem of
The Peasant Union.
Yours ever,
K Za Win

Cell 1, Section 10
Thayawaddy Prison

Traduzione di Ko Ko Thett

Carta desde una celda

Querido Padre,
el Río, cuyo estómago
fue abierto de un tajo,
le ha declarado la guerra a nuestra pequeña casa en la ribera, ¿no es así?
Justo en frente de la casa
estarás buscando a alguien
que te ayude
con los postes del terraplén
para enderezar el río,
para llenar sus huecos con
bultos de arena.
En el agua turbia,
que se alza como una lanza de bambú,
estarás contemplando
la plantación de ajonjolí –
cargada con frutas
lista para la cosecha.
Estarás pensando
en ese puñado de arroz en tu boca
que están a punto de arrebatarte.
Quizás encontrarás consuelo
en la religión, contemplando
nuestros cinco enemigos.
Quizás después
pensarás en el vacío
que las labores de un hijo puede llenar.
Un hijo, dos hijas y un hijo;
El mayor es un poeta en prisión,
la primera hija, una maestra de escuela,
la segunda, una graduada en la cocina,
el más joven, un estudiante.
Tu hijo poeta,
¿acaso será de alguna utilidad
como el dah que usas para limpiar el campo?
Padre, no perdones.
¡Nada!
“Pho Chan, hijo,
¿por qué escucho ruidos detrás de ti?”
Me preguntaste al teléfono.
“Estoy en la parada de autobús
de camino a entregar un texto a un periódico,” mentí.
De tu hijo mentiroso en el muelle
a matones que te endulzan el oído
con las puntas de sus lenguas,
“Para nuestros campesinos benefactores…”,
porque quieren colocarse a tus espaldas,
ódialos a todos, Padre.
Ódialos a todos.
Un ladrón
no está armado.
Un matón lo está
hasta los dientes.
Si los ladrones son ingobernables,
si los matones son ingobernables,
¿cuál es el punto de tener un gobierno?
Lo que sea que les ocurra a las junglas
lo que sea que les ocurra a las montañas
lo que sea que les ocurra a los ríos
a ellos nada les importa.
Aman el país
justo como aman rallar un coco,
desde adentro hacia afuera,
para drenarlo.
Pedestal tras pedestal, para hacer más alto su trono,
apuntarán sus armas hacia la urna
en la frente del Gran Buda.
Su clase es de esa calaña.
Hay que maldecir a esa clase
y si tu religión lo prohíbe
permíteme deshacerme de esta religión.
Volveré el aire azul
de tu parte.
Quizás aún no lo sabes.
Tu hijo fue
arrestado
por exigirle a la llamada policía
que no lastimara a la población civil.
Algún día
tu hijo, que no es un ladrón
ni un matón
se volverá útil,
bueno como tu dah que limpia los campos.
Por ahora, Padre,
mantén tu vista en la plantación
que has arado con tus hombros desnudos.
Sigue cantando
el himno
de La Unión Campesina.
Tuyo siempre,
K Za Win

Celda 1, Sección 10
Prisión de Thayawaddy.

Traduzione di Gustavo Osorio de Ita

1 pensiero su “Ucciso il poeta K Zar Win

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