La luce incerta di Sandro Penna

Sandro Penna, fotografato a Roma nella sua casa in Via della Mola de’ fiorentini, sul lungotevere

 La vita… è ricordarsi di un risveglio
 triste in un treno all’alba: aver veduto
 fuori la luce incerta: aver sentito
 nel corpo rotto la malinconia
 vergine e aspra dell’aria pungente.

 Ma ricordarsi la liberazione
 improvvisa è più dolce: a me vicino
 un marinaio giovane: l’azzurro
 e il bianco della sua divisa e fuori
 un mare tutto fresco di colore.

 ***

 Mi nasconda la notte e il dolce vento.
 Da casa mia cacciato e a te venuto
 mio romantico amico fiume lento.

 Guardo il cielo e le nuvole e le luci
 degli uomini laggiù così lontani
 sempre da me. Ed io non so chi voglio
 amare ormai se non il mio dolore.

 La luna si nasconde e poi riappare
 — lenta vicenda inutilmente mossa
 sovra il mio capo stanco di guardare.

 ***

 Felice chi è diverso
 essendo egli diverso.
 Ma guai a chi è diverso
 essendo egli comune.

 ***

 Tu morirai fanciullo ed io ugualmente.
 Ma più belli di te ragazzi ancora
 dormiranno nel sole in riva al mare.
 Ma non saremo che noi stessi ancora.

 ***

 Talvolta, camminando per la via
 non t’è venuto accanto a una finestra
 illuminata dire un nome, o notte?
 Rispondeva soltanto il tuo giudizio.
 Ma le stelle brillavano ugualmente.
 E il mio cuore batteva per me solo.

 ***

 Io vivere vorrei addormentato
 entro il dolce rumore della vita.

 da: Sandro Penna, Poesie, Milano Garzanti, 2000

Sandro Penna nacque a Perugia (1906), dove si diplomò in ragioneria, e si trasferì all’età di ventitré anni a Roma, in cui visse quasi ininterrottamente fino alla morte (1977). Entrò in contatto con il mondo della letteratura in seguito alla conoscenza di Umberto Saba nel 1929 e all’incontro con gli artisti fiorentini che frequentavano il caffè “Le Giubbe Rosse” di Firenze. Dal 1937 per due anni visse a Milano lavorando come correttore di bozze presso Valentino Bompiani e come commesso alla Hoepli. Nel 1938 pubblicò la prima raccolta di versi, Poesie (Parenti), il cui successo lo fece entrare, come collaboratore, in alcune riviste come “Corrente”, “Frontespizio”, “il Mondo” su cui apparvero negli anni ’40 alcune prose che saranno più tardi raccolte nel volume Un po’ di febbre (Garzanti, 1973). Nel 1950 venne pubblicato il suo secondo libro, Appunti (Edizioni della Meridiana). Nel 1955 pubblicò il racconto Arrivo al mare e nei due anni seguenti due opere importanti che definiranno meglio la sua personalità e lo stile della sua poesia: Una strana gioia di vivere (Scheiwiller, 1956) e la raccolta completa delle sue Poesie (Garzanti, 1957) che gli fa ottenere il Premio Viareggio. Nel 1958 esce Croce e delizia (Longanesi) e solamente nel 1970 Tutte le poesie (Garzanti) che comprendeva le poesie precedenti e molti inediti. Nel 1976 viene pubblicato sull'”Almanacco dello Specchio” una scelta di sue poesie e, alla fine di quell’anno, il volume Stranezze (Garzanti) per il quale, nel gennaio del 1977, pochi giorni prima della morte, gli viene assegnato il Premio Bagutta.

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