Andrea De Alberti, “La cospirazione dei tarli”

Andrea De Alberti

«Ho tolto il suo peso a un uomo perduto»: La cospirazione dei tarli può essere letto come una biografia poetica di Cervantes. I tarli non sono quelli in una vecchia edizione del Don Chisciotte: sono tarli mentali eppure reali. Infatti questo libro racconta anche la storia di Francesco Pacheco, quel pittore che dipinse tutti i più grandi personaggi spagnoli del suo periodo a eccezione di Cervantes. La ragione è curiosa: Pacheco era ossessionato dal rumore dei tarli nella tela e non riuscirà mai a terminarne l’opera. Spetterà così solamente a Cervantes costruire passo dopo passo la sua vicenda personale e letteraria attraverso la figura del Chisciotte, perché «chi tradisce una segreta abitudine è sotto minaccia di una stagione di fuoco».

da La cospirazione dei tarli, L’universo di don Chisciotte, Interlinea 2020

Questa formula è una differenza di livello,
una relazione possibile tra due vite
in un cammino curvo.
Non dovrei fare ciò che faccio,
è senza dubbio bello vedere le cose,
ma non farne parte.
Così mi sono attribuito una figura,
un cavallo, un’alterazione nervosa
per una donna chiamata Dulcinea,
l’inconveniente di un’anima buona.
I contadini costruiscono falsi posti di blocco e
sono sicuro dell’esistenza dei mulini a vento,
ma vi faccio credere altro, infrango le leggi
e voi vi infatuate del mare e delle vie sotterranee.

*

Cosa c’era di più bello dello starsene
seduti sulla groppa di un cavallo?
Dove la coda si snodava lunga e caotica
come i sentieri della Mancha.
Chiudere gli occhi. Aprire gli occhi. Richiuderli.
Qualche centimetro più in basso sentire
l’acqua o il desiderio di volare
tipico dei bambini e degli adulti con disturbi.
Niente poteva fermare gli enormi sciami.
Non mi era permesso di tagliare da solo il sipario che calava.

 

*

Ho pensato a una persona morta.
Questa constatazione di un colloquio lo conferma,
un involuto sonnecchiamento.
Alla Vedova greca,
Tomàs era figura dell’illuminazione,
oste, prima che attore.
Non mi portò reliquie,
ma un foglio e una penna,
gli arnesi della stanchezza e del disgusto,
la mia redenzione.
Ero passato dentro l’opera dallo specchio.
Cavalcavo così da un’eternità le solite strade,
incontrai me stesso una decina di volte,
chiesi al mio fantasma di non fare
ciò che non ero in grado di sognare.

Andrea De Alberti è nato a Pavia (1974) dove si è laureato in Lettere moderne. Ha collaborato con il Fondo manoscritti di sutori moderni e contemporanei creato da Maria Corti, curando con Mario Bignamini il catalogo Tra le carte di Quasimodo. Poesie, traduzioni, lettere (Pavia 2004). Suoi testi sono usciti nell’Ottavo quaderno italiano a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos). Ha pubblicato una monografia sul Teatro dei Sensibili di Guido Ceronetti (Bergamo 2003) e le raccolte di poesie In presenza del fantasma nell’Ottavo Quaderno Italiano di Poesia Contemporanea a cura di Franco Buffoni (Milano 2004), Solo buone notizie, (Interlinea 2007), Basta che io non ci sia (Manni 2010), Litalìa (La Grande Illusion 2011) e nel 2017 Dall’interno della specie per Einaudi. È presente in diverse riviste e antologie di poesia tra le quali Nuovi poeti italiani in “Nuova corrente”, 135 (2005) a cura di Paolo Zublena. Dopo un’esperienza lavorativa in ambito editoriale ha deciso di lavorare come i nonni in un’osteria.

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