Edoardo Sanguineti, “Laborintus”

RECENSIONE DI ALBERTO FRACCACRETA

Sono trascorsi esattamente dieci anni dalla morte di Edoardo Sanguineti, poeta e teorico della letteratura tra i massimi del nostro secondo Novecento. Manni ristampa per l’occasione Laborintus. Testo e commento, a cura di Erminio Risso, in un’edizione rivisitata ed esegeticamente arricchita. Il libro, pubblicato in origine nel 1956, figura come silloge d’esordio di Sanguineti e subito attesta gli elementi precipui della scrittura a venire: «un furentissimo pastiche», secondo la celebre definizione di Pasolini, «tipico prodotto del neo-sperimentalismo post-ermetico, che per una intima, nuova energia, riesuma entusiasmi pre-ermetici». Laborintus, dall’incipit folgorante («composte terre in strutturali complessioni sono Palus Putredinis»), è la descrizione in ventisette canti di uno scenario sublunare, imago e simbolo di una terra postatomica, che vede protagonisti l’io lirico ed Ellie (o anche λ, incarnazione dell’eterno femminino), «due esseri astratti su un aerostato che si siano incontrati per dirsi la verità», tanto per scomodare I demoni di Dostoevskij. Essi – non soli però, ci sono anche personaggi come Laszo Varga e Ruben – si amano, si lacerano, soprattutto mutano e trasmutano dentro una materia linguistica incandescente, disarticolata, che mette insieme lacerti di verso da slang lontani e, in alcuni casi, opposti, passando dalla citazione culta all’espressività del mondo globalizzato.
Sanguineti è esponente del Gruppo 63 – non dimentichiamolo –, la sua lirica eslege risente di quella temperie culturale (si avvicina al caos dell’arte informale, per altro), è poesia eminentemente avanguardistica – nel senso double face della parola, nel diritto e nel rovescio –; ma c’è un aspetto essenziale, profetico, che lo distacca da tutto e ne fa apprezzare la freschezza primigenia. Come scrive Risso nella documentata premessa (Anarchia e complicazione), «la particolare costruzione fondata sull’accumulo di materiali apparentemente eterogenei è la chiave per capire, guardando alla struttura formale, la scelta del titolo Laborintus, poiché, come sottolinea l’autore, “nell’opera questo tema era venuto emergendo sempre più come il tema fondamentale”: lo schema labirintico è l’immagine che meglio fotografa e fissa l’impianto dell’opera, riuscendo a veicolare anche la complessità della realtà atomica di quegli anni, i cui esiti potevano davvero essere benjaminiamente catastrofici». Come dimenticare il materialismo storico-messianico, l’angelus novus, l’angelo della storia di Klee e Benjamin? Sul filo della catastrofe cresce la lirica sanguinetiana, astronomica e politica al contempo: catastrofe nella sua duplice valenza (da καταστροφή, rivolgimento, risoluzione) che non può non apparirci attuale, se non presagente, in questi giorni di profondo affanno. «Ellie mia Ellie mia tesi sei la fine di uno svolgimento civile/ la soffocazione di tante leggi esplorate/ la preghiera della meditazione/ della mano dell’intolleranza e in prima sede/ sei questo linguaggio che partorisce».

Erminio Risso, Laborintus di Edoardo Sanguineti. Testo e commento, (manni 2020)

1.

composte terre in strutturali complessioni sono Palus Putredinis
riposa tenue Ellie e tu mio corpo tu infatti tenue Ellie eri il mio corpo
immaginoso quasi conclusione di una estatica dialettica spirituale
noi che riceviamo la qualità dai tempi
tu e tu mio spazioso corpo
di flogisto che ti alzi e ti materializzi nell’idea del nuoto
sistematica costruzione in ferro filamentoso lamentoso
lacuna lievitata in compagnia di una tenace tematica
composta terra delle distensioni dialogiche insistenze intemperanti
lc condizioni esterne è evidente esistono realmente queste condizioni
esistevano prima di noi ed esisteranno dopo di noi qui è il dibattimento
liberazioni frequenza e forza e agitazione potenziata e altro
aliquot lineae desiderantur
dove dormi cuore ritagliato
e incollato e illustrato con documentazioni viscerali dove soprattutto
vedete igienicamente nell’acqua antifermentativa ma fissati adesso
quelli i nani extratemporali i nani insomma o Ellie
nell’aria inquinata
in un costante cratere anatomico ellittico
perché ulteriormente diremo che non possono crescere

tu sempre la mia natura e rasserenata tu canzone metodologica
periferica introspezione dell’introversione forza centrifuga delimitata
Ellie tenue corpo di peccaminose escrescenze
che possiamo roteare
e rivolgere e odorare e adorare nel tempo
desiderantur (essi)
analizzatori e analizzatrici desiderantur (essi) personaggi anche
ed erotici e sofisticati
desiderantur desiderantur

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *