Perché scrivere? Quale impulso muove da secoli l’uomo a narrare storie? È l’interrogativo da cui parte la riflessione di Franco Rella, facendo appello al bagaglio di letture accumulate nel corso della propria vita e interpellando gli autori che più lo hanno segnato. Da Dante a Cavalcanti, da Shakespeare a Benjamin, e poi Goethe, Kafka, Bataille, Roth, senza dimenticare i classici greci e latini, non esiste narratore che non si sia posto l’interrogativo e che non abbia cercato di spiegare – e spiegare a sé stesso – la realtà che ci circonda. L’esigenza di raccontare nasce proprio da quella realtà, e chi scrive può manipolarla, far interpretare la parte del protagonista a un personaggio di finzione, per poi rendersi conto che la protagonista assoluta della narrazione è la parola stessa, unica difesa che l’uomo abbia contro il male, unica arma capace di organizzare l’immagine del mondo e della realtà, come in un ideale inventario che raccolga tutte le esperienze vissute. Quella stessa parola che Pasolini suggeriva di usare con cautela, che per il solo fatto di portare con sé «un carico d’anima» legittima l’altrimenti insensata attività di scrivere.
Franco Rella ha insegnato Estetica, soprattutto allo IUAV di Venezia, interpretando la disciplina come in territorio di frontiera e di transito tra la filosofia, la letteratura e le arti. Si è occupato di Rilke, Baudelaire, Platone, la tragedia, Nietzsche e Bataille. Ha scritto numerosi saggi, alcuni dei quali tradotti in più lingue. Da ultimo ha pubblicato “Immagini del tempo” (2016); “Il segreto di Manet” (2017); “Forme di esistenza” e “Le soglie dell’ombra” (2018); “Territori dell’umano” (2019); “Immagini e testimonianze dall’esilio” (2019) e ha partecipato al volume “Cézanne/Rilke. Quadri da un’esposizione, Parigi 1907” (2018).