Alla Biennale di Venezia, il debutto di Jacopo Gassman

Mercoledì 23 settembre spicca il debutto alla Biennale Teatro di Jacopo Gassmann con la novità di Arne Lygre, “Niente di me”,  in scena al Teatro Piccolo Arsenale (ore 17.00). Con lo sguardo rivolto al futuro gli altri due titoli, che coinvolgono tutti giovani artisti. Si tratta dei registi, degli attori e dei drammaturghi della Scuola d’Arte Drammatica Silvio D’Amico guidati daFrancesco Manetti alle Sale d’Armi (ore 20.00) con Non dire/Non fare/Non baciare e di noi wish, la performance che conclude la masterclass di Alessio Maria Romano al Teatro alle Tese (ore 11.00 e 15.00), complici gli attori, i danzatori, i performer di Biennale College – Teatro.

E’ presentato per la prima volta in Italia alla Biennale ArneLygre, uno dei più importanti autori scandinavi, Premio Ibsen 2013, con “Niente di me”, messo in scena in forma di studio da Jacopo Gassmann, regista teatrale e cinematografico dalla formazione internazionale, attento osservatore della drammaturgia contemporanea (è lui che ha fatto conoscere Juan Mayorga in Italia). Dopo il debutto in prima assoluta il 23 settembre al Teatro Piccolo Arsenale, lo spettacolo sarà in scena al Teatro Astra di Torino dal 25 al 27 settembre aprendo la stagione del TPE (Teatro Piemonte Europa).

Niente di me rappresenta forse l’estremo tentativo della letteratura teatrale di andare oltre i confini del non-detto all’interno di un rapporto di coppia; ma non censurare le verità nascoste dell’amore è davvero un atto di libertà? si chiede il regista Jacopo Gassmann che così racconta l’opera: La scena si apre nel pieno di una relazione erotica fra una donna e un uomo più giovane di lei. Siamo in un appartamento spoglio: uno spazio vuoto, tutto da riempire. Non sappiamo molto, se non quello che i due personaggi decidono di dirci. Presto capiamo che si conoscono da poco. Entrambi hanno scelto di isolarsi dal mondo e di mettere un punto a quella che è stata, fin lì, la loro esistenza. Sospesi in un limbo fra passato e futuro, provano a costruire la loro storia d’amore. Non è semplice distinguere fra ciò che avviene realmente e ciò che è pura affabulazione. Come nei processi onirici, la parola lascia delle tracce in scena per poi cancellarle.

Sono le premesse di una storia misteriosa che nell’intersecarsi dei piani temporali vede i personaggi, di cui sfuggono i contorni precisi, osservarsi vivere intrappolati dal senso della perdita fino all’esito tragico. A interpretarli sono Sara Bertelà, che ha lavorato con Marco Sciaccaluga, Franco De Bosio, Carlo Cecchi, fra gli altri, ma è attiva anche nel cinema (con Ivan Cotroneo, Carlo Verdone, Stefania Sandrelli) e nella televisione; Michele Di Mauro, che ha lavorato con Mario Missiroli, Roberto Guicciardini, Massimo Castri, Gabriele Vacis, Valter Malosti, Valerio Binasco, ed è impegnato anche nel cinema, nella televisione e nella radio; Giuseppe Sartori, a lungo attore e performer nella compagnia ricci / forte.

Non dire/ Non fare/Non baciare sono tre storie distinte raccontate dagli allievi registi, attori e drammaturghidell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico sotto la guida di Francesco Manetti, attore, trainer e regista, che assume su di sé il ruolo del censore. “Tre storie di censura nell’occidente contemporaneo, tre modi di reprimere, di nascondere, in un mondo dove tutto è esposto, dove niente sembra poter fuggire alla popolarizzazione, allo sguardo di una telecamera, all’essere raccontato in un blog, immortalato in una foto su Instagram. Tre storie, tre esempi, tre simboli di come, ancora, l’espressione di certi pensieri (non dire), la libertà di alcune scelte (non fare), il rapporto con il corpo, soprattutto se femminile (non baciare), siano limitati, subdolamente controllati, indirizzati in ambiti rassicuranti e uniformati (F. Manetti).

A conclusione della masterclass tenuta dal regista, coreografo e pedagogo Alessio Maria Romano, Leone d’argento di questa edizione del Festival, sono in scena al Teatro alle Tese i giovani artisti selezionati per Biennale College – Teatro. “Donne e uomini camminano, scelgono un posto e poi un altro. A volte s’incontrano altre si scontrano. Azioni, gesti, camminate, corse. Semplice movimento. Come una cerimonia, si susseguono frammenti d’immagini, atmosfere, schegge di un vivere individuale e forse collettivo. Una comunità, qualunque essa sia, dove ognuno cerca un proprio desiderio, io wish, noi wish (A. M. Romano).

Il 25 settembre, infine, verrà annunciato il miglior spettacolo – stabilito da una giuria internazionale – del 48. Festival Internazionale del Teatro, vincitore della Targa istituita eccezionalmente per il 2020.

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