Paul Celan, “Svolta del respiro”

Paul Celan

PAUL CELAN
ATEMWENDE

FA’ PURE, se a un pasto di neve
tu vuoi invitarmi:
ogni volta che spalla a spalla
col gelso percorsi l’estate,
il suo fogliame più fresco
vociava.

DU DARFST mich getrost
mit Schnee bewirten:
sooft ich Schulter an Schulter
mit dem Maulbeerbaum schritt durch den Sommer,
schrie sein jüngstes
Blatt.

*

(TI CONOSCO, sei colei che sta ricurva,
io, il trafitto, ti sono soggetto.
Dove divampa un verbo, che sia d’entrambi
testimonianza? Tu – interamente,
interamente vera. Io – pura follia.)

(ICH KENNE DICH, du bist die tief Gebeugte,
ich, der Durchbohrte, bin dir untertan.
Wo flammt ein Wort, das für uns beide zeugte?
Du – ganz, ganz wirklich. Ich – ganz Wahn.)

*

PRESSO I CALPESTATI
segni, nella
tenda dell’olio, con pelle di parole.
Al termine del Tempo,
lamentandosi
senza un suono
– Tu, aria regale, inchiodata
alla Croce della Peste, ora
tu fiorirai -,
con occhi porosi.
con squame di dolore, a
cavallo.

BEI DEN ZUSAMMENGETRETENEN
Zeichen, im
worthäutigen Ölzelt, am Ausgang
der Zeit,
hellgestöhnt
ohne Laut
– du, Königsluft, ans
Pestkreuz genalgelte,
blühst du -,
porenäugig,
schmerzgesschuppt, zu
Pferde.

PAUL CELAN, Poesie, I Meridiani, traduzione di Giuseppe Bevilacqua, 1998

3 pensieri su “Paul Celan, “Svolta del respiro”

  1. Fra Passione e Apocalisse, l’immaginario di questa ben nota poesia di Paul Celan ci riconduce al paradosso del martirio (connubio di sacrificio e testimonianza), che si ripete a ogni svolta della storia. Il suo equivalente in poesia è “quella svolta del respiro”, in cui, con felice metafora, Celan fonde la pausa del dettato e l’a capo del verso, rispondendo implicitamente alla domanda di Adorno, “se fosse lecito ancora scrivere poesia dopo Auschwitz.”

  2. Forse fu Gadamer, ma non vorrei sbagliare, a ritenere Atemkristall “una metonimia nella metonimia”. Mi sembra una perfetta definizione di ciò che è per sua natura indefinibile. La svolta del respiro (cristallo) non è dunque il linguaggio del poeta, ma è il manifestarsi del linguaggio stesso, il linguaggio che “denuncia” la sua dimensione spirituale e annichilisce ogni falsa testimonianza, un “vento raggiante” per dirla con Gadamer (e qui sono invece più certo della paternità di questo concetto) che ha studiato Celan come pochi. Un atto di fede.

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